FIRENZE – Il piano straordinario di interventi per affrontare la difficile situazione pratese, dopo la tragedia dello scorso 1 dicembre, è stato illustrato dall'assessore al welfare Salvatore Allocca all'eurodeputato Enzo Rivellini che oggi è venuto a Prato per visitare i luoghi dell'incidente. L'incontro tra l'assessore ed il presidente della delegazione Europa-Cina del Parlamento europeo è avvenuto in prefettura, a Prato. "É stato un incontro importante – ha spiegato l'assessore Allocca – durante il quale, a nome della giunta, ho esposto quelle che sono le linee di intervento che la Regione ha stabilito con il piano straordinario di interventi approvato durante l'ultima seduta.
Insieme all'eurodeputato abbiamo condiviso la necessità e l'esigenza di coinvolgere, nel tentativo di trovare una soluzione ai problemi di Prato, i livelli istituzionali superiori, nazionali ed europei, perchè questo non può avvenire soltanto a livello locale o regionale. In particolare ho concentrato l'attenzione sulla garanzia dei diritti dei lavoratori e sulla difesa delle produzioni italiane. L'incontro si è concluso con l'impegno di incontrarci a Bruxelles, il prossimo anno, per i passi successivi". Il piano straordinario che la giunta regionale ha approvato lunedì scorso prevede varie linee di intervento: potenziamento delle attività di controllo e vigilanza in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro; intese e coordinamento con istituzioni ed associazioni di categoria per promuovere l'emersione di imprese e cittadini irregolari; diffusione della cultura della legalità e del diritto di cittadinanza; interventi di riqualificazione urbanistica. “Rispetto alla questione dell’immigrazione, che a Prato è stata particolarmente pesante, la politica ha già mostrato tutti i suoi volti: la demagogia, il buonismo e così via.
Occorre ora uscire dalla polemica politica e mettere in campo provvedimenti che risolvano le problematiche emerse a Prato”. Lo ha detto il consigliere Fabrizio Mattei (Pd) intervenendo nel dibattito del Consiglio regionale speciale dedicato alla tragedia di Prato, dove due domeniche fa sette lavoratori cinesi hanno perso la vita nel rogo del capannone dove lavoravano e dove vivevano. “Il centrodestra ha conquistato il Comune di Prato proprio grazie all’accusa di buonismo, atteggiamento che avrebbe favorito l’immigrazione, rivolta contro il centrosinistra”, ha aggiunto Mattei.
“I risultati ci dicono che, come successo altrove, nemmeno un atteggiamento diverso ha fermato il flusso migratorio dei clandestini”. Secondo Mattei, che di Prato è stato sindaco, “un errore, all’inizio del fenomeno, fu fatto. E lo si fece perché il fenomeno migratorio cinese ci era del tutto sconosciuto. Prato aveva governato l’enorme immigrazione che negli anni ’60 era arrivata dal sud e pensava di governare anche questa nuova ondata migratoria. Non avendo compreso che i cinesi portavano con sé elementi di illegalità e una scarsa volontà di integrazione”. Per Mattei, ora serve cambiare linea.
Serve un piano speciale per Prato. “Bisogna aumentare il numero degli organici delle forze dell’ordine e della procura, e anche quelli dell’ispettorato del lavoro. A che servono sei soli ispettori del lavoro? Come garantire, in questo modo, i controlli? E come evitare che dopo la loro ordinanza di chiusura quella stessa azienda non riapra nel giro di 24 ore magari proprio nel capannone accanto?” E serve anche controllare i flussi finanziari, “perché ogni anno 2 miliardi di euro viaggiano illegalmente verso la Cina”.
“Non è il sindaco o il Comune che, da soli, possono affrontare partite come questa”. Mattei ha anche invitato tutti a riconoscere che la legge Bossi-Fini, che doveva contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina, “ha fallito il proprio obiettivo”. E ha aggiunto che bisogna lavorare, “anche da un punto di vista urbanistico, per far emergere l’economia sommersa e aiutare gli schiavi a denunciare i loro sfruttatori”. Infine, Mattei ha indicato che esiste anche un problema che interessa i cittadini italiani.
“Parte dei pratesi”, ha spiegato, “è proprietaria dei capannoni dove operano i cinesi. Ottengono guadagni importanti dagli affitti, ma senza preoccuparsi di ciò che dentro a quelle strutture succede. E lo stesso dicasi per la committenza italiana”. Anche secondo Rudi Russo (Cd) è arrivato il momento di “abbandonare ogni retorica politica, per parlare, invece, di ciò che possiamo fare per risolvere il problema”. Prato, ha ricordato Russo, negli anni ’90 è stata laboratorio nazionale, non analizzato e lasciato a se stesso, della globalizzazione e del processo migratorio.
Russo ha affermato che “il Comune non è l’organo che possa governare questo fenomeno da solo. Ma non è sufficiente nemmeno aumentare soltanto gli organici della polizia”. Secondo il consigliere è necessario che il governo prenda in esame “l’enorme fenomeno dell’evasione fiscale che interessa Prato”, così come dovrebbe prevedere “una tassazione sui trasferimenti di denaro all’estero”. E ha aggiunto di sperare “che Bankitalia concluda presto e bene il suo lavoro ispettivo, dal quale risulta che sono stati concessi prestiti e mutui, a tassi risibili, a cinesi che potevano vantare garanzie da precari”. Al Governo e alla Regione, inoltre, Russo ha suggerito che al momento della stipula di patti commerciali con nazioni estere si stipulino anche accordi di natura giudiziaria e investigativa “per evitare che l’illegalità trovi canali aperti e privi di controlli per operare nel nostro Paese”.
E ha concluso invitando il presidente della Giunta Rossi “ad andare oltre il passato e ad illustrare interventi concreti che la Regione può attivare”. Sintesi dell’intervento in aula del Vicepresidente del gruppo Nuovo Centrodestra, Marco Taradash: «Il problema di questo dibattito non è la scarsa utilità o meno: è che non è vero. Noi avevamo chiesto di discutere col presidente Rossi della situazione di Prato. Invece abbiamo assistito all’omelia di Rossi che ha sentito un paio di interventi, ci ha dato la benedizione e poi se ne è andato.
Non si fa così. Se ci sono le emergenze si rinvia il dibattito, non si viene qua a fare la comparsata e a impedire il confronto su idee che saranno pure inutili ma serve ragionare insieme, discutere insieme in un parlamento regionale dove si deve appunto parlare e ascoltare. Non è la prima volta che avviene, e un’organizzazione dei lavori fatta in questo modo è inaccettabile. Prima di allontanarsi il presidente Rossi ha mosso due presupposti inaccettabili, ovvero che tutto ciò che avviene di buono è merito degli amministratori, quello che avviene di cattivo è colpa di entità astratte, la globalizzazione, il mercato, lo Stato, come se la Regione Toscana non avesse avuto e non avesse responsabilità alcuna su quanto si è sviluppato nel suo territorio». «I cinesi operano in quell’area non perché c’è la globalizzazione, ma perché la città di Prato ha cercato di far fronte alla propria crisi accettando meccanismi di illegalità.
Ma il mercato è legalità o non è. Dove c’è economia sommersa il paese non cresce: galleggia. Qui la prima risposta è una risposta di legge, di applicazione delle leggi. E in questo la Regione Toscana ha sue competenze che deve esercitare. Anche lo stato, certo, deve intervenire con le forze dell’ordine, con le sue polizie. Certo, sappiamo bene che ciò non servirebbe a molto in una situazione cresciuta decennio dopo decennio. Ma l’applicazione della legge, la repressione del crimine economico o civile non può però essere sostituita dalla premialità verso chi la legge viola, come ha ipotizzato Rossi». «Abolire la Bossi-Fini potrà essere giusto o sbagliato, ma non c’entra nulla con le vicende di Prato, come non c’entrava la Turco-Napolitano.
Introdurre lo ius soli o qualcosa del genere sarà giusto o sbagliato ma non è una risposta a nulla che riguarda Prato. Il fatto è che l’economia deve ricongiungersi alla legalità. Punto. Se vogliamo uscire da questa situazione di sfruttamento o auto sfruttamento dobbiamo innanzitutto capire se e fino a che punto lo vogliamo fare, altrimenti i cinesi che arrivano qui sapranno quello che trovano, sfruttamento e denaro, e quello che non trovano, polizia e sindacalisti. Su questo dopo la tragedia di Prato era necessario confrontarsi con la più alta carica istituzionale della Regione e invece ci siamo trovati a recitare parole inutili nel disinteresse del presidente Rossi che a questa discussione si è sottratto».