Quando eravamo ragazzi noi, esisteva ancora il servizio militare. La naja. Chi andava all’università, per evitarlo o comunque per rimandare ancora un po’ quello che per tanti era lo spettro di un supplizio sceglieva un esame da preparare alla meglio e sperava nel 18, il voto minimo che – magari una sola volta l’anno – ti assicurava il rinvio. In attesa di tempi migliori, o di stratosferiche botte di culo. In soccorso delle quali per un certo periodo e in certe condizioni arrivò perfino il 18 “politico”. Non significava che eri preparato, ma facevi un passo avanti, azzeravi un’altra casella verso il traguardo.
Ecco, la Fiorentina vista contro il Pafos mi ha fatto venire in mente quella similitudine. Bellina nelle intenzioni, inconcludente nella messa in atto. Pasticciona, disattenta, sempre seconda o anche terza nei contrasti, terza perfino se il contrasto era tra due, senza l’attenzione necessaria a chiudere il conto e dormire sonni tranquilli in vista del big match di domenica al Franchi con l’Inter. O forse chissà, nella mente di qualcuno c’era già quello a occupare il massimo dei neuroni, però strano, perché a conti fatti degli undici anti-Pafos – subentrati esclusi – mica tanti saranno poi in campo domenica pomeriggio.
Sì, certo, ci hanno messo del proprio anche i ciprioti, che come dichiarato abbondantemente in pregara non sarebbero venuti a Firenze (anche con un discreto seguito di tifosi, complimenti) per stare a guardare. Non saranno gran che, però corrono, sanno aggredire, schemi semplici ma efficaci, pochi tocchi e palla avanti a pescare il compagno, il quale compagno – va detto – poteva godere di ampi regali in erba gentilmente concessi da diversi viola: si è fatto fatica a ritenere credibili Parisi (pur autore di qualche numero strappa applausi) e successivamente Biraghi nella metà arretrata della fascia sinistra, senza contare l’incredibile pasticcio di Terracciano che palla tra i piedi una volta ci ha provato e la seconda è riuscito a farsi fregare sfera e spazio per il gol del 3-2 che ha gelato il sangue al Franchi.
A proposito di “metterci del suo”, sorvoliamo per pietà sulle bischerate clamorose della terna arbitrale, tra gestione dei cartellini a sproposito, falli enormi non fischiati e carezze sanzionate, corner inventati o negati a casaccio sotto gli occhi. Sì, per pietà, che è meglio.
Troppa pietà non la merita invece la serie di palle sprecate da diversi giocatori viola, primo tra tutti Kouamé, che si fa perdonare per il gol m in realtà solo perché era lì in quel momento, visto che il pallone ha fatto tutto da solo come la più classica pallina da flipper che per fortuna gli è schizzata addosso, ed è stato l’uno a zero. Dice qualcuno che poi avrebbe messo dentro anche il due a zero perché sul cross di Sottil – ecco uno che ha dato tanto, peccato quel tiruccio tra le mani del portiere in avvio – era pronto alla zampata: per quel che mi riguarda, preferisco ringraziare la disgraziata autodeviazione di Goldar piuttosto che immaginare cosa poteva succedere.
Ma sprechi di passaggi sbagliati perché troppo mosci o troppo lunghi, a frenare anche qualche bel contropiede, palle sparate malamente addosso agli avversari come se si giocasse a bowling, occasioni sprecate per troppa fretta o troppa poca convinzione, vero Mandragora? Vero Bove? Vero Rubino? Un gol su tre, uno solo sa di bello fatto in casa: la pennellata di Kayode, l’inzuccata del solito Martinez Quarta, per una sera vestito da Chino Experimental, piazzato a mezzo campo accanto all’operaio Mandragora (al quale non puoi consegnare le chiavi della mediana, dai), e comunque come prima volta un pochino da rivedere.
Anche infortunato, il Chino, ma sembra che non sia nulla di che. Chi non è da rivedere, semmai, è Comuzzo, mentre il rientrante Pongracic è da scusare per qualche incertezza timorosa da lunga assenza. Chi non è da rivedere è il solito Dodo, furia a tutta fascia.
E così alla fine si contano e si scandiscono i secondi per arrivare al fischio finale. E si pensa già all’Inter. Perché siamo in ballo, e bisogna ballare. Forse senza farsi troppe illusioni, o magari sì. Perché sognare è comunque bello. Ecco, già: mercoledì c’è l’Empoli in Coppa Italia. E presto di nuovo Conference. E chissà, da lunedì magari Palladino & C. potrebbero giocarsi anche un bell’ambarabà-ciccì-coccò, e decidere su cosa pountare.
Fiorentina (4-2-3-1): Terracciano; Dodo (61’ Kayode), Comuzzo (61’ Moreno), Pongracic, Parisi; Mandragora, M.Quarta (75’ Rubino); Ikoné, Beltran (61’ Bove), Sottil (69’ Biraghi); Kouamé. All. Palladino
Pafos (5-4-1): Ivusic; Bruno, Goldar, Luckassen, Pileas (73’ Quina), Dragomir; Correia (73’ Jaja), Pepe, Sunjic, Tankovic; Jairo (73’ Anderson Silva). All. Carcedo
Marcatori: 38’ Kouamé, 52’ aut. Goldar, 68’ Jairo, 72’ Quarta, 87’ Jaja
Arbitro: Eskas (nor); assistenti Engan – Bashevkin (Nor); Var Hagen – Hagenes (Nor)
Note: ammoniti 43’ Sunjic, 60 Parisi, 72’ Correia, 73’ Pongracic, 83’ Bruno, 95’ Rubino. Angoli 5-4 Pafos. Spettatori 12.354