AMBIENTE– Il forte impatto degli insediamenti antropici, i picchi delle precipitazioni atmosferiche, lo sviluppo urbanistico non sempre accompagnato dalla realizzazione coordinata di sistemi di fognatura nera e impianti di depurazione, una non adeguata rete di fognature bianche, allacciamenti di scarichi di acque meteoriche nella fognature nere che provocano un eccesso di portata in arrivo ai depuratori nei periodi di pioggia, gli scarichi abusivi. Sono queste le criticità della costa Versiliese.
Criticità su cui la Regione sta agendo almeno attraverso due fronti illustrati ieri, martedì 29 maggio, dall’assessore regionale Federica Fratoni in commissione Ambiente guidata da Stefano Baccelli (Pd). Primo fronte: realizzare le opere di adeguamento del sistema fognario di collettamento e dei depuratori che, ha detto l’assessore, “è tutto a carico del gestore Gaia”. Secondo fronte: portare avanti un’attività di accertamento delle interferenze della fognatura bianca con quella nera che provocano impatti negativi sulla qualità delle acque, ma anche ricerca dell’abusivismo in un territorio “fortemente urbanizzato” e quindi con “importanti criticità”. Il primo fronte sta dentro l’accordo di programma per la tutela delle foci fluviali e delle acque marino costiere della riviera apuo-versiliese, sottoscritto da tempo, e citato dall’assessore per spiegare lo stato di avanzamento dei lavori e quindi delle opere programmate per i sette Comuni costieri (Viareggio, Camaiore, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Montignoso, Massa e Carrara).
Un’area molto vasta “servita da 24 impianti di cui 15 di taglia inferiore a 2 mila abitanti equivalenti, 8 sopra i 10 mila, con una potenzialità depurativa complessiva di 525 mila abitanti equivalenti, un carico trattato di circa 470 mila, una popolazione residente di circa 2.270 mila abitanti ma con una variabilità turistica molto forte che fa registrare fino a 3,5 milioni di presenze turistiche l'anno” ha detto Fratoni. E gli interventi ricordati in commissione sono 47 per un totale complessivo di 38milioni di cui “circa 27,3 milioni inseriti nella tariffa idrica” e di cui è “prevista la conclusione entro il 2019”. In particolare per la depurazione sono stati completati gli interventi di adeguamento del depuratore Ex Cersam di Massa, sono in corso di adeguamento quelli relativi a tutti gli impianti principali e quindi il raddoppio del depuratore Viareggio, il potenziamento del depuratore di Querceta, il completamento del potenziamento dell'impianto di depurazione di Lido di Camaiore in via del Termine secondo stralcio, il potenziamento del depuratore Lavello primo, il potenziamento del depuratore Fossa Maestra, il potenziamento dell’impianto di Camaiore capoluogo e dell'impianto di depurazione di Lido in località Secco secondo stralcio.
Per la fognatura sono state completate le reti nelle frazioni di Camaiore, Capezzano, Pianore e Lido. È in corso di completamento della rete fognaria di Camaiore, la fognatura nera lungo il torrente Carrione nel centro di Carrara mentre sono in corso le attività di supporto ai Comuni per il contrasto all’abusivismo. Restano invece da avviare quelli di adeguamento del trattamento delle acque di prima pioggia che “comunque si concluderanno entro il 2020” ha assicurato. Oltre ai numeri e alle cifre, Fratoni ha informato i commissari della decisione di chiedere collaborazione ai cittadini.
“Soprattutto in questo periodo, quando le seconde case tornano ad essere popolate, è fondamentale avviare una campagna di comunicazione per chiedere direttamente alla popolazione una verifica sullo stato fognario”. Una sorta di “autodichiarazione” o “autoverifica” l’ha definita l’assessore alla quale “immagino il Comune non applicherebbe nessuna sanzione ma semmai una forma agevolata” ha affermato. Parallelamente, la Regione pensa di sviluppare attraverso il consorzio Lamma una modellistica a mare sulla dinamica idraulica.
Una “mappatura che ci consentirebbe di circoscrivere in maniera più puntuale le aree di criticità sulle quali intervenire” ha spiegato Fratoni.
Soddisfazione per la relazione resa dall’assessore è stata espressa dal presidente Baccelli: “Ci sono buone notizie. Finalmente è scritto un termine definitivo per la completa realizzazione di tutte le infrastrutture previste nell’accordo di programma: il 2019 è l’anno e nel 2020 le opere rimanenti”. “Credo che quanto detto dall’assessore dia il senso di una prospettiva se non risolutiva del problema della balneazione in Versilia, in particolare quando piove molto, almeno di grande attenzione e di realizzazione di quanto previsto”.
Dal presidente della commissione è arrivato anche l’auspicio per un “accordo di programma sulla qualità dell'acqua in Versilia o, meglio, della costa Apuo-versiliese”. Citando l’accordo per la qualità delle acque del lago di Massaciuccoli in cui la Regione ha un ruolo “assolutamente di protagonista”, Baccelli ha parlato della necessità di un “ulteriore salto di qualità: cercare di affrontare con un unico strumento il tema a tutto tondo” e quindi la qualità delle acque da balneazione, a uso potabile, per agricoltura.
Nel corso della seduta sono intervenuti anche i consiglieri Elisa Montemagni (Lega), Paolo Marcheschi (Fdi) e il vicepresidente della commissione Giacomo Giannarelli (M5s) che ha espresso “apprezzamento per l’aggiornamento continuo” e sulla mappatura degli scarichi abusivi ricordata da Fratoni. La capogruppo della Lega Montemagni ha invece chiesto maggiori informazioni sulla disinfezione con acido peracetico nei fossi Abate, Fiumetto e Motrone e sui 2 milioni spesi dalla Regione per un intervento definito “palliativo”.
Sul punto l’assessore ha spiegato che si trattava di una “sperimentazione”. Un intervento di tipo “cosmetico per intervenire sui sintomi e non certo sulle cause” ha detto anche il presidente Baccelli e sul sono in corso “confronti con il ministero della Salute per un eventuale ripartenza” ha detto Fratoni. Il capigruppo di Fratelli d’Italia Marcheschi ha invece rilevato come la situazione in Versilia “non sia di emergenza ma cronica”. “Il nostro ruolo deve essere più incisivo” ha detto riferendosi ai divieti di balneazione che incidono sulla salute dei cittadini.
Divieti che l’assessore, in chiusura della sua informativa ha elencato così come riportati da Arpat. Nel 2015 ci sono stati due casi di inquinamento: nell'area Fiumetto sud e nell'area foce del Fosso Abate. Nel 2016 sene sono contati 5 e nel 2017 due. Tutti, ha spiegato Fratoni, concentrati in “poco più di 2 km. tra Fosso Abate, Fiumetto e Motrone” ossia le aree in cui “maggiormente si concentra la nostra attività”
A seguito dell'incremento delle risorse per circa 2 milioni di euro disposto dalla giunta regionale il 7 maggio scorso, sono stati finanziati anche i due progetti per il rimboschimento e la riqualificazione della pineta lucchese presentati dal comune di Viareggio e dalla società in house I CARE. I due progetti che interesseranno 80 ettari di boschi si aggiungono a quelli presentati dal parco di Migliarino S. Rossore e già finanziati con il primo stanziamento. Lo comunica l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi intervenendo in relazione a notizie di segno diverso apparse sulla stampa locale. La misura 8.4 dedicata al ripristino dell foreste colpite da Matsucoccus feytaudi, parassita che ha duramente colpito le pinete litoranee, prevista nell'ambito del programma di Sviluppo rurale, aveva una dotazione iniziale di 5 milioni di euro: questa prima tranche, con un primo provvedimento approvato il 28 marzo, aveva consentito di coprire solo una parte della graduatoria. Con l'atto del 7 maggio la Regione ha quindi deciso di integrare la dotazione finanziaria della misura con un intervento aggiuntivo di 2 milioni di euro consentendo l'attuazione di ulteriori 8 progetti. "Abbiamo ritenuto necessaria questa integrazione – sottolinea l'assessore - data la rilevanza del problema per il nostro patrimonio boschivo.
Le pinete litoranee sono state duramente compromesse dagli attacchi di Matsococcus. La cocciniglia, disseccando la chioma e riempiendo di resina il tronco, le ha rese anche molto più esposte al rischio di incendi. Questa misura è stata dunque varata dalla Regione con l'obiettivo sia di favorire il ripristino degli equilibri ambientali e forestali sia di svolgere un'azione preventiva. I tagli, i ripristini, le azioni di miglioramento e riqualificazione permetteranno di conservare un patrimonio forestale di straordinario valore, e di favorire il rilancio di questo ecosistema.
10 quintali di rifiuti, principalmente di plastica, raccolti da oltre 150 volontari che, questa mattina, hanno partecipato a una giornata di pulizia in riva al mare a Marina di Vecchiano per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto ciascuno può fare per dare una mano all’ambiente. Volontari delle sezioni soci Coop e delle associazioni del territorio, di Circolo Legambiente Pisa, studenti del Liceo artistico statale di Porta Romana e Sesto Fiorentino, muniti di guanti, bustine per i rifiuti e maglia con il logo Arcipelago pulito, hanno setacciato un tratto di spiaggia, raccolto un campionario vario di oggetti e concluso la mattinata con una degustazione di frittura di paranza dell’Arcipelago toscano. L’iniziativa di oggi è stata promossa da Unicoop Firenze e Legambiente, in collaborazione con il Comune di Vecchiano, la sezione soci Coop Valdiserchio Versilia e l’Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massacciuccoli, nell’ambito della campagna Arcipelago pulito, il progetto sperimentale che ha messo in fila tanti soggetti, dal Ministero dell’ambiente a Regione Toscana, Legambiente e Unicoop Firenze fino alle cooperative locali di pescatori, uniti dall’obiettivo di rendere più pulito il braccio di mare di 300 km tra Livorno e Grosseto.
Da aprile scorso, per la prima volta in Italia, le plastiche che finiscono nelle reti di raccolta vengono portate in porto, classificate e debitamente smaltite dal Revet, un'azienda specializzata nella raccolta, selezione e trattamento di materiali destinati al riciclaggio, che poi seleziona i rifiuti riciclabili e quelli destinati allo smaltimento. Una vera e propria filiera toscana per un mare senza rifiuti che rappresenta il primo caso in Italia di recupero delle plastiche disperse in mare che finora non venivano riportate in porto. Con una prima sperimentazione di sei mesi, il progetto in corso mette in campo 24 pescherecci, di cui 6 già in azione che nei primi 15 giorni hanno raccolto 230 chili plastica, circa 2 mq di volume di cui il 15% riciclabile: reti (11%), tappi e coperchi (9,6%), mozziconi di sigaretta (8,5%), bottiglie (7,7%), cotton fioc (6,1%), stoviglie usa e getta (4,4%), contenitori vari (2,9%), sacchetti e shopper (2%) sono gli oggetti più trovati, insieme a un campionario vario di bicchieri, palloni, pinne, taniche, stivali, secchi e persino resti di giocattoli.
Una volta arrivati in porto, i rifiuti sono stati stoccati in un apposito deposito dalla Labromare, la concessionaria per la pulizia del porto di Livorno che fa una prima selezione. Da lì i rifiuti hanno continuato il viaggio fino alla Revet per la fase finale di recupero o smaltimento. La sperimentazione di sei mesi proseguirà fino a ottobre quando, dopo un primo bilancio, il progetto potrebbe essere esteso ad altre zone della Toscana o d’Italia.
Quello di Unicoop Firenze per l’ambiente è un impegno continuo che, con il progetto Arcipelago pulito, si traduce in una serie diattività quotidiane di impatto immediato sul territorio toscano e non solo: al termine della sperimentazione dei sei mesi il Ministero dell’ambiente farà un bilancio dei risultati e valuterà se questo progetto pilota può funzionare da caso esemplare e modello replicabile in altre aree marine italiane.
L’IMPEGNO DI UNICOOP FIRENZE PER LA RIDUZIONE DELLA PLASTICA
Quello che per molti è una novità di oggi, per Unicoop Firenze è una scelta che risale addirittura al 2009, quando Unicoop Firenze ha scelto i sacchetti biodegradabili al posto degli shopper tradizionali alle casse. Una decisione che, in termini ambientali, in otto anni ha prodotto numeri di successo. Oggi il 70% dei clienti Unicoop Firenze ha imparato a usare borse riutilizzabili. Inoltre, dal 2009, la Cooperativa ha di fatto prodotto e fatto produrre 4900 tonnellate in meno di rifiuti di plastica e ha emesso nell'ambiente 3000 tonnellate di anidride carbonica in meno rispetto a quanto sarebbe successo in assenza di queste scelte ecosostenibili.
L’introduzione del Mater-Bi per l’ortofrutta invece è cominciata nel 2012 con la sperimentazione in alcuni punti vendita. Dal 2014 in tutti i reparti freschi dei punti vendita di Unicoop Firenze sono stati inseriti i sacchetti compostabili che per legge, dal 1° gennaio 2018, sono a pagamento. Con parte del ricavato di vendita dei sacchetti Unicoop Firenze ha deciso di sostenere la campagna Arcipelago pulito che ha l’obiettivo di accendere un faro sulla necessità urgente di prendere provvedimenti per evitare ulteriori e irreparabili danni a un ambiente minacciato da comportamenti irrispettosi e lesivi del bene comune.
L’ambiente marino è un esempio dei tanti danni già inflitti all’ambiente, saturo oggetti di plastica usa e getta, responsabili dell’85% dell’inquinamento che colpisce oceani e spiagge di tutto il Pianeta, oltre a raggiungere persone e animali attraverso la microplastica, che si disperde nel cibo, nell’acqua e nell’aria. In particolare in estate il mare e le spiagge portano i segni del grande passaggio turistico fatto di cicche di sigarette, accendini, chewing gum, creme solari e numerosi materiali plastici abbandonati dai bagnanti o riportati a riva dal mare, come nel caso dei cento milioni di cotton fioc che, secondo l’Enea, sono dispersi sulle spiagge italiane.
TOSCANA PUNTA D’ECCELLENZA
Arcipelago Pulito è una campagna unica in Italia che rende Unicoop Firenze e la Toscana una punta di eccellenza sul tema della battaglia per la riduzione delle plastiche, di forte attualità negli ultimi tempi. E’ di questi giorni, infatti, l’arrivo di nuove norme europee che obbligano gli Stati membri a ridurre l'uso di contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica, con precisi obiettivi di riduzione e l’impegno a cercare prodotti alternativi. Lo stop riguarda 10 oggetti di plastica monouso come stoviglie, cannucce, agitatori per bevande, bastoncini per le orecchie e aste dei palloncini.
Secondo il progetto di direttiva, inoltre, i contenitori per bevande in plastica saranno ammessi solo se i tappi e i coperchi restano attaccati al contenitore. Per i contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica, gli Stati membri dovranno fissare obiettivi nazionali di riduzione. I produttori saranno inoltre chiamati a coprire i costi di gestione dei rifiuti per prodotti come i mozziconi di sigaretta, palloncini e attrezzi da pesca in plastica. Il bando non scatta per gli oggetti ai quali non c’è alternativa, come assorbenti e salviette umidificate, ma in questo caso i loro imballaggi dovranno avere un'etichetta che indica chiaramente al consumatore l’impatto negativo del prodotto sull’ambiente.
Infine entro il 2025 gli Stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, anche attraverso sistemi di cauzione-deposito. Per Bruxelles la misura oltre a salvaguardare ambiente e salute rappresenta anche un’opportunità economica per le aziende che grazie ad incentivi pubblici dovranno creare economie di scala e diventare più competitive per piazzare beni sostenibili nei mercati globali. Non sono bandite le reti da pesca in plastica, responsabili del 27% dell’inquinamento marino, ma i produttori dovranno contribuire a coprire i costi della raccolta nei porti di quelle abbandonate in mare e il trasporto nei centri nelle quali vengono trattate. Secondo Bruxelles la direttiva eviterà l’emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2, eviterà danni ambientali che costano alla comunità 22 miliardi di euro e farà risparmiare 6,5 miliardi di euro ai consumatori.