Oggi è stato annunciato lo sciopero dei bancari, a Firenze si svolgerà un presidio con inizio alle ore 11 di fronte alla Prefettura di Firenze. Le organizzazioni sindacali del settore chiedono da tempo una legge per porre un tetto agli stipendi dei manager della finanza, e non solo per motivi etici e di buon senso. Oggi un manager arriva a guadagnare fino a 163 volte più dei dipendenti. "La crescita senza equità non è una crescita che fa bene al paese perchè accentua le differenze e distrugge la classe media e la propensione al consumo, quindi non si tratta solo di una questione etica.
La piccola e media impresa, che costituisce la base economica prevalente nel nostro territorio, soffre della stessa creditizia, cosi come molte famiglie e molti giovani che non riescono ad accendere un mutuo" "Le banche si autodefiniscono socialmente responsabili e da anni hanno fatto della CSR (Responsabilità Sociale d’Impresa) un loro elemento di distinzione: in realtà non hanno mai posto i cosiddetti stakeholders cioè i “portatori di interessi” (azionisti, clienti, dipendenti) sullo stesso piano ma hanno invece adottato strategie e policy a vantaggio dei soli azionisti La crisi globale che ha distrutto nel mondo 40 milioni di posti di lavoro è nata dal comportamento irresponsabile della finanza globale e in particolare dal crack della Lehman Brothers.
La crisi è il prodotto di un modello sociale ed economico basato sulla creazione del denaro dal nulla, cioè sull’uso della finanza di carta e sul debito che crea profitto per pochi. Lavoratori e risparmiatori hanno pagato i costi causati dagli errori e dalla cupidigia di pochi banchieri. Solo 5 anni fa il sito di ABI “Patti Chiari” garantiva ai risparmiatori italiani che le obbligazioni Lehman erano semplici e a basso rischio, nonostante 6 mesi prima il rischio emittente fosse salito fino al 50%. L’atto, di natura politica, con cui ABI, il 16 settembre scorso, ha disdettato con 10 mesi di anticipo il Contratto Nazionale del Credito, conferma che le banche continuano a non interessarsi alla ripresa dell’occupazione, in un paese martoriato da livelli crescenti e altissimi di disoccupazione giovanile (40%), e nonostante si fossero assunte un preciso impegno al ricambio generazionale con il contratto siglato nel 2012 e adesso disdettato La mancata riforma del fondo di sostegno al reddito di settore (interamente finanziato da aziende e lavoratori bancari), se non sanata da un accordo tutto da costruire con ABI, porrebbe a carico della fiscalità generale e dunque della collettività, il costo delle future crisi occupazionali di settore che ABI già oggi dichiara imminenti.
Dal 2000 al 2011 sono state mandate in esodo, grazie al fondo di settore creato alla fine degli anni ’90, 48000 persone in tutto il paese. Oggi ABI dichiara ancora esuberi per circa 30000 addetti che sarebbero in eccedenza a causa dell’abbassamento dei ricavi e dell’automazione del lavoro che sposta le transazioni dalla rete fisica delle filiali alla rete telematica della banca on line. Dunque avremmo troppe filiali e troppi addetti: peccato che i dati forniti dalla BCE dicano tutt’altro: in Italia abbiamo 5,3 sportelli ogni 10000 abitanti (dato in linea con la media europea di 5,1 e inferiore al dato spagnolo e a quello francese).
Inoltre in Italia ci sono 51 addetti ogni 10000 abitanti mentre la media europea è di 63 (il dato è addirittura più alto in Germania Francia e Regno Unito rispettivamente di 80, 64, 72 addetti)* - Dall’inizio della crisi, e, nonostante i ripetuti appelli e pressioni da parte dei sindacati, delle associazioni di consumatori, degli enti locali, le banche italiane sono progressivamente venute meno alla loro funzione creditizia di sostegno a imprese e famiglie. Ben 254 miliardi di Euro presi in prestito dalla BCE al tasso del 1% sono stati dirottati interamente sull’acquisto di titoli pubblici mentre gli impieghi alla clientela sono diminuiti in un anno del 44%.
I dati nazionali ci dicono che il credito cosiddetto deteriorato è maggiormente riconducibile (per due terzi) ad affidamenti di alti importi (500.000 Euro e oltre) e in misura minore ai fidi di importo medio. - Il calo di redditività denunciato da ABI è dovuto, più che al costo del personale, alla caduta del margine di interesse e dal vertiginoso aumento dei crediti deteriorati, nonché alle strategie spesso fallimentari del management del settore. Anche nella provincia di Firenze i crediti passati a sofferenza sono più che triplicati dal giugno 2009 (862 milioni) al giugno 2013 (3.054 milioni) rispetto a un numero di affidati neppure raddoppiato (da 11453 al 30/06/09 a 18702 al 30/06/13). - Il sistema bancario ha da tempo già iniziato a tagliare costi, basti pensare alla riduzione del numero delle agenzie: nella provincia di Firenze al 31/07/13 erano aperti 656 sportelli bancari.
Le chiusure di filiali sono state 75 nel 2012 e 51 nei primi 7 mesi del 2013. - ABI dichiara espressamente e per iscritto che lavoratrici e lavoratori del settore non sono in linea con il nuovo modo di fare banca. Ma il punto è proprio questo: se il nuovo modo di fare banca si sintetizza in “più vendita di prodotti finanziari e meno credito alle imprese” non è solo il bancario a dover cambiare ma l’intera legislazione sul ruolo delle banche nel nostro paese, a partire dall’art 47 della Costituzione: se le banche vogliono piena libertà di iniziativa economica devono rinunciare a tutele e prerogative che sono riservate a chi ha un ruolo di gestione del risparmio riconosciuto dallo Stato. - ABI ritiri le accuse provocatorie e gratuite sulla scarsa professionalità ed inadeguatezza dei colleghi.
Il rilancio del settore e il recupero dei ricavi non si otterrà scardinando diritti e tutele e privando la categoria di un solido impianto contrattuale costruito nel tempo con lotte e sacrifici - ABI dovrebbe essere consapevole del fatto che sempre più bancari sono vittime di stress da lavoro correlato per le sempre più violente pressioni commerciali a lavorare non per il credito e la raccolta tradizionali ma per la pura speculazione finanziaria. Vogliamo piani industriali veri, che guardino al lungo periodo e tornino a porre attenzione vera allo sviluppo del paese e alla soddisfazione della clientela, e non solo ai profitti di breve periodo"