Fauna selvatica sempre più fuori controllo in provincia di Siena. In primo piano i lupi che in branco negli ultimi due giorni (tra sabato e domenica) hanno seminato il terrore tra gli imprenditori agricoli, ormai disperati e costretti a chiudere gli allevamenti. I famelici predatori la notte scorsa hanno sferrato un nuovo attacco al gregge dell’azienda agricola Fratelli Mori di Palazzone a San Casciano dei Bagni (Siena), uccidendo le ultime tre pecore di un gruppo di cinquanta, decimato nell’arco di poco più di un anno.
Il fatto è accaduto alla distanza di appena tre settimane dall’ultima incursione in cui sono stati fatti fuori altri quattro capi di bestiame. «A questo punto – dichiara Mario Mori affranto, disperato, sconcertato e incredulo – non mi resta che chiudere l’allevamento degli ovini (duecento mila euro di investimento) che non esiste praticamente più e rinnovo prendendomi tutte le responsabilità la “taglia” di 1000 euro (istituita 20 giorni fa anche in maniera provocatoria) da corrispondere a chiunque possa fornirci i lupi vivi o morti.
L’anonimato è garantito». Hanno il sapore dell’esasperazione le parole di Mori, preoccupato anche per l’allevamento della chianina (ha già perso due vitelli per colpa dei lupi), ma non quello della resa, perché nonostante tutto vuole continuare a fare questo lavoro, ma nelle condizioni giuste e non vuole lasciare la sua terra nelle fauci di certi predatori. La soluzione, però, appare lontana, in quanto esiste una legge nazionale che protegge i lupi e di abbattimenti non se ne parla. «Dopo ogni attacco dei lupi – aggiunge Mori – interviene la Polizia provinciale, si fanno indagini, le istituzioni vengono informate e tutto quanto, ma alla fine l’unica risposta è che (esibendo i resti delle carcasse quando si ritrovano) si può ottenere un indennizzo, ma a me non basta perché io non voglio l’elemosina, voglio che lo Stato protegga chi lavora.
Si è fatto tanto negli anni per rendere questo bel territorio accogliente per tutti, ma adesso siamo davvero alla frutta e si sta tornado ad un imbarbarimento, ad una terra di lupi che allontanerà i turisti, gli investitori e gli abitanti». Sabato passato, invece, (siamo ancora a Palazzone) i lupi, affamati, si sono spinti fino alle porte del centro abitato. I predatori hanno attaccato in pieno giorno un gregge di pecore dell’allevamento di Barbara Sebastiani a Stabbiano di Sotto. Un addetto ai lavori ha liberato una pecora minacciando il lupo con una pala, che impenitente ha faticato non poco a mollare la presa.
«L’altra sera verso le 19 – racconta Claudio Nardi, responsabile dell’allevamento – mentre lavoravo in prossimità del capannone delle pecore, improvvisamente sono corse verso di me ed incredibilmente ne ho vista una che, poverina, aveva un lupo adulto aggrappato sulla schiena. Ho subito afferrato una pala minacciando il lupo che fortunatamente ha lasciato l’animale, anche se devo dire che non l’ho visto molto intimorito, tant’è che si è allontanato senza correre, anzi camminando tranquillamente».
«La pecora non è morta – prosegue Nardi – tuttavia, come del resto ne sono già a conoscenza perfettamente le istituzioni, gli attacchi dei lupi affliggono da circa tre anni gli allevatori della frazione di Palazzone». «La questione – aggiunge Nardi parlando per la sua azienda – ha assunto davvero dei connotati allarmanti perché il lupo dell’altro giorno si è avvicinato di fatto a poco meno di cento metri dalle abitazioni: ho davvero temuto per la mia incolumità fisica. Era adulto e rispetto a precedenti personali avvistamenti era più scuro e più grande». Il tutto è spia di una fauna selvatica ormai totalmente fuori controllo nel senese, come sostiene da tempo con forza l’Unione Provinciale Agricoltori di Siena (Confagricoltura).
«Oltre alla pericolosità dei noti predatori – sottolinea preoccupato Alessandro Cinughi de Pazzi, presidente dell’Unione – la loro fitta presenza sta a significare che la provincia di Siena è diventata un enorme parco naturale dove a farla da padrone sono gli animali selvatici che vivono ormai indisturbati, con danni all’agricoltura incalcolabili». Prima di questa volta l’azienda “Sebastiani” ha subito un altro attacco nel mese di maggio, per il quale la titolare ha fatto le relative denunce alle quali sono seguiti gli accertamenti del caso da parte della Polizia Provinciale e poi dell’Asl di Montepulciano.
Servono, dunque, nuovi e radicali provvedimenti a salvaguardia del reddito degli agricoltori, volti al contenimento delle specie che hanno raggiunto una densità sul territorio non più sostenibile. Il lupo è una specie protetta, per cui non può essere cacciato, ma qualche soluzione può e deve essere trovata. Una alternativa all’abbattimento potrebbe essere quella di catturare i lupi e portarli in zone più isolate, lontano dalle aziende agricole e dai centri abitati rendendo così difficile il raggiungimento delle zone abitate.
Ma sicuramente non basta. Senza parlare di tutti i danni e problemi che arrecano anche gli ungulati, come cinghiali, daini e caprioli. Ormai una vera piaga per la provincia di Siena. «L’Amministrazione Provinciale – spiega Alessandro Cinughi de Pazzi – si dovrebbe far carico di tenere sotto controllo la fauna selvatica attraverso la pratica della caccia e con gli abbattimenti selezionati. La Provincia non ha fatto tutto quello che era necessario. Solo operazioni che evidentemente non sono state sufficienti».
«Lo diciamo da molto tempo – rincara Cinughi – che il problema esiste, ma ci viene risposto che i danni diminuiscono e non ci sono problemi. Riteniamo invece che solo apparentemente ci sono meno danni, perché in realtà ci sono meno denunce in quanto gli agricoltori si sono stancati di farle». Le richieste di indennizzi (peraltro insufficienti), sono infatti pratiche burocratiche assai laboriose e quindi costose in termini di tempo e denaro. «L’Unione – conclude Cinughi – continuerà la sua battaglia nei confronti di Enti e Istituzioni preposti alla gestione di fauna selvatica come ungulati e lupi, che fino ad adesso non hanno ottemperato a quanto richiesto ormai da anni alla nostra organizzazione». Tutelare il territorio dell’area protetta, preservare la biodiversità resta la mission principale del parco, ma lo è anche la tutela dei suoi abitanti, che sono i custodi del territorio.
Principio questo che l’Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ribadisce fortemente dopo la notizia di probabili danni derivati dall’attacco di lupi al bestiame di allevatori dell’area di Premilcuore e di San Godenzo, anche se al momento sono in corso gli accertamenti di verifica se si tratta di danni provocati dal lupo oppure da cani selvatici, fenomeno questo in continuo aumento. “L’intenzione dell’ente – sottolinea il presidente Luca Santini - è quella di consentire al lupo di vivere nei nostri territori, anche perché come ben sappiamo l’ambiente naturale ha bisogno dei predatori per mantenere un suo equilibrio e la presenza del lupo è un segno di salute di un territorio naturale, ma diventa ugualmente importante tutelare gli uomini che vivono nel parco o nelle sue immediate vicinanze, l’uomo che vive in montagna e quelle attività produttive che rappresentano una risorsa e una ricchezza di un territorio montano”.
Il parco, già con la presidenza vicaria di Gabriele Locatelli, si era attivato per la ricerca di collaborazioni con gli enti territoriali per la gestione faunistica a partire dal 18 agosto 2010 per arrivare poi all’incontro incontro conclusivo l’8 maggio 2013 con la regione Emilia Romagna e Toscana, la Provincia di Firenze, di Arezzo e Forlì – Cesena e l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca ambientale) dove si è convenuto di istituire un tavolo che deve portare alla definizione degli indirizzi di carattere gestionale sulla fauna selvatica.
Come aveva dichiarato a suo tempo Gabriele Locatelli: “Lavorare insieme per lavorare meglio è l’obiettivo che ci si è posti, nella tutela delle diverse prerogative di ogni singolo ente”. “E’ nostra intenzione – ribadisce Santini – andare rapidamente in questa direzione con i soggetti preposti, le tre Province e le due Regioni. Diventa fondamentale mettere in sinergia le varie competenze perché dobbiamo soltanto mettere in atto misure adeguate per rendere possibile una convivenza tra il lupo e le attività antropiche.
Gli allevatori, le comunità locali si aspettano dai soggetti che si occupano di tutelare il territorio, e con esso chi vi abita, una risposta rapida per il raggiungimento degli obiettivi che gli enti si sono prefissati. Cercare insieme una soluzione condivisa, per una valorizzazione del territorio, delle risorse umane e di quelle naturali”.