Posizionata una scogliera protettiva ai piedi della sponda e restaurata la cerchia muraria del monastero. Durante i lavori scoperto un misterioso cunicolo: passaggio segreto o fogna? Esattamente nel febbraio del 1342 Niccolò Acciaioli, personaggio di spicco dell’ambiente politico ed economico trecentesco appartenente ad una delle famiglie di banchieri più ricche della Firenze di allora, stilava la carta di donazione delle terre su cui sarebbe dovuta sorgere una nuova certosa benedettina. Quelle terre del Monte Acuto furono scelte per la posizione elevata ma soprattutto per il fatto di essere circondate da due torrenti confluenti, la Greve e l’Ema, che garantivano il necessario isolamento per un’adeguata vita monastica.
Di contro, la limitata superficie a disposizione costrinse i costruttori ad innalzare massicci muri di contenimento e imponenti bastioni per poter edificare il complesso monastico proprio su quel colle. Mura solide, ben fatte, che sorreggono la Certosa di Firenze ormai da quasi 700 anni ma che nel tempo hanno subito cedimenti e crolli in diversi punti, spesso proprio a causa della capacità erosiva dei torrenti che le circondano. Molti i segni delle ricostruzioni nel tempo a difesa della stabilità e dell’isolamento della Certosa: ultimo ad essere intervenuto il Consorzio di Bonifica della Toscana Centrale, che dopo aver stabilizzato il piede di sponda con un’apposita scogliera, ha recentemente terminato un importante lavoro di restauro del muro di retta del terrapieno e del muro di cinta sovrastante sul quale si era aperta un’evidente lesione. Durante i lavori, condotti a partire da un’attenta analisi strutturale e del contesto paesaggistico nonchè da una profonda ripulitura dell’area in cui in passato erano stati abbandonati parecchi rifiuti, il progettista e direttore dei lavori, l’Architetto Marco Parrini, si è imbattuto anche in una curiosa scoperta: i resti dell’imbocco di un cunicolo voltato dell’altezza di circa un metro e mezzo.
Da dove arriva? Dove conduce? I lavori di parziale svuotamento dalla terra e di ricostruzione della parte iniziale della volta che si affaccia lungo il torrente Ema non sono bastati a risolvere il mistero: le ipotesi, antico passaggio segreto o scarico fognario? Un mistero piccolo, anzi piccolissimo di fronte ai grandi interrogativi ancora irrisolti della storia, dell’arte e dell’architettura fiorentina. Un contributo piccolo, ma importante, il lavoro del Consorzio di Bonifica che, in nome della difesa del suolo, ha tentato di rimettere pace tra la Greve, l’Ema e la Certosa di Firenze.