Domenica 28 febbraio 2021 si celebra il centesimo anniversario delle Barricate di Scandicci. Il Ponte 28 Febbraio sarà illuminato con i colori della città stasera 27 febbraio e domani dalle ore 19 alle 23, grazie alla collaborazione di Angelo Genova e Scandicci Calcio.
Inoltre appuntamento online in diretta sulla pagina Facebook del Comune di Scandicci domattina domenica 28 febbraio ore 10.30 con la cerimonia della deposizione della corona d’alloro.
"Le Barricate - ricorda Sandro Fallani sindaco di Scandicci - furono un moto civile, un moto di unione trasversale di tutti i ceti e di tutte le culture popolari presenti nella Casellina e Torri del 1921 per opporsi fisicamente alla barbarie e alle violenze, per resistere a chi voleva reimporre un’organizzazione della vita civile, associativa e sociale non più democratica. Era appena sorta la possibilità per milioni di persone e per tanti scandiccesi di poter iniziare a contare qualcosa e il 1921 segnò purtroppo l’inizio della vittoria della reazione.
Ma su quelle basi nel 1943, e successivamente con le prime elezioni libere del dopoguerra, si è rifondata Scandicci, a partire da quella fiammella che non si è mai spenta neanche nel buio ventennio fascista. E’ grazie alle Barricate del 1921 se ancora noi ci ritroviamo in quei valori, nelle idee di quelle persone che sono diventate coscienza civile di un popolo intero.Il programma per il centesimo anniversario delle Barricate di Scandicci è il risultato di un impegno sinergico, tante voci cittadine unite per ricordare e celebrare fatti storici fondativi della nostra comunità.
L'ANPI - sezione di Scandicci ricorda così l'importante evento storico: "Dopo l'assassinio di Spartaco Lavagnini, il 27 febbraio 1921 ed i tumulti che ne seguirono, i cittadini di Scandicci si strinsero attorno al Consiglio comunale ed al sindaco Silvio Cicianesi. Furono erette barricate in vari punti della città. In particolare, al ponte sulla Greve -strada di collegamento con Firenze- dove ci si aspettava l’arrivo degli squadristi, venne eretto l’ostacolo più solido, il "trincerone".
La mattina del 28 febbraio arrivò un contingente dell’esercito dotato di autoblindo e cannoni da campagna. Sfondato il trincerone a cannonate, entrò in città, cannoneggiò il palazzo del Comune e poi la Casa del Popolo, quindi arrivarono i fascisti e il contingente si ritirò. I fascisti ebbero mano libera. Si ebbero rappresaglie immediate.Oltre alla distruzione delle sedi operaie, si colpì la vita democratica. Furono imposte le dimissioni del Consiglio comunale e si nominò un Commissario prefettizio con mansioni di ordinaria amministrazione.
Molti cittadini di Scandicci vennero sottoposti ad indagini giudiziarie che determinarono il "processone"(definizione ironica della Nazione), a carico di 26 cittadini, che iniziò il 21 novembre 1922 (a Marcia su Roma avvenuta). L’accusa era di insurrezione armata contro i poteri dello stato, tentato omicidio aggravato, interruzione dei servizi telegrafici e telefonici. Il sindaco Silvio Cicianesi venne condannato a 15 anni di reclusione, l’assessore Vittorio Michelassi a 5 anni e 10 mesi. Altri dieci imputati vennero condannati a pene variabili.
Quattordici imputati vennero prosciolti. Questa vicenda, naturalmente, contribuì, ad incrementare il casellario politico della questura.
I cittadini di Scandicci schedati al casellario politico -quindi sottoposti a particolari "attenzioni" in quanto sovversivi, cioè pericolosi per l’ordine pubblico- risultano essere stati 106. Fra di essi: 49 qualificati come comunisti, 32 socialisti, 12 antifascisti, 11 anarchici e 2 non connotati specificatamente. Nel casellario politico i 106 schedati del periodo fascista si sommano ai 27 schedati dal 1896 al 1916. Quest’ultimi erano distinti in 17 socialisti, 8 anarchici e 2 non connotati specificatamente.L’istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, provvide alla celebrazione di processi che coinvolsero numerosi cittadini di Scandicci.
Nel 1926 si ebbero molti arresti per il reato di ricostituzione del Partito Comunista. Gli arrestati vennero processati l’anno successivo e furono inflitte varie condanne. Tra i "colpevoli" ricordiamo gli scandiccesi Renzo Berti, Fausto Giani, Ugo Grifigni, Santino Mugnai e Giulio Ugolini, condannati a pene detentive varianti dai due ai tre anni ciascuno. A Milano, nel 1927, venne arrestato un gruppo di militanti perchè cercava di ricostituire la Confederazione Generale del Lavoro. Tra questi figurava Osvaldo Benci, di Casellina e Torri che, ritenuto il principale responsabile, veniva condannato a venti anni di reclusione.
A Firenze veniva arrestato un gruppo di militanti comunisti che, accusati di avere tentato, "antecedentemente al 1924 e fino a tutto il 1926" di riorganizzare il partito, venivano processati davanti al Tribunale speciale. Tra di loro figurava Giulio Ceccuti, di Casellina, che veniva condannato a cinque anni di carcere. Nel 1927 si ebbe un altro tentativo di ricostituzione del Partito Comunista al quale avevano preso parte anche Iginio Bercilli, di Casellina e Torri. Arrestato e processato, il Bercilli veniva condannato a sei anni di reclusione.
Sempre per lo stesso motivo veniva arrestato e processato un altro gruppo fiorentino del quale facevano parte Autilio Ceccarelli, Olinto Ceccuti e Gino Frosali, tutti di Scandicci. Giudicati colpevoli venivano condannati a pene detentive oscillanti fra i tre ed i quattro anni ciascuno. Della vasta rete comunista, ricostituitasi in Toscana dopo gli arresti del 1937 e scoperta l’anno successivo, facevano parte anche Giuseppe Calattini, Ugo Miliani Tebaldo Cambi, Enrico Checcucci e Fosco Conti di Scandicci.
Giudicati colpevoli, venivano condannati a pene oscillanti dai cinque ai due anni di reclusione. Un gruppo pratese dedito al "soccorso rosso" ed all’"organizzazione comunista" veniva individuato ed arrestato nel 1941 e processato nel 1942. Tra di loro figurava Oliviero Frosali di Scandicci, che veniva condannato ad otto anni di carcere".