Approvato il nuovo regolamento regionale per i servizi all’infanzia. La Toscana compie un nuovo passo avanti nella qualificazione dei propri servizi rivolti ai bambini di età compresa tra i 3 mesi ed i 3 anni. Il nuovo regolamento introduce novità riguardo alla qualificazione del personale che opera nei nidi, al rapporto numerico tra educatori e bambini, alle caratteristiche delle strutture e punta molto sull’armonizzazione tra i servizi creando un Coordinamento gestionale e pedagogico di ambito comunale e zonale. D’ora in avanti nei nidi toscani gli operatori dovranno essere laureati o diplomati, il rapporto tra educatori e bambini sarà di 1 a 6 per i bambini sotto i 12 mesi, di 1 a 7 per i bambini tra i 12 e i 24 mesi e di 1 a 10 per i bambini tra i 24 e i 36 mesi.
Le strutture dovranno dedicare una media di 5 metri quadri a bambino. Il regolamento prevede, inoltre, che tutti i nidi abbiano una carta dei servizi per aiutare le famiglie nella scelta della struttura più adatta alle loro esigenze e che in ogni Comune possa essere istituito un registro degli educatori, per mettere a disposizione delle famiglie personale qualificato disponibile per prestazioni private. “Questo nuovo regolamento – spiega la vicepresidente della Toscana ed assessore regionale a scuola, università e ricerca, Stella Targetti – punta a innalzare la qualità dei servizi per la prima infanzia e a semplificare le regole.
Il primo obbiettivo si raggiunge prestando particolare attenzione alla qualifica professionale di chi lavora nei nidi e quindi sta quotidianamente con i bambini. La semplificazione passa invece da alcune nuove norme e dal tentativo di creare un sistema sempre più integrato tra pubblico e privato e una governance del sistema sempre più omogena a livello zonale e regionale”. “Questo – prosegue Targetti – è dunque un regolamento che vuole essere all’altezza del sistema toscano di servizi per la prima infanzia, che è riconosciuto come uno dei migliori a livello nazionale”. Il nuovo regolamento è stato approvato nella seduta della Giunta regionale nei giorni scorsi, dopo aver compiuto un percorso di confronto e concertazione durato due anni.
Il testo, infatti, è stato discusso prima nelle Conferenze zonali dell’istruzione, poi con Anci ed infine in Consiglio regionale, dove la Commissione cultura l’ha approvato all’unanimità il 3 luglio scorso. Principali novità contenute nel regolamento: - Definiti i nuovi standard e i requisiti strutturali e organizzativi dei servizi educativi. Si è scelto di consentire maggiore flessibilità nel rapporto tra numero dei bambini e metri quadri della struttura e tra numero dei bambini e numero degli operatori: 1) Fino ad oggi le regole prevedevano 6 metri quadri per bambino, riducibili a 4 metri in ambienti polifunzionali (cioè nelle strutture dove i bambini usano gli stessi spazi per più funzioni: giocare, mangiare, dormire).
Con il nuovo regolamento si passa a 5 metri quadri per bambino. E’ inoltre prevista la possibilità di accogliere bimbi in soprannumero (20% in più) rispetto alla capienza della singola struttura, considerando che la frequenza del nido è piuttosto irregolare e che di solito i bimbi presenti sono in numero inferiore rispetto agli iscritti. 2) Il rapporto numerico tra educatori e bambini fino ad oggi era 1 a 6, che passava a 1 a 9 in caso di assenza di bambini sotto i 18 mesi. Da oggi il rapporto diventa più flessibile: 1 a 6 per i bambini sotto i 12 mesi; 1 a 7 per i bambini tra i 12 e i 24 mesi; 1 a 10 per i bambini tra 24 e 36 mesi. - Fissati i titoli di studio necessari per l’esercizio delle funzioni di educatore, personale ausiliario e del coordinatore pedagogico dei servizi per l’infanzia: per esercitare la funzione di educatore serviranno lauree e diplomi tematici, non sarà più possibile accedere a questo incarico per chi ha solo qualifiche professionali o il titolo di operatore sociosanitario.
Dato che la qualità dei servizi passa principalmente dalla qualità del personale impiegato, si è voluto puntare sulla maggiore qualificazione possibile del personale (ferma restando la salvaguardia dei lavoratori già impiegati e di chi era già in possesso dei titoli precedentemente richiesti). L’elenco dettagliato di tutti i titoli di studio necessari per accedere al ruolo di educatore, personale ausiliario e del coordinatore pedagogico dei servizi per l’infanzia è riportato nell’art.13 e seguenti del regolamento; - Nasce il Coordinamento gestionale e pedagogico dei servizi e di ambito comunale e zonale, con l’obiettivo di superare le le differenze -a volte molto marcate- che si riscontrano tra servizi, anche all’interno di uno stesso Comune.
Il Coordinamento sarà un organismo di raccordo che punterà ad armonizzare le regole e, in prospettiva, anche le tariffe; - Due nuovi strumenti a disposizione delle famiglie: per aiutare le famiglie a scegliere la soluzione più adatta per le loro esigenze ed alle loro aspettative, ogni struttura pubblica e privata dovrà dotarsi di una carta dei servizi. Ogni Comune potrà inoltre istituire l’elenco comunale degli educatori, in modo da mettere a disposizione delle famiglie personale qualificato per lo svolgimento di prestazioni di tipo privato; - Potenziamento dei nidi domiciliari: questi servizi si ispirano all’esperienza delle tagersmutter di derivazione nord europea, sono più flessibili ed hanno costi inferiori rispetto ai nidi classici.
Vengono attivati presso un’abitazione, dove un operatore professionale accoglie da 3 a 6 bambini. La presenza di un operatore professionale è imprescindibile nell’ottica della salvaguardia della qualità del servizio e della sicurezza dei bambini. Il nuovo regolamento, al fine di ridurre i rischi legati alla ‘solitudine’ dell’operatore (che può ammalarsi, avere malori, avere impegni urgenti e imprevisti, ecc), introduce la necessità di procedure per le sostituzioni o la compresenza di più operatori in caso di preparazione dei pasti. - Riclassificazione dei servizi educativi, che potranno cambiare denominazione per adeguarsi alla normativa nazionale. Il regolamento stabilisce inoltre la possibilità di sperimentare servizi educativi per bambini da 3 mesi a 6 anni, i procedimenti per l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture, le modalità di vigilanza e controllo da parte dei Comuni (minimo di due ispezioni all’anno). Nidi d’infanzia, i numeri in Toscana In Toscana il rapporto tra posti disponibili nei servizi educativi per l’infanzia e bambini residenti di età compresa tra i 3 ed i 36 mesi è del 31,7%, una percentuale molto superiore alla media nazionale del 19% e superiore anche a quella delle regioni del centro-nord (22-25%).
Un dato che va migliorando negli anni, dato che è cresciuto del 3% dal 2007 (28,7%-31,7%). “Per noi i servizi all’infanzia sono una priorità – ha spiegato la vicepresidente della Toscana e assessore a scuola, Università e ricerca Stella Targetti – ed è per questo che continuiamo ad investirci nonostante i tagli che ha subìto il bilancio della Regione. Ogni anno finanziamo i Comuni toscani con circa 8 milioni di euro per consentire l’allargamento dell’offerta di nidi e l’abbattimento delle tariffe sia delle strutture pubbliche che private.
Inoltre da sette anni finanziamo un intervento per l’erogazione dei buoni servizio che hanno l’obbiettivo di ridurre il costo delle iscrizione ai nidi accreditati per le famiglie che hanno i figli in lista d’attesa nei nidi comunali”. “Le nostre – conclude Targetti – sono tutte misure che mirano ad aumentare il numero di bambini che frequentano il nido, che come Regione consideriamo una esperienza fondamentale nella loro crescita individuale e sociale”. Attualmente in Toscana i servizi educativi per l’infanzia sono 1.037 , di cui il 79,2% nidi e il 20,8% servizi integrativi.
La ricettività totale è pari a 28.742 posti. Per quanto riguarda la titolarità, il 48,1% dei servizi risultano pubblici, mentre i privati rappresentano il 51,9%. Il 53% dei servizi pubblici sono a gestione indiretta. I posti nelle strutture pubbliche sono 16.068 posti, quelli nelle strutture private sono 2.674 (dati al 31/12/2011). All’inizio dell’anno educativo 2011-2012 sono risultati 8.456 bambini in lista di attesa, il 9,3% dei residenti nella fascia d’età 3-36 mesi (il dato potrebbe risultare sovrastimato dato che nel conteggio sono stati considerati anche i servizi privati per cui potrebbero risultare bambini in attesa presso più servizi).
Rispetto al 2007/2008 è mediamente diminuita la percentuale di domande non soddisfatte (-3,5%). A livello generale 1 domanda su 5 circa non è stata soddisfatta, un dato che dovrebbe abbassarsi grazie agli effetti del nuovo regolamento.