, FIRENZE - "E' un piano di svolta e innovativo. Uno strumento al servizio della Toscana e del suo futuro. Mi fa piacere che il voto favorevole del Consiglio sia arrivato dopo un dibattito ampio e costruttivo anche da parte di coloro che hanno avanzato osservazioni e suggerimenti, di cui terremo sicuramente conto per il lavoro che ora ci attende". L'assessore all'ambiente, Anna Rita Bramerini, esprime così la sua soddisfazione per l'adozione del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti 2013-2020 sancita dal voto dell'assemblea legislativa toscana. "L'obiettivo – prosegue l'assessore – è quello di fare della Toscana una regione europea, che punta alla crescita spinta della differenziata, al riciclo, alla riduzione degli impianti.
I numeri e le scelte del Piano vanno in questa direzione e sono la premessa per passi ancora più ambiziosi". Il Piano approvato oggi si pone un obiettivo ambizioso, che è quello di raggiungere il 70% di raccolta differenziata nel 2020, esclude la costruzione di nuovi impianti e fissa la riduzione delle discariche da 12 a 5. Con cadenza annuale verrà predisposto un documento di monitoraggio che farà il punto sull'attuazione degli obiettivi del Piano. Il piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati è stato approvato a maggioranza, con l’astensione dei gruppi di opposizione.
La votazione si è tenuta a conclusione di un ricco dibattito. Annunciando il ritiro degli emendamenti per una successiva discussione in commissione Territorio e ambiente, Giuseppe Del Carlo (Udc) ha giudicato “in teoria accettabili” i principi ispiratori del Piano dei rifiuti, “ma di difficile gestione nella pratica”. Del Carlo, ricordando “il fallimento degli obiettivi dei precedenti piani regionali”, ha espresso “forti perplessità”, perché accanto agli obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti “mancano garanzie sul loro raggiungimento e manca un’azione di monitoraggio”.
Il consigliere ha inoltre detto di essere preoccupato “dai costi di gestione del ciclo, che noi temiamo possano aumentare”. Infine, ha chiesto che si prevedano “poteri sostitutivi per intervenire in quelle realtà che non rispettano gli obiettivi” e una maggiore attenzione al capitolo dei rifiuti industriali. “Esprimerò un giudizio molto severo”, ha esordito Paolo Marcheschi (FdI), “perché dopo anni di dibattito e dopo il fallimento dei Piani precedenti speravo che il Piano superasse le vecchie impostazioni ideologiche, che invece restano”.
Marcheschi ha affermato che la verifica delle tecnologie disponibili ha portato a una conclusione: “Il male vero è il conferimento in discarica” eppure il 42% dei nostri rifiuti “oggi viene smaltito così”. E gli obiettivi del Piano “sono ambiziosi. Abbiamo speso, in passato, 717 milioni per far crescere dell’8% la raccolta differenziata. Adesso, per arrivare al 70% di differenziata, questo tipo di raccolta deve crescere del 28%. Dove sono i soldi per arrivare a questo risultato?” Marcheschi ha aggiunto che “la tassa sui rifiuti non può continuare a crescere e che l’assunzione prevista di 1500 nuovi addetti rischia, invece, di andare a un aumento dei costi e, quindi, delle tasse a carico dei cittadini”.
“Avrei voluto”, ha concluso, “un Piano con obiettivi raggiungibili e con risultati già prevedibili oggi”. Secondo Monica Sgherri (FdS-Verdi), gli obiettivi “non sono ideologici se in altre regioni, soprattutto del nord e governate dal centrodestra, risultano essere raggiungibili”. La Regione Toscana, però, “è timida quando prevede di ridurre la produzione di rifiuti di soli 30 chili pro capite”. Su questo punto, ha aggiunto, “serve credibilità e dobbiamo cominciare a perseguire questo obiettivo aggredendo il nodo dei rifiuti assimilati”.
Da ripensare anche il modello dei tre Ato, che per ora non ha prodotto i risultati attesi. Sgherri ha invitato a inserire nel Piano tappe intermedie per il raggiungimento degli obiettivi finali, ma anche “l’introduzione di obblighi del gestore del servizio verso il committente pubblico. Oggi solo il pubblico ha degli obblighi, e questo non è corretto”. E ha invitato ad inserire anche l’introduzione di una “tariffazione puntuale”. Sgherri ha infine annunciato il voto di astensione sull’adozione del Piano e il voto favorevole alla proposta di risoluzione presentata dalla maggioranza. Mauro Romanelli (gruppo Misto) ha indicato due punti di innovazione contenuti nel Piano: la raccolta differenziata spinta non più vista come un costo e l’obiettivo del riciclo effettivo per produrre dai rifiuti nuova materia prima e seconda.
In questo senso ha auspicato che si giunga presto anche all’adozione della legge sugli acquisti verdi presentata dall’Idv. “Il limite grave del Piano”, ha aggiunto, “è la previsione, troppo bassa, di riduzione dei rifiuti prodotti pro capite”. Romanelli ha anche affermato la necessità che “la pianificazione pubblica risulti preminente su ogni altro interesse” e al fine di raggiungere questo obiettivo ha invitato l’assessore Bramerini “a valutare ogni possibile azione, compresa quella di porre quesiti puntuali alla Corte costituzionale”.
Ha poi concluso annunciando il voto favorevole all’adozione. “È un atto di fiducia al quale mi spinge ciò che è indicato nella proposta di risoluzione. Quando, dopo la fase delle osservazioni, voteremo l’approvazione del Piano mi riserverò di decidere come sia giusto esprimersi”. Marco Manneschi (Idv) ha rilevato che la “lentezza esasperante” con cui sono stati perseguiti gli obbiettivi del piano precedente ha cause precise. Da un lato, ci sono “interessi legittimi, ma corposi” dei gestori degli impianti, che hanno tutto l'interesse a non introdurre una raccolta differenziata spinta.
Dall'altro, la frammentazione delle competenze fa ricadere sui comuni, privi di strumenti, l'onere della raccolta stessa. “Nel piano precedente mancava un anello, che ora c'è – ha osservato – la promozione di un ciclo industriale dei rifiuti riciclati. Il resto sono chiacchiere. Per questo il nostro gruppo ha individuato nella legge sugli acquisti verdi uno strumento essenziale per questa strategia”. Manneschi ha quindi sottolineato l'importanza della risoluzione, che invita le province e gli Ato a non dare attuazione ad attività in contrasto con le indicazioni del piano e, nel caso le gare siano già state fatte senza clausole di salvaguardia, invita a ricercare accordi tra le Autorità d'ambito ed i gestori unici attuali e futuri per evitare contenziosi. “Non ho mai parlato del sistema di gestione dei rifiuti in Toscana come un modello – ha osservato l’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini – tutt’altro: ho rilevato limiti e criticità, con amarezza, perché ci sono tutte le potenzialità per fare ciò che fanno altre regioni del centro-nord”.
In questa prospettiva, ha ricordato di aver promosso una riforma degli Ato non solo per una loro razionalizzazione, ma soprattutto per introdurre una programmazione di area più vasta, indispensabile per avere impianti efficienti sia sul piano ambientale che economico. “In questo piano non ci sono posizioni teoriche – ha replicato l’assessore – La raccolta differenziata deve essere aumentata, altrimenti gli impianti devono essere realizzati. La raccolta, però, deve essere di qualità, altrimenti non c’è chi compra”.
Bramerini ha inoltre rivendicato l’obbiettivo politico di includere nel piano i rifiuti speciali, che possono essere trattati utilmente sul territorio, ed ha sottolineato l’importanza del piano di monitoraggio annuale, per una verifica costante sugli obbiettivi. “È l’occasione per la Toscana – ha concluso Bramerini – per fare un salto di qualità”. All’unanimità il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione, nella quale si impegna a superare la programmazione interprovinciale, con la revisione della legge regionale 25/98, con metodo partecipativo ed aperto.
In particolare, dovranno essere indicati gli obbiettivi di riduzione della produzione pro capite dei rifiuti e le percentuali di quelli da destinare alla termovalorizzazione ed alla discarica. Dovrà, inoltre, essere evitata la realizzazione di impianti diffusi sul territorio, assicurando una presenza proporzionale di tipologie all’interno di ciascun ambito. La Giunta, come già accennato, dovrà fare in modo che le province e gli Ato non diano attuazione alle previsioni in contrasto con il piano e ricerchino accordi tra Autorità di ambito ed i gestori unici attuali (Ato Sud) e futuri (Ato Costa e Ato Centro) per superare le previsioni impiantistiche contrastanti ed evitare contenziosi.
Dovrà, infine, essere promossa una tariffazione puntuale da parte dei Comuni, per incentivare i processi virtuosi a sostegno dell’incremento della raccolta differenziata.