Eccessivo, straripante, a tratti divertente "The wolf of Wall Street" è una sorta di affresco degli anni Ottanta, attraverso le vicende di un broker. E' la storia di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio) un giovane, rampante e ambizioso ragazzo di Long Island che ha come unico obiettivo nella vita, quello di diventare ricco. Non è importante come, basta diventarlo. Per questo motivo Belfort dopo essere stato respinto da Wall Street, decide di rientrarci dalla porta di servizio, fondando una sua società di brokeraggio, chiamata Stratton Oakmont, e trattando principalmente, aziende non quotate sulla borsa di Wall Street ma sulle quali c'è più percentuale di guadagno.
Una costante autodistruzione che lo porterà a perdere tutto: due mogli, amici e molto altro. Tutto senza perdere l'obiettivo principale: i soldi. Il film se per l'andamento scoppiettante ci suggerisce il ricordo di "Casino", opera del 1995 di Scorsese, per l'argomento ci induce a ricordare “Wall Street” di Oliver Stone. “The wolf of Wall Street “è un'opera gioiosa, immorale, a tratti repellente, senza quell’ansia catartica, che pervade spesso il cinema di Scorsese. Alla fine del film si ricava un senso di vuoto.
Una sensazione che deriva forse dalla vacua spregiudicatezza del protagonista, o forse da un pizzico di delusione verso questo film di Scorsese che, pur regalando immagini di grande. Cinema, e un'interpretazione da Oscar di Leonardo di Caprio, mantiene meno di quanto promette. Nei film dedicati a Wall Street e agli Yuppies degli anni Ottanta, scopriamo di prediligere il film di Oliver Stone, dove il protagonista Gordon Gekko (Michael Douglas) mosso dal motto “il guadagno è tutto” agisce con una spregiudicatezza che è quasi drammatica.
Nel film di Scorsese il protagonista è , forse volutamente, grottesco per una trama velocissima e ipervitalistica che ci fa trascorrere tre ore in un susseguirsi di scene di grande efficacia. Un film controverso, che fa dell'assenza di una morale il punto cardine di tutta l'esperienza cinematografica. Una regia brillante, un cast che riesce a incarnare perfettamente la cupidigia di quegli anni e una serie di scene e dialoghi memorabili, non bastano a toglierci una sensazione di vuoto. Un film coinvolgente ma vuoto come i suoi protagonisti. Alessandro Lazzeri