Questa mattina una cinquantina di persone, per lo più militanti di CasaPound e qualche residente della zona, hanno manifestato a S. Piero a Ponti, nel comune di Campi Bisenzio, contro l'apertura del nuovo centro di accoglienza esponendo uno striscione e cantando slogan.
“Abbiamo portato la nostra protesta in strada, tra la gente", dichiara il Responsabile provinciale di CasaPound Firenze Saverio Di Giulio, “dopo che nei giorni scorsi avevamo denunciato, con video e foto, come il comune di Campi Bisenzio stesse organizzando, dopo averlo pubblicamente negato, l'arrivo di 65 migranti in via Pistoiese". “Abbiamo ritenuto opportuno", prosegue Di Giulio, “far capire ai residenti di S. Piero a Ponti che non sono soli, CasaPound farà vera opposizione ad un'operazione che peraltro vede coinvolte, tra i vincitori della gara di appalto per la gestione del centro, anche due cooperative finite in un'indagine della magistratura solo pochi giorni fa.
La beffa per i campigiani sarebbe quindi doppia perché il sindaco, mentre da un lato stava organizzando l'arrivo degli pseudo profughi, dall'altro lato negava l'arrivo ad una nota radio fiorentina. Il tutto nel silenzio dell'opposizione di centrodestra in consiglio comunale, svegliatasi soltanto dopo la nostra denuncia". “É l'ora di farla finita", conclude il Responsabile di CasaPound Firenze, “con questa mangiatoia dell'accoglienza spacciata per aiuto umanitario.
Il progetto SPRAR é l'ennesimo spreco di soldi pubblici che avrebbero potuto essere spesi in modo molto diverso, più produttivo e soprattutto a favore di quei milioni di cittadini italiani che l'ISTAT ha certificato essere al di sotto della soglia della povertà. Cittadini in difficoltà economica che sono presenti in misura massiccia anche a Campi Bisenzio e che saranno costretti ad assistere ad un'operazione lucrativa da oltre 5 milioni e mezzo di euro in favore di persone che, come i dati del Ministero ci dicono accadere nel 90% dei casi, probabilmente non scappano da nessuna guerra e non si vedrà neppure riconosciuto lo status di rifugiato.
Cittadini che, però, stavolta avranno al proprio fianco CasaPound, visto che la mobilitazione di oggi è stata solo la prima di una lunga serie di iniziative che porremo in essere fino a che il centro di accoglienza non verrà chiuso."
Prefettura e Questura di Firenze impediscono la presentazione delle domande d’asilo: un gruppo di ragazzi pakistani viene costretto a dormire in strada da due mesi. Allarme dei legali e delle organizzazioni umanitarie. I consiglieri di Sì Toscana a Sinistra: “Il Ministro dell’Interno Salvini vuole far calare artificialmente il numero dei richiedenti asilo per poter spendere la carta elettoralmente.”
"E' evidente che la Toscana ha urgente bisogno di un centro per il rimpatrio degli immigrati irregolari, ma Firenze non può essere la soluzione, è un'idea folle. Nardella sta vaneggiando, e questa sua uscita è un'ulteriore conferma della sua inadeguatezza a fare il sindaco di una città patrimonio Unesco come la nostra: menomale che da maggio 2019 non sarà più primo cittadino”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia), commentando l'apertura del sindaco Dario Nardella a un Cpr nel capoluogo toscano. "Fa piacere notare - osserva Stella - come dopo qualche decennio, anche gli esponenti della sinistra toscana abbiano iniziato a capire una cosa elementare che il centrodestra chiede da anni: serve un centro che raccolga i clandestini e li rimandi a casa loro.
Finora si erano sempre opposti, quindi è un passo in avanti. Ma sulla localizzazione del Centro per il rimpatrio, bisogna riflettere con attenzione, per evitare danni ai residenti". "In quest'ottica - prosegue il vicepresidente dell'Assemblea toscana - riteniamo Firenze una soluzione sbagliata. E' un territorio troppo antropizzato, già pieno di abusivi e irregolari, e viste le esperienze dei Cpr (e prima ancora dei Cie) in altre regioni, è un errore gravissimo realizzare queste strutture vicino a luoghi abitati.
Secondo noi la soluzione migliore è quella di localizzare un Centro per il rimpatrio lungo un tratto di costa non antropizzato e non turistico, vicino a un porto, per consentire a chi si occupa della gestione e della logistica del Cpr, di operare nella massima sicurezza".
Costretti a dormire in strada da due mesi. Si tratta di una decina di ragazzi pakistani, arrivati a Firenze dopo essere fuggiti dal loro paese d’origine. Non hanno con sé i documenti, perché hanno dovuto buttare il loro passaporto durante il viaggio. Ora dormono in strada. Tutte le mattine, instancabilmente, i ragazzi tornano presso gli uffici della Prefettura e vengono puntualmente impediti di presentare la richiesta di asilo, che peraltro darebbe loro il diritto di accesso ad un centro d’accoglienza.
"Non capiamo la ragione di un simile comportamento, dato che presentare richiesta di protezione è un diritto previsto dalla normativa internazionale e nazionale”, affermano i consiglieri regionali di Sì Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori e Paolo Sarti. “La debole spiegazione che è stata fornita non ci soddisfa affatto – proseguono – si sostiene che i ragazzi debbano richiedere un domicilio per poter presentare la richiesta d’asilo. Ma questo, come ha ben ribadito l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, non solo non è previsto da nessuna norma, ma va anche contro ogni logica, dato che il loro domicilio dovrebbe essere proprio il centro d’accoglienza a cui gli viene impedito di accedere”. "Come denunciano i Medici per i Diritti Umani e l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, la situazione è grave a livello di principio e di fatto.
Dormire per la strada sta minando la salute fisica e psicologica di queste persone, le quali, nonostante la loro difficile condizione, non hanno mai protestano né cercato di forzare la mano. Siamo convinti che i veri obiettivi del Ministro dell’Interno appaiono chiari a chiunque, cioè far calare artificialmente il numero dei richiedenti asilo per poter spendere la carta elettoralmente. Un espediente cinico e disumano di chi costruisce -concludono Sarti e Fattori- le proprie fortune elettorali distruggendo la vita delle persone più deboli”.
Dopo che 30 ragazzi ospiti delle strutture di accoglienza del Gruppo Incontro sono stati invitati a unirsi alle tavole delle famiglie pistoiesi; dopo 16 pranzi organizzati, nel corso di un mese e mezzo, nelle case di Pistoia, Santomato, Santomoro, Pescia, Firenze, Montale e Viareggio; dopo che 5 cene hanno avuto come protagonisti piatti della tradizione culinaria degli ospiti, l’iniziativa #apriteleporte viene riproposta con nuovo slancio (oltre il termine indicato in precedenza) per combattere ancora, nelle prossime settimane, la paura, la diffidenza e i pregiudizi. Gli inviti arrivati da luglio sono stati infatti più numerosi di quelli attesi, alcune cene e alcuni pranzi sono ora in via di definizione e dalla cooperativa sociale Gruppo Incontro commentano: “Siamo molto soddisfatti sia dell'entusiasmo con il quale è stata accolta questa proposta, sia dei riscontri che arrivano dalle famiglie invitanti e dai ragazzi invitati.
La cosa che ci ha fatto particolarmente piacere è che circa la metà degli inviti ricevuti sono arrivati da persone esterne alle reti di conoscenza della cooperativa”. Oltre le aspettative non sono solo i numeri degli inviti ma anche i legami che si sono creati: “Alcuni ragazzi continuano ad essere in contatto con le famiglie che li hanno invitati altre volte”. “Qualcuno ci ha detto che questa esperienza gli è servita per riflettere su quanto sia bello incrociare la diversità e trovare linguaggi comuni nei piccoli gesti", spiega Donata Carradori, referente progetto Cas per Gruppo Incontro.
Continua Carradori: “Pensiamo di proporre alle famiglie con cui i ragazzi sono entrati in contatto altre attività da fare insieme e probabilmente anche noi #apriremoleporte dei nostri centri per permettere nuovi incontri, piccoli passi, alla portata di tutti, per conoscersi meglio, al di là dell’indifferenza”. I migranti accolti dalle famiglie pistoiesi per un pranzo o una cena sono accompagnati da un operatore o da un insegnante della cooperativa e sono scelti in base alla loro disponibilità, alla conoscenza della lingua italiana e alla propensione alla socialità.
Per partecipare all’iniziativa #apriteleporte c’è quindi ancora tempo, basta dare la propria disponibilità scrivendo a progettoinclusione60@gmail.com o telefonando a 345 9317168 indicando possibili date, il numero degli invitati e l’eventuale conoscenza delle lingue inglese o francese.