Aulla – “Ritengo che l’appuntamento di oggi sia stato proficuo, perché i relatori hanno contribuito a fare chiarezza ed a fornire un ampio quadro sulle opportunità che l’intervento legislativo offre con legge regionale 80, che va oltre gli assetti del demanio ed abbraccia, seppur indirettamente, alcuni temi di particolare interesse per la Lunigiana e per l’intera Toscana”. Lo ha affermato, a conclusione del convegno “Banca della terra, nuove opportunità di lavoro in agricoltura e tutela del territorio” che si è svolto oggi ad Aulla, il presidente della commissione Agricoltura del Consiglio toscano, Loris Rossetti, Pd, che ha aggiunto: “Il valore aggiunto della legge è prevedere, ad opera della Regione, un inventario dei terreni e delle aziende di proprietà pubblica e privata per essere immessi sul mercato, compresi i terreni agricoli disponibili, perché incolti, la cui messa a coltura costituisce necessità per l’incremento di livelli di sicurezza idraulica ed idrogeologica del territorio”. Al centro del convegno, secondo quanto spiegato da Rossetti, non vi era tuttavia solo la necessità di “fare il punto alla vigilia dell’approvazione del regolamento per l’uso dei terreni abbandonati ed incolti” ma anche “approfondire la questione della Banca della terra, il cui obiettivo è favorire un ritorno all’agricoltura, specie dei giovani, in termini di opportunità di lavoro, nonché combattere il dissesto idrogeologico attraverso la manutenzione dei terreni e delle campagne”. Il convegno, organizzato dalla commissione Agricoltura in collaborazione con l’Unione dei Comuni della Lunigiana, era iniziato con i saluti del vicecommissario prefettizio di Aulla, Stefano Del Punta – il Comune di Aulla è commissariato dallo scorso mese di ottobre, ndr –, del presidente dell’Unione dei Comuni, Cesare Neri, e di un rappresentante della Provincia di Massa Carrara, Gianluca Barbieri. Nell’intervento introduttivo, il consigliere Pier Paolo Tognocchi, Pd, componente della commissione Agricoltura, aveva evidenziato che “i danni legati agli eventi alluvionali dimostrano che le politiche di contrasto al dissesto idrogeologico devono essere una priorità per tutti i livelli i governo”.
Ed aveva sottolineato: “Solo partendo dalla cura del territorio potremmo pensare a un futuro sicuro e prospero per la Toscana. La Banca della terra va in questa direzione, andando a coinvolgere gli imprenditori agricoli, giovani in primis, che sono interessati ad accedere, per operazioni di affitto, concessione e compravendita, al terreno agroforestale del demanio regionale o a terreni resi disponibili da altri soggetti pubblici e privati”. Antonio Gambetta Vianna, consigliere del gruppo Più Toscana-Ncd, ha presieduto i lavori, evidenziando l’importante ruolo dell’agricoltura nell’economia toscana: “E’ uno dei settori trainanti.
In questo periodo, tra maltempo e animali predatori, si trova però ad affrontare una grave crisi. Le Istituzioni devono assolutamente intervenire lavorando per la difesa delle aziende e per la tutela del territorio. In quest’ottica rientra anche la Banca della terra, progetto innovativo, perché la tutela del territorio passa anche dal contrasto all’abbandono dei terreni. Infatti, curare la terra vuol dire anche presidiare l’ambiente dal dissesto idrogeologico”. Nel corso del dibattito sono intervenuti Carlo Chiostri, dirigente della Regione Toscana, il direttore dell’ente Terre regionali toscane, Claudio Del Re, la presidente dei giovani imprenditori agricoli della Confederazione italiana agricoltura, Chiara Innocenti, il presidente della Coldiretti Toscana, Tullio Marcelli, e il direttore regionale di Confagricoltura Toscana, Marco Mentessi. La Banca della terra è stata definita da Chiostri “uno strumento innovativo a livello nazionale e ben congegnato, in grado di far tornare a vivere zone abbandonate”, mentre Del Re ha evidenziato la difficoltà legata alla “sproporzione tra il costo alto del terreno e l’attuale reddito agricolo”. Nel complesso, nel corso del dibattito, sono state evidenziate le ricadute positive, anche in termini di occupazione, oltre che d’incremento derivante dalla gestione dei beni pubblici, che una istituzione come la Banca della terra può avere.
E’ stata definita un progetto vincente sia per i proprietari dei terreni incolti o abbandonati, ai quali spetterà un canone, sia per i giovani che vogliono investire in un lavoro di tipo autonomo od imprenditoriale, sia infine per la lotta al dissesto idrogeologico in Toscana. Nel corso del dibattito si sono registrati contributi di rappresentanti della cooperazione agricola toscana, delle associazioni di categoria, degli Enti locali e dell’Artea. Fra il pubblico era presente anche il consigliere regionale Paolo Marini, gruppo Fds-Verdi, residente in Lunigiana.