Si sono conclusi in questi giorni i lavori di riparazione, e successiva ristrutturazione, di una parte del tetto sopra il Corridoio Vasariano. La caduta di un piccolo trave della copertura in prossimità della chiesa di Santa Felicita, a metà dello scorso mese di agosto, ha permesso a rilevare uno stato di degrado diffuso del tetto per una lunghezza di un centinaio di metri, nel tratto del Corridoio Vasariano che corre verso Pitti, parallelamente a via Guicciardini, in corrispondenza della parte interna dei caseggiati e giardini.
L’ opera di restauro progettata e diretta da Antonio Godoli, architetto della Galleria degli Uffizi, insieme al responsabile tecnico Antonio Russo e a quello della sicurezza nel cantiere Franco Storia, ha interessato un’estensione di oltre 400 metri quadrati di tetto, e comportato una spesa di circa 120mila euro. Da parte della cittadinanza, coinvolta con gli edifici adiacenti e le proprietà limitrofe, dalla Parrocchia di Santa Felicita, al Conte della Gherardesca fino al Principe Ludovisi Boncompagni, si è potuta riscontrare una fattiva collaborazione e disponibilità nell’agevolare tutte le operazioni di cantiere che si sono svolte senza particolari problemi. Come afferma il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, “L’intervento appena concluso rientra nel programma di cure assidue e discrete, per le quali è impensabile trovare degli sponsor, ma che sono tra le priorità della Soprintendenza”. Aggiunge Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, “Quest’intervento fa parte di quei tanti lavori cui fuori del museo non si pensa mai, ma che sono costanti, e purtroppo più ordinari che straordinari, giacché connaturati a un edificio che s’avvicina ormai ai cinquecento anni di vita.
È bene che i cittadini di Firenze - che sempre sono informati del progredire dei ‘Nuovi Uffizi’ e delle tante imprese culturali della Galleria – sappiano anche degl’impegni gravosi che la manutenzione d’un edificio antico ovviamente richiede”. “Nel cortile a lato della chiesa – aggiunge Godoli - si è voluta lasciare, con incisioni sull’intonaco, la memoria della pilastrata con gli archi del corridoio che qui una volta erano aperti, ma furono chiusi qualche secolo fa, una situazione simile in origine a quella di lungarno Archibusieri”.