Firenze – Un “ringraziamento a tutti coloro che hanno permesso mostrare un piccolo spaccato della nostra storia alla città di Firenze” è stato rivolto ai presenti dal comandante interregionale, generale di corpo d’armata, Michele Adinolfi, che ha ricordato le tre aree tematiche dell’esposizione: le origini della Guardia di Finanza in Toscana nel 1840 sotto il Granduca di Toscana; la seconda guerra mondiale e la guerra di Liberazione, nel ricordo delle Fiamme Gialle premiate con le medaglie d’oro al valor militare Giovanni Marzano, Francesco Meattini, Lido Gori e Vincenzo Giudice, ma soprattutto del giovane Angiolo Gracci, protagosta della liberazione di Firenze; il moderno corpo di polizia economico-finanziaria.
“Per la prima volta vengono presentate ad un vasto pubblico le origini e la storia del Corpo della Guardia di Finanza in Toscana durante il granducato di Leopoldo II d’Asburgo Lorena” ha rilevato la direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze, Carla Zarrilli. “La selezione di documenti ne disegna i principali svolgimenti fino al 1862 - ha precisato Loredana Maccabruni, responsabile del settore Principato Lorenese (1737-1859) dell’Archivio - con il corredo di rari documenti iconografici delle uniformi ottocentesche della Guardia di Finanza, ma anche stoffe originali”.
Maccabruni ha ricordato che nel “Regolamento generale di servizio per la Guardia di Finanza”, approvato da Leopoldo II nel 1841, a completamento del “Regolamento organico” del 1840, che ne aveva sancito l’istituzione su tutto il territorio granducale, sono ribaditi in modo più chiaro e solenne i basilari principi ispiratori, giuridici e morali, i requisiti di comportamento che gli ammessi nel Corpo dovevano possedere, e le finalità che erano tenuti a perseguire. Vi si legge infatti: “L’oggetto principale al quale la Real Guardia di Finanza è destinata è quello d’impedire il contrabbando ed ogni trasgressione alle Leggi doganali (………), ma senza dare al commercio inutili molestie e vessazioni.
Deve inoltre tenere come regola generale che è sempre più giusto, più conveniente e più dignitoso che le trasgressioni siano prevenute e impedite, anziché scoperte e sorprese per sottometterle alla benché meritata punizione (………). Sarebbe degradante per la Guardia di Finanza, ed è anche espressamente proibito, valersi d’altri mezzi all’infuori di quelli legalmente concessi dagli Ordini per sorprendere ed arrestare le frodi”. “La figura di Angiolo Gracci, ‘Gracco’, tenente della Guardia di Finanza e capo militare della Brigata Sinigaglia, a dieci anni dalla scomparsa, meritava davvero di essere ricordata” ha affermato Paolo Mencarelli dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana.
Mencarelli ha ricordato come Gracci, di ritorno dall’Albania, prenda contatto con la Resistenza fiorentina fin dal febbraio ‘44 e diventi in poco tempo il comandante militare della Brigata Sinigaglia. “E’ una delle figure più in vista e partecipa alla Liberazione di Firenze in operazioni particolarmente rischiose, in cui rimane anche ferito – ha sottolineato lo storico – Quando arrivarono le forze alleate, nell’agosto ’44, trovarono una Giunta già formata, fatto che ebbe risonanza internazionale”.
Tra i materiali esposti, l’autorizzazione alleata ad attraversare l’Arno ed il primo diario partigiano della Brigata Sinigaglia. Il generale Luciano Luciani, presidente del Museo storico della Guardia di Finanza, ha ripercorso la storia delle Fiamme Gialle evidenziando il “contrasto ai traffici illeciti operato su più fronti. Con mezzi aerei, navali e terrestri che avremo modo di vedere nelle sale che ospitano la mostra”. Il resoconto fatto dal generale era teso ad evidenziare non tanto l’aspetto “culturale”, quanto a sottolineare come uno “sguardo al passato sia importante per comprendere l’essenza di un problema contemporaneo, quale è quello della criminalità economica, e per individuarne le possibili soluzioni”.
“Generalmente – ha continuato - i fatti storici sono poco noti ai singoli. Tuttavia la percezione e i sentimenti degli uomini che decidono, anche inconsciamente, di far parte di un Corpo come quello della Guardia di Finanza, sono influenzati da memorie ancestrali, da ricordi di terze persone o attraverso la creazione di veri e propri miti”. “Questo concetto – ha concluso - si esprime sinteticamente con la formula ‘la storia non la si conosce soltanto, la si sente’, ed è perfettamente in linea con il vissuto della Guardia di Finanza che sa, e ha saputo nel tempo, adeguarsi alle sfide che la criminalità economica sempre propone”. “Abbiamo una posizione di indipendenza e terzietà, che ribadisco con forza.
Quando si parla di evasione fiscale facciamo quello che possiamo, sia in sede preventiva che repressiva, all’interno di scelte strategiche, che cercano di ottimizzare le risorse umane e finanziarie – ha affermato il comandante generale generale di corpo d’armata Saverio Capolupo - Abbiamo fatto una scelta che punta sul concreto e sulla qualità. La lotta all’evasione, più che con le norme, si fa con la condivisione, che non sempre c’è e che può crescere solo a partire dalla scuola. La legalità, in particolare legalità economica è una componente della sicurezza”.
“Esprimo la mia più sincera gratitudine alle Autorità del Corpo della Guardia di Finanza ed ai loro collaboratori di ogni grado, per la dedizione con la quale hanno realizzato questo progetto ospitato dal Consiglio regionale e per il lavoro che i finanzieri tutti i giorni svolgono a servizio delle nostre comunità”. Con queste parole il presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci ha introdotto i lavori della conferenza che ha preceduto l’inaugurazione della mostra “La Guardia di Finanza in Toscana: da Leopoldo II ad oggi”, in programma fino al 28 febbraio prossimo nelle sale di Palazzo Panciatichi (Firenze – via Cavour, 4). Ricordando come la “storia della Guardia di Finanza si intreccia con la storia della Regione Toscana ed è presente nelle sue migliori pagine”, Monaci ha rilevato come questo Corpo abbia mostrato “dalla sua fondazione ai giorni nostri, fedeltà alle istituzioni e servizio alla collettività”.
“Proprio nella vita quotidiana – ha continuato il presidente – si afferma il ruolo del finanziere. Punto di riferimento nell’immaginario collettivo e tale dovrà rimanere nonostante i compiti articolati su più fronti”. “Nel nostro contesto economico e sociale, culturale e politico, è necessaria – ha sottolineato Monaci – una maggiore collaborazione tra istituzioni civili e Forze dell’ordine”. Una sinergia dalla quale “confido si generi una nuova consapevolezza al servizio di obiettivi comuni, quali i valori della Costituzione repubblicana”.
“Da cittadino che svolge una funzione pubblica – ha continuato – riconosco nelle donne e negli uomini di questo Corpo di eccellenza, gli interpreti di un principio fondante ogni convivenza civile: il rispetto delle regole”. Ed è proprio con “questo spirito” che Monaci ha ricordato le numerose iniziative promosse con le scuole toscane. “La speranza – ha concluso – è che i nostri studenti possano approfittare per imparare, in modo diretto, la cultura della legalità; che i cittadini possano trovare nuovo motivo di orgoglio e di appartenenza civica dalla visita della mostra e che la politica si ispiri a questo esempio per riscoprire il senso profondo della sua missione nella società”. Un “grazie sentito” e un “riconoscimento profondo per l’esposizione allestita” sono arrivati dal vicepresidente del Consiglio Giuliano Fedeli.
“Siamo grati dell’importanza che la Guardia di Finanza ha manifestato al Parlamento regionale scegliendo queste sale e questa istituzione meritevoli di una mostra così ricca di cimeli e così densa di significato”. Ricordando l’antica frase latina “Nec recisa recedit” ossia “Neanche spezzata retrocede” - il motto araldico del Corpo fin dal 1933, riscoperto dal poeta soldato Gabriele D’Annunzio -, il vicepresidente ha parlato di una “cultura della legalità da riscoprire” intesa anche come “motivo di orgoglio e appartenenza civica”.
“Il periodo di pesante congiuntura economica che stiamo vivendo – ha detto – rende il Corpo della Guardia di Finanza promotore della legalità dal punto di vista fiscale”. “È estremamente utile, oltre che necessario, partire dalle scuole per costruire un consapevole tessuto civico” anche per “rompere la catena di omertà che in tema di tasse coinvolge tutti”. “Occorre pensare – ha rilevato – che ciò che paghiamo si traduce in servizi quindi dovrebbe essere un dovere-piacere da perseguire”.
Fedeli ha concluso ricordando come le Fiamme Gialle “in questo particolare momento storico, svolgono una funzione di cuscinetto. Il Corpo è sottoposto a pressioni per fare emergere l’evasione ma a questa forte azione, a volte, non corrisponde un riconoscimento altrettanto sentito”. Un viaggio nel tempo, insieme alla Guardia di Finanza, per conoscere insieme principi ispiratori, compiti e valori morali dei Finanzieri di ieri e di oggi, attraverso tre periodi storici: le origini, la Liberazione, l’attività al tempo del web 2.0.
Queste le tre aree tematiche che caratterizzano la Mostra “Guardia di Finanza in Toscana: da Leopoldo II ad oggi”, ospitata nelle sale di Palazzo Panciatichi a Firenze, sede del Consiglio regionale e aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino al 28 febbraio prossimo (lun-ven 9.00/18.00). L’esposizione, che rientra nelle iniziative della Festa della Toscana 2013, è stata inaugurata lunedì 17 febbraio dal presidente del Consiglio Alberto Monaci e dal Comandante generale della Guardia di Finanza Generale di Corpo d’Armata Saverio Capolupo, alla presenza delle massime autorità cittadine. La selezione di documenti operata per la mostra disegna la storia della Guardia di Finanza nei suoi principali svolgimenti, con il corredo di rari documenti iconografici delle uniformi ottocentesche del Corpo. La prima delle tre aree tematiche guarda alle origini delle Fiamme Gialle nella nostra Regione.
Siamo nel 1840 quando il Granduca Leopoldo II istituì la “Real Guardia Armata di Finanza” per contrastare il contrabbando ed assicurare le più importanti fonti di entrate fiscali dell’epoca, ossia i dazi doganali sulle merci che transitavano nel porto di Livorno. In questa sezione trovano spazio preziosi cimeli dell’Archivio di Stato di Firenze e del Museo Storico della Guardia di Finanza, tra cui spiccano il “Regolamento di servizio” e i disegni delle uniformi su tavole in miniatura originali, con i sigilli di approvazione del Granduca. La seconda tappa racconta il periodo della Resistenza e la Guerra di Liberazione.
Siamo dopo l’8 settembre 1943 quando figure di rilievo come il Maresciallo Maggiore Vincenzo Giudice e il Tenente Angiolo Gracci raccontano la partecipazione dei finanzieri alla Guerra e alla difesa dei capannoni dell’Annona dai saccheggi delle truppe tedesche in ritirata. Il Maresciallo Maggiore Giudice, il 16 settembre 1944, durante una rappresaglia delle SS tedesche sopra Carrara, offrì la sua vita in cambio di quella di 70 ostaggi. Il Tenente Gracci, appena ventitreenne, passò alla Resistenza e divenne Comandante della Brigata Vittorio Sinigaglia con cui l’11 agosto del 1944 conquistò la prima testa di ponte sull’Arno per la liberazione di Firenze. L’ultima sezione è dedicata alla storia recente e alla Guardia di Finanza al tempo del web 2.0.
Una moderna polizia economica e finanziaria, impegnata nella lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio, alla corruzione e ai traffici illeciti internazionali. Particolare attenzione viene riservata alle diverse specializzazioni del Corpo, tra cui i Reparti di Antiterrorismo Pronto Impiego, composto da finanzieri noti come Baschi Verdi; Aeronavale, con compiti di contrasto ai traffici illeciti sul territorio e sul mare; Soccorso Alpino per l’assistenza in montagna e la protezione civile; Servizio Cinofilo dedicato ad attività di lotta alla droga, al contrabbando e al terrorismo.
In questa ultima tappa è stato inoltre predisposto, nelle sale di Panciatichi, un videogioco interattivo dedicato a studenti e ragazzi in visita che potranno cimentarsi a diventare “Finanzieri virtuali”.