È virtualmente impossibile essere discriminato, se appartieni a una minoranza e abiti in Toscana: "il politically correct è così radicato che, proprio per sottolineare che diverso è bello, piuttosto ti fanno Assessore e ti invitano a tutti i dibattiti. E invece, se appartieni a una maggioranza poco rappresentata e molto discriminata come le donne, prima ti maltrattano, poi magari ti uccidono e alla fine si occupano di te solo i giornali, per fare tiratura" così commenta in una nota l' A.Ge.
Toscana il progetto toscano "Omofobia, transfobia e bullismo". "Incomprensibile come la Regione Toscana possa aver finanziato l'Associazione "Avvocatura per i diritti LGBT" – e solo quella, fra le 29 riconosciute dall'U.N.A.R. (Ufficio nazionale per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica, presso il Dipartimento per le pari opportunità) - per realizzare il progetto "Omofobia, transfobia e bullismo" in alcune scuole delle province di Siena e Arezzo (V.
Deliberazione n. 1137 del 12.11.2011, di € 25.500). Nulla da eccepire nel merito, come genitori non possiamo non sentirci feriti profondamente quando un ragazzo è oggetto di maltrattamenti o, peggio di tutto, si uccide, per cui ben vengano tutti quei progetti che possano prevenire le discriminazioni. Il metodo invece lascia qualche perplessità: dove sono finiti i diritti e i doveri dei genitori in merito all’educazione dei propri figli (art. 30 Cost.)? E le responsabilità degli organi collegiali? E non sarebbe stato meglio investire quei soldi in un progetto di più ampio respiro, che facesse trasversalmente prevenzione verso le tante problematiche comportamentali degli alunni in quanto tali e come futuri cittadini, anche in rapporto al numero di casi concretamente verificatisi (bullismo e vandalismo, per cominciare, poi i sempre attuali fumo, alcool e droga, ovviamente l'omofobia e, perché no, la violenza sulle donne)?" “I genitori vivono con difficoltà queste situazioni, molto delicate in quanto è facile essere accusati, a torto o a ragione, di omofobia – dichiara Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione genitori A.Ge.
Toscana – D’altro canto hanno pieno diritto di voler verificare che non vengano veicolati contenuti inadeguati al livello di maturità raggiunto dai loro figli. E il fatto che siamo state escluse dal fare formazione su queste tematiche, proprio noi Associazioni riconosciute dal Ministero dell’istruzione, che da anni lavoriamo gratuitamente nella scuola e per i genitori, non è certo una buona garanzia”. Ecco la lettera inviata a tutte le scuole della Toscana, che a sua volta ha preso a modello l’analoga lettera inviata alle scuole lombarde da A.Ge.
Lombardia (responsabile Marco D’Adda, agemilanoprov@age.it): Carissimi Genitori, vi scriviamo perché nella nostra Regione è stato attivato il progetto "Omofobia, transfobia e bullismo", in attuazione del documento "Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere". Il progetto è già attivo in via sperimentale in alcune scuole delle province di Siena e di Arezzo ed è realizzato a cura dell'Associazione "Avvocatura per i diritti LGBT" con il patrocinio dell'Ufficio scolastico regionale, grazie al finanziamento della Regione Toscana (V.
Deliberazione n. 1137 del 12.11.2011, di € 25.500). Destinatari del progetto sono gli operatori scolastici e gli studenti di scuola primaria e secondaria di 1° e 2° grado. Come genitori siamo favorevoli ad azioni formative per la prevenzione di qualsiasi forma di discriminazione, ivi incluse quelle relative agli orientamenti sessuali: i suicidi di giovani, vittime della cattiveria di compagni, o anche solo la loro emarginazione, non possono non colpirci dolorosamente come genitori. Nel plaudire a un'iniziativa che si propone di sensibilizzare verso una cultura del rispetto di ogni diversità, ci si chiede tuttavia se sia stato saggio affidare una tematica così delicata a una sola delle 29 Associazioni riconosciute dall'U.N.A.R.
(Ufficio nazionale per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica, presso il Dipartimento per le pari opportunità), e se non fosse opportuno coinvolgere anche le altre Associazioni di genitori, in particolare quelle che da decenni operano nella scuola e per i genitori nello spirito del più puro volontariato. In particolare, ci si chiede se sia stato rispettato il diritto dei genitori di scegliere l'educazione da impartire ai loro figli (art.
30 Cost.) e se siano stati correttamente interpellati gli Organi collegiali preposti (Consiglio di Circolo/Istituto, Collegio dei docenti, Consigli di classe e interclasse), anche in relazione ai materiali distribuiti. Ci risulta infatti che, in determinati contesti, simili progetti siano stati utilizzati per introdurre nelle scuole il concetto di “gender” (*) e le tematiche LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali), in assenza degli insegnanti e talora con esemplificazioni fin troppo concrete e dettagliate.
L’obiettivo di questa lettera è quello di dare voce alle perplessità delle famiglie coinvolte e anche quello di consentire ai Consigli di Circolo e d’Istituto e ai singoli genitori di operare scelte oculate, sapendo che: 1. L’unica legge che regola i corsi tenuti nella scuola agli alunni da parte di esterni è quella dei Decreti Delegati (ora D.Lgs. 297/1994) che, come noto, stabiliscono che essi debbano essere approvati dal Consiglio di Istituto. Questo è il punto base irrinunciabile: se siete a conoscenza di corsi o incontri su questi temi tenuti agli alunni da soggetti esterni senza la preventiva approvazione del Consiglio di Circolo/Istituto, del Collegio Docenti e dei Consigli di classe/interclasse, in accordo con la componente dei genitori, vi preghiamo di segnalarcelo con urgenza.
L’A.Ge. si farà carico di denunciare il tutto alle Istituzioni competenti. 2. In una materia così delicata, non può neppure essere sufficiente un'approvazione formale, magari alla fine della seduta. Soprattutto a livello di primo ciclo (infanzia, primaria, secondaria di 1° grado) il tema deve essere dibattuto a fondo fra i genitori della classe/scuola, o con le loro Associazioni riconosciute, o nei Comitati genitori dove questi esistono, in modo che il Consiglio di Circolo/Istituto possa deliberare sapendo qual è il desiderio della maggioranza dei genitori di quella scuola. 3.
I genitori devono conoscere in anticipo i contenuti degli incontri e anche partecipare alla loro organizzazione, se lo ritengono opportuno; inoltre devono avere facoltà di chiedere che il loro figlio non vi partecipi, senza che ne consegua alcuna discriminazione. I genitori devono esigere che per le attività di educazione affettiva, essendo esse aggiuntive rispetto alle attività curricolari, sia preventivamente recepito il consenso delle singole famiglie. 4. Anche nel caso in cui l’argomento sia trattato dai docenti della scuola, riteniamo necessario che i genitori ne siano informati e possano dare il loro contributo. 5.
Poiché è prevista la distribuzione gratuita di opuscoli su questi temi, dobbiamo esigere che sia osservata la disposizione che prevede il consenso preventivo dei rappresentanti dei genitori nei Consigli di classe e interclasse, nonché l’approvazione del Consiglio di Circolo/Istituto. 6. Infine il documento "Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere" non ha valore di legge e non può quindi essere presentato come un obbligo a cui le scuole debbano sottostare. Di fatto, esso contiene numerose mancanze e violazioni di diritti e per questo è stato oggetto di una diffida (18/12/2013) da parte dell’associazione “Giuristi per la vita”. 7.
Il documento è palesemente incompleto perché manca qualsiasi riferimento alla responsabilità dei genitori, il cui ruolo nell’educazione, e in particolare su un tema educativo così importante e delicato, è riconosciuto dalla Costituzione e da tutte le leggi sulla scuola; esso non rispetta neppure la raccomandazione europea, che a questo proposito recita: “Tali misure dovrebbero tenere conto del diritto dei genitori di curare l’educazione dei propri figli” (CM/Rec(2010)5 del Consiglio d’Europa). Invitiamo tutti i Presidenti dei Consigli di Circolo/Istituto a vigilare e a porgere la massima attenzione a questi temi così delicati: è in gioco infatti il diritto dei genitori, garantito dalla Costituzione, di educare i propri figli. Vi chiediamo infine di distribuire questa lettera agli altri genitori, per mettere a fuoco queste tematiche e condividere una linea d’azione comune. L’A.Ge.
è a vostra completa disposizione per assistervi o darvi ulteriori informazioni (agetoscana@age.it). Siamo anche disponibili a venire nella vostra scuola per illustrare il ruolo dei genitori e per proporre i nostri incontri di formazione. Potete trovare tutti i nostri recapiti sul sito dell’A.Ge. Toscana www.agetoscana.it. Augurandoci che questo possa essere l’inizio di una fattiva collaborazione, porgiamo a voi e a tutti i genitori da voi rappresentati i nostri più cordiali saluti.