Lo spettacolo La Locandiera di Carlo Goldoni con Nancy Brilli, regia di Giuseppe Marini debutta al Teatro Verdi di Firenze giovedì 24 ottobre Spietata, modernissima e proto-strindberghiana lotta tra i sessi, La Locandiera, oltre a sancire il mio esordio registico nel pianeta Goldoni, non ha mancato di esercitare nel tempo, un lungo tempo, proprio come la sua protagonista, una certa misteriosa malia incantatrice. Mistero che apre oggi delle possibili fessure di comprensione e interpretazione in quella sorta di trattato, lucido e precisissimo, sull’egotismo o, meglio ancora, sul narcisismo, che da sempre sembra trovare nella sfera amorosa il suo terreno di applicazione privilegiato, e che illumina Goldoni come un autentico figlio del suo secolo, accostabile, in questa ipotesi, a de Sade e Choderlos de Laclos. Nel deserto dei sentimenti, tra le macerie di un desiderio sempre più confuso e confusamente recalcitrante al suo soccombere, l’Eros riemerge nella sua forma più odiosa, quantunque comica e divertente nel caso del capolavoro goldoniano, quella che reca il marchio della supremazia, della rivalsa e della punizione, spesso autoinflitta. Nel perverso, quanto sterile gioco di relazioni pericolose, l’Amore è sostituito dalle sue recite e la finzione si serve dell’Amore stesso come strumento e mai come autentica componente affettiva, fino al punto che il desiderio (maschile) faticosamente ritrovato, viene deriso e sbeffeggiato prima di morire, sacrificato sull’altare di un narcisismo (femminile) che tra calcolo, opportunismo, rivalsa, anche interclassista (ma le cose non andranno affatto meglio, come si vedrà, tra componenti della stessa classe) procede, costi quel che costi, senz’altro oggetto se non il proprio cieco, inutile, solitario trionfo. Giuseppe Marini Come è stato gravoso stare lontano dalle tournée per ben nove anni.
è volato questo tempo, ho fatto una quantità di cose indispensabili per la mia vita ma non vedevo l'ora di ricominciare a girare, a portare il mio lavoro alle persone che altrimenti non vi avrebbero avuto accesso se non in tv o al cinema. E non è lo stesso. La vibrazione umana è un'altra cosa, che tu stia su o giù dal palcoscenico. E il bisogno di tornare ad essere padrona della mia professione ormai non era più ignorabile. La follia mi è mancata in questi anni. Il quotidiano necessita soprattutto di organizzazione e pragmatismo, qualunque madre lavoratrice lo sa, ma per un'artista è una condizione un po' scomoda.
Non accettare set lontani da casa e spettacoli itineranti è stata una scelta imprescindibile, a volte ci sono priorità che dobbiamo riconoscere e accogliere; ma poi mio figlio è cresciuto e comunque i miei pensieri non ne potevano più di starsene acquattati sotto le necessità, urgevano sottopelle, chiedevano aria. E allora un Classico. Importante. Essenziale. Netto. Elegante. La perfezione del meccanismo-commedia, la necessità di misurarsi con una lingua inclemente da rendere organica e accessibile, l'accettazione della convenzione teatrale che esige azioni poco realistiche, il potermi calare in una personalità fredda, vanitosa e calcolatrice tanto lontana da me, sicuramente tutto questo mi attrae della “nostra” Locandiera.
L'abbiamo voluta senza vezzi e mossette, pronipote finalmente evoluta nei modi della servetta Colombina; Mirandolina è seduttiva per tornaconto personale, fatto brutto, piccolo, avido e purtroppo molto contemporaneo, e crudelmente non considera il dolore altrui, ma è anche fortemente indipendente, e questo invece di lei mi piace assai. Cerca di bastare a se stessa, di governare il gioco da padrona, ma è sola, solissima, e questo mi fa pena. Povera, povera gente, sempre lì a dannarsi per la supremazia sull'altro sesso.
Quanti rapporti ho visto naufragare in lotte di potere! E di Amore non se ne parla. Invece qui, in Teatro, in questo momento e in questo modo, nelle mani intelligenti, colte e sensibili di Giuseppe Marini, nel talento di Nicoletta Ercole e Alessandro Chiti, nella rincuorante competenza dei tecnici, nella bravura e preparazione degli attori in scena, nella volontà mia e della produzione, è proprio di questo, proprio di Amore, che si tratta. Ed è cosi che deve essere. Nancy Brilli NANCY BRILLI L A L O C A N D I E R A di Carlo Goldoni con (in ordine alfabetico) Fabio Bussotti (Marchese di Forlipopoli) Giuseppe Marini (Cavaliere di Ripafratta ) Maximilian Nisi (Conte d'Albafiorita) e con Fabio Fusco (Ortensia), Andrea Paolotti (Fabrizio) scene Alessandro Chiti costumi Nicoletta Ercole adattamento e regia Giuseppe Marini