Un'iniziativa quella di oggi a Firenze che viene al termine di una stagione di mobilitazione degli operatori dei Centri per l'Impiego in Toscana che ha dato luogo ad assemblee, incontri con la regione, redazione di documenti da parte del coordinamento dei lavoratori in rapporto con le categorie e la confederazione regionale. Il tema della precarietà dei lavoratori dei servizi ( il 50% del totale in Toscana) della difficoltà ad una reale "presa in carico" dei disoccupati, del carico di burocrazia scollegata da una reale efficacia e le incertezze determinate dalla riforma istituzionale e dalla gestione di nuove campagne come la "garanzia giovani" sono state l'oggetto della giornata di dibattito di oggi. "Il riordino e il potenziamento dei servizi per l'impiego sono una delle strade insieme al rilancio della domanda per un'efficace politica di contrasto alla disoccupazione che una gestione emergenziale come l'attuale certo non può garantire”: così Daniele Quiriconi, segretario regionale con delega al mercato del lavoro. “In Europa, ha detto tra l'altro, “ci sono esempi di centri per l'impiego che funzionano.
Basti pensare che in una regione di dimensioni analoghe alla Toscana, la Renania Palatinato in Germania, gli addetti ai centri per l'impiego sono circa 5.200 (oltre 5 volte in più che in Toscana). Il risultato è un collocamento pubblico di circa il 33% di lavoratori contro un 3% della nostra realtà. Personale ridotto all'osso e per di più al 50% precario (dato toscano), non sono certo un buon viatico per un buon funzionamento”. “In tempo di crisi i centri per l'impiego intercettano la grande domanda di lavoro e questo li sottopone ad un alto rischio pregiudizio, il pregiudizio che siano inefficaci se non del tutto inutili”: così Alessio Gramolati segretario generale della Cgil Toscana. “Il problema”, ha aggiunto, “è che la domanda che viene loro posta è impropria, non tocca a loro creare lavoro.
Va da se che se il lavoro ci fosse, tornasse ad esserci, il loro ruolo sarebbe insostituibile, da qui la necessità di difenderli e rafforzarli. “Che fare in tempo di crisi? Intanto strutturare il sistema dei servizi per l'impiego che non c'è nel nostro paese”, Serena Sorrentino, segretaria nazionale della Cgil, ha le idee chiare in proposito. “500 milioni spende l'Italia”, aggiunge, “5 miliardi la Germania, 6.800 gli addetti da noi, tanti quanti nella sola Berlino. E' assolutamente necessario investire nelle politiche attive del lavoro, in tutte quelle politiche che possono riavviarlo”.
“E non mancherebbero”, conclude, “neanche le risorse, sarebbe sufficiente accedere al fondo sociale europeo”. Un'agenzia regionale dei servizi per il lavoro, dalla quale dipenderanno i centri per l'impiego oggi gestiti dalle Province. E' questa l'ipotesi di riorganizzazione sulla quale sta lavorando la Regione Toscana, alla luce delle incertezze, che permangono, sul futuro delle Province e dei problemi, più immediati, legati alla mancanza di fondi. Lo ha spiegato oggi l'assessore al lavoro Gianfranco Simoncini intervenuto all'Istituto Stensen, a Firenze, al convegno organizzato da Cgil Toscana sul tema "I servizi per l'impiego nella crisi economica".
"I servizi per l'impiego – ha detto l'assessore - si sono rivelati in questi anni uno strumento importante per fronteggiare la crisi economica in atto. Basti pensare che da luglio 2009 si sono presentati agli sportelli circa 80 mila lavoratori ai quali sono state erogate 550 mila azioni di politica attiva. E' un servizio che non possiamo permetterci di interrompere, anche perchè fra breve dovranno fare i conti con l'attuazione dell'Aspi, introdotto dalla legge 92 del 2012 e dalla prossima attivazione della Garanzia giovani.
Per questo la Regione, per garantire, anche in questa fase di incertezza, la prosecuzione dell'attività dei centri, ha anticipato 7 milioni di euro di risorse e previsto nella proposta di bilancio 2014 ulteriori risorse. Grazie a queste sarà possibile, da gennaio 2014, sopperire ai ritardi con i quali giungeranno i fondi del Fse che in parte contribuiscono a finanziarli". Se il problema di una definizione dell'assetto istituzionale dopo il superamento delle Province dovrà necessariamente essere affrontato anche a livello nazionale, la creazione di un'Agenzia regionale che ne raccolga le competenze potrebbe anticipare i tempi e costituire poi un'articolazione regionale di un futuro sistema nazionale del lavoro.
Questa proposta è stata inserita nella bozza di DPEF 2014 inviato insieme al Bilancio al Consiglio regionale. "All'agenzia regionale potrebbero essere affidati i compiti per quanto riguarda il collocamento e le politiche attive del lavoro, a suo tempo conferiti alle Province. I centri per l'impiego dovrebbero trasformarsi in strutture periferiche dell'agenzia, con compiti di accoglienza ed erogazione dei servizi, in rapporto con il territorio e con i privati. L'agenzia nazionale dovrebbe avere funzioni di coordinamento e monitoraggio".
"Il confronto col Governo nazionale - ha concluso - dovrebbe permettere di fare un salto di qualità significativo al sistema, con la dotazione di risorse adeguate alle medie europee, superando la pesante sottostima della realtà italiana, e garantendo al tempo stesso la definizione di standard uniformi di servizi e di personale a livello nazionale.