La città di Empoli celebra, con la mostra Pontormo e il suo seguito nelle terre d’Empoli, uno dei massimi pittori italiani del Cinquecento, Jacopo Carucci, detto il Pontormo, nato nel borgo di Pontorme, a Empoli, nel 1494. L’importante evento culturale, inaugurato lo scorso 29 novembre e visibile fino al 2 marzo 2014, vuole essere il fil rouge che collega tutti quegli artisti che ebbero in Pontormo un modello da seguire, e che hanno lasciato un segno tangibile nel nostro territorio. La mostra è inserita nella collana “La città degli Uffizi” (nato da un protocollo di intesa sottoscritto dalla Provincia di Firenze e dal Polo Museale Fiorentino), diretta da Antonio Natali - direttore della Galleria degli Uffizi e curatore scientifico della Casa del Pontormo – ed è curata da Cristina Gelli, coadiuvata da alcuni storici dell’arte empolesi: Belinda Bitossi, Emanuele Castellani, Marco Campigli e David Parri.
I luoghi espositivi dell’esposizione sono la Casa del Pontormo, la Chiesa e la Compagnia di San Michele arcangelo. La mostra nasce con lo scopo di celebrare il Pontormo nel suo luogo natio, non solo aprendo ad un più vasto pubblico la sua ‘casa’, ma anche mostrando l’eredità culturale che ha lasciato nel territorio empolese. Il legame con la Galleria degli Uffizi - presupposto necessario perché la rassegna sia annoverata nella collana “La città degli Uffizi “ - è stabilito non solo dalla pontormesca Madonna del libro, che da qualche anno è in deposito dagli Uffizi nella Casa del Pontormo, ma anche dalla bellissima tela raffigurante il Sant’Eligio di Jacopo da Empoli, detto l’Empoli, pittore la cui famiglia era originaria della nostra città. “Finalmente ‘La città degli Uffizi’ tocca Empoli.
Da tempo se ne ragionava; ma le condizioni sono maturate solo in quest’anno 2013”, ha sottolineato Antonio Natali. “L’occasione è stata offerta dalla mostra che sarà aperta l’anno venturo a palazzo Strozzi, titolata Pontormo e Rosso. Divergenti vie della ‘maniera’. L’esposizione empolese, con poche opere – però sapientemente selezionate –, riesce a dar conto sia delle virtù magistrali del Pontormo che dell’influenza a gittata lunga esercitata dalla sua espressione nei luoghi intorno al suo natio.
Di nuovo un’Amministrazione comunale prende animo e coraggiosamente forza la mano alla crisi per un’impresa culturale volta all’educazione e alla maturazione della coscienza storica della gente. In questo caso: di Pontorme e d’Empoli”. “Le opere esposte nella Casa del Pontormo, nella Chiesa e nella Compagnia di San Michele arcangelo – ha sottolineato Cristina Gelli, curatrice della mostra - aspirano a dar conto dell’eredità del magistero di Jacopo Carucci su alcuni artisti, la cui attività trova espressione nel territorio empolese.
La mostra ruota attorno ai due santi, Giovanni evangelista e Michele arcangelo, dipinti da Jacopo per “gli uomini di Puntormo” intorno al 1519 e conservati, da quel momento, all’interno della chiesa ad incorniciare un’immagine venerata. Nella Casa del Pontormo, oltre ai disegni di Jacopo che raccontano dei suoi primi anni di formazione nella bottega di Leonardo, è conservata, ormai dal 2006, la Madonna del libro. Essa è inizio e fine, al tempo stesso, della mostra. Esposta in quelle stanze che videro Jacopo bambino (stanze che ancora oggi sono fedeli custodi di memorie intime e segrete), trae dall’attuale collocazione forza e alimento.
Ci fa partecipi di una vita privata, di antichi affetti, di moti dell’animo, di un bagaglio di sentimenti, che pur sempre vivono nella corrispondenza tra chi va e chi resta”. LUOGHI DELLA MOSTRA Casa natale del Pontormo, acquisita dal Comune di Empoli nel 1994 e restituita alla pubblica fruizione nel 2006 nell’ambito delle“Case della memoria” e centro didattico per i beni culturali. Qui troviamo anche laboratori educativi per gli alunni e una nuova sala multimediale. La mostra poi prosegue nella Chiesa e nella Compagnia di san Michele arcangelo, dove è custodita la pala di San Giovanni evangelista e San Michele arcangelo, realizzata dall’artista per i suoi concittadini pontormesi. GLI ARTISTI Si tratta di pittori che, a vario titolo, in momenti diversi - nella seconda metà del Cinquecento fino ad arrivare agli esordi del secolo successivo - hanno guardato a Pontormo, secondo ottiche differenti: chi desumendone direttamente, chi traendone spunti linguistici.
Si tratta di artisti noti anche al grande pubblico come il Bronzino e Jacopo da Empoli, altri meno noti, ma altrettanto importanti come Naldini e Macchietti, conosciuti tra l’altro per aver preso parte all’impresa della decorazione dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio. I disegni del Pontormo, esposti nella ‘Casa’, oltre a testimoniare l’importanza del disegno nell’arte dell’artista, faranno luce sui rapporti tra lui e Leonardo.