L’arrivo in Italia di prodotti contaminati dalle radiazioni nucleari (pellet, frutti di bosco, funghi, legno, ecc.) riapre anche nella nostra Penisola la questione dei limiti di radionuclidi consentiti per l’importazione di prodotti alimentari. “Chiediamo con forza – afferma Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale Legambiente - maggiori e migliori controlli sui prodotti agroalimentari importati in Italia da zone contaminate radio attivamente, come ad esempio quelle limitrofe a Chernobyl o Fukushima.
I paesi colpiti dal disastro di Chernobyl, o quello di Fukushima, hanno posto sui prodotti agroalimentari contaminati limiti più restrittivi rispetto a quelli europei con la conseguenza che i prodotti alimentari che non possono più essere commercializzati sono, invece, legittimamente importati dai paesi dell'Unione Europea e venduti all'interno dell'Europa. Il Parlamento italiano e la Commissione Europea attui provvedimenti specifici per rivedere e abbassare i limiti di radioattività consentita per tutelare così consumatori, italiani ed europei, rispetto al rischio di alimentarsi nella dieta quotidiana con prodotti che altri paesi considerano radioattivi”.
Per l’associazione ambientalista, è fondamentale inoltre stringere la maglia dei controlli sui prodotti alimentari perché la coda avvelenata del disastro di Chernobyl e di quella di Fukushima non si è esaurita e minaccia sempre la salute di adulti e bambini. In particolare i bambini sono quelli più a rischio, come ha ricordato più volte Legambiente impegnata con il Progetto Rugiada di solidarietà a sostegno dei bambini colpiti dalle radiazioni dell’incidente che vivono nelle zone più contaminate.
“Grazie a questo progetto – spiega Angelo Gentili, coordinatore nazionale Legambiente Solidarietà - che vivono nelle zone più contaminate di Chernobyl - i bambini, oltre a essere alimentati con una dieta che al contrario di quella a cui sono sottoposti nelle loro abitazioni non è radioattiva, vengono monitorati dal punto di vista medico-sanitario per evidenziare eventuali patologie tumorali latenti e seguirli da vicino con terapie mediche appropriate. Il tutto in un Centro ecosostenibile vicino Minsk, in area non contaminata, dove ogni anno riusciamo a ospitare più di 100 bambini”.
Oltre 130 reati, più di 150 denunce, quasi 5 mila controlli e 780 illeciti amministrativi per un importo complessivo di circa 3 milioni e 465 mila euro di sanzioni. È il bilancio dei primi nove mesi di attività del Corpo forestale dello Stato nel settore della sicurezza agroambientale ed agroalimentare, dove si registra un netto aumento pari al 38 per cento del numero dei reati rispetto allo stesso periodo del 2012, nel quale erano stati contestati 95 reati. I settori dove si è operato con maggiore continuità d’intervento sono quello del contrasto alle contraffazioni dei prodotti agroalimentari di origine ed a indicazione geografica protetti (DOP, IGP, STG e bio), il vitivinicolo, l’oleario e il lattiero caseario.
Complessivamente nel periodo 2009-2012 erano state segnalate all’Autorità Giudiziaria dal Corpo forestale dello Stato 525 persone su tutto il territorio nazionale, elevate 3.322 sanzioni amministrative, per un importo complessivo di oltre 8 milioni e 270 mila euro ed effettuati più di 22 mila controlli finalizzati a garantire la sicurezza agroalimentare. Il fenomeno illegale del falso agroalimentare ha raggiunto, infatti, un fatturato che sfiora i 14 miliardi di euro, mentre solo due anni fa questa cifra si attestava intorno ai 12,5 miliardi di euro.
Ma spesso quando ci troviamo di fronte ad alimenti confezionati non abbiamo quasi mai la percezione di acquistare un prodotto contraffatto, eppure potremmo aver comprato un panettone prodotto con grassi vegetali insaturi idrogenati come il grasso di palma invece del burro o un formaggio che diventa un latticino utilizzando una crema trattata con fermenti e sale da cucina, invece di un formaggio prodotto esclusivamente con latte intero. In sostanza, il consumatore che acquista cibo contraffatto non è consapevole di averlo fatto, in quanto a differenza di altre tipologie di prodotti, molti alimenti non sempre sono caratterizzati da un costo notevolmente più basso rispetto a quelli non taroccati.
È necessario quindi sensibilizzare ed educare i consumatori a prestare attenzione alla scelta dei prodotti da mettere nel carrello della spesa, a controllare l’origine degli alimenti e le loro modalità di produzione e conservazione. La questione dell’etichettatura dei prodotti diventa sempre più importante per la tutela dalle agropiraterie. Occorre, infatti, per i prodotti che riportano la lista degli ingredienti, controllare la denominazione di vendita, il luogo di produzione, verificare la data di scadenza o attenersi alle indicazioni relative al consumo entro la data riportata sulla confezione. Secondo la normativa vigente, l’apposizione dei marchi DOP ed IGP richiede la certificazione della provenienza di tutte le materie prime impiegate, nonché la localizzazione del processo produttivo.
L’assenza di regolamenti chiari in materia di origine, soprattutto nell’ambito dei beni primari, incentiva i produttori a trovare soluzioni di approvvigionamento a basso prezzo, salvo poi sfruttare l’apposizione di un marchio di riconoscimento “italiano”. L’Unione Europea ha registrato oltre 1.450 prodotti con marchi DOP, IGP, STG, di cui 261 sono di origine italiana (158 DOP, 101 IGP e 2 STG) con un numero maggiore di prodotti di tipo ortofrutticolo e cerealicolo. L’Italia con le 261 denominazioni riconosciute è al primo posto nella graduatoria comunitaria dei prodotti tipici e possiede circa il 18 per cento dell’intera fetta di mercato europeo. I prodotti certificati costituiscono un importante patrimonio alimentare ed economico della Nazione, che deve essere tutelato a difesa dei consumatori e della qualità dei prodotti, dei produttori e della legalità del mercato.
La decisa azione di contrasto nei confronti degli atti illeciti di contraffazione dei marchi di qualità condotta dal Corpo forestale dello Stato ha portato nei primi 10 mesi del 2013 a circa 700 controlli nel settore delle denominazioni protette, che hanno riguardato non soltanto i prodotti italiani, ma anche quelli di origine estera. In particolare, le più recenti operazioni nel settore agroalimentare hanno portato al sequestro di oltre 40 bottiglie di Champagne A.O.P. contraffatto a Piacenza, 80 confezioni di prodotti spacciati per “Lardo di Colonnata I.G.P.”, “Mortadella di Bologna I.G.P.”e “Parmigiano Reggiano D.O.P.” a Frosinone, 25 quintali di formaggio “Castelmagno D.O.P.” prodotto in modo non conforme al disciplinare in provincia di Cuneo, circa 2.000 bufale affette da brucellosi, ma passate per sane, allevate nell’ambito di aziende produttrici di “Mozzarella di Bufala Campana D.O.P.” nel casertano e circa 12 mila chilogrammi di prodotti alimentari scaduti, privi di etichette e in cattivo stato di conservazione, tra cui “Olive Nocellara del Belice D.O.P.” contraffatte a Bari. Proprio questi dati offrono un’ulteriore testimonianza dei rischi e delle difficoltà del marchio Made in Italy.
Sono molte, infatti, le aziende costrette, per sopravvivere, ad adeguarsi a regole imposte dai grandi gruppi e a produrre a costi bassissimi per restare sul mercato, ricorrendo così a materie prime scadenti, a discapito della qualità. I danni che ne derivano sono molteplici: la privazione del marchio, l’abbassamento progressivo della qualità dei prodotti, l’imposizione di standard produttivi bassi alle aziende locali, che dovrebbero essere custodi delle produzioni tipiche e si trovano invece costrette a fare scelte che le mantengano competitive.
In questa situazione sono danneggiati non solo i consumatori, che usufruiscono di prodotti sempre più scadenti, ma anche i produttori locali, costretti ad abbassare qualità e prezzi. Cibi e bevande “taroccate”, pertanto, rischiano di finire sulle tavole degli italiani in occasione delle prossime festività natalizie e proprio a difesa dalle agropiraterie che nasce “Vero o Falso”, un’iniziativa organizzata a Roma dal Corpo forestale dello Stato sulla sicurezza agroalimentare e sulla tutela dei prodotti di qualità, che hanno fatto grande l’immagine dell’Italia nel mondo.
All’evento parteciperanno alcuni dei principali Consorzi di Tutela, come l’Aidepi, Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, il Consorzio Gorgonzola DOP, quello dell’Olio extravergine Toscano IGP, quello del Parmigiano Reggiano DOP, quello del Prosciutto di Parma DOP, quello del Prosecco DOP, il Consorzio Cotechino e Zampone Modena IGP, il Consorzio Alba Export Sevinovà, l’Unaprol, l’Associazione Libera, il Gruppo Alce Nero, La Bella della Daunia DOP e Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra. Scopo dell’evento è stato non solo quello di evidenziare l’attività svolta contro le agropiraterie ma, attraverso l’ausilio di personale specializzato, comprendere come il consumatore, adeguatamente informato, possa imparare ad acquistare in modo consapevole e riconoscere i veri prodotti di qualità. A margine delle degustazioni dei prodotti tipici italiani sono stati dati preziosi consigli per non cadere nelle truffe alimentari e saper scegliere gli alimenti giusti da portare sulle nostre tavole. In occasione dell’evento è stato presentato anche il calendario istituzionale del Corpo forestale dello Stato 2014 realizzato con il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e dedicato al contributo ambientale dell’Italia alla ricchezza dell’Europa. Un calendario fotografico che celebra la bellezza del nostro Paese e conduce in un viaggio immaginario che collega la maestosità delle montagne, l’importanza delle foreste e degli animali che le popolano, all’unicità del paesaggio agroalimentare fino tuffarsi nel blu dei nostri mari.