Suicidio di un giovane somalo oggi pomeriggio a Firenze. Si è gettato nel cortile del palazzo in cui viveva da occupante in via Slataper. Mohamud Mohamed Guled aveva circa 30 anni e da un anno e nove mesi era arrivato in Italia come rifugiato dalla Somalia. Nonostante questo, nonostante Guled scappasse da un paese di guerra qui in Italia non era riuscito nemmeno ad ottenere un permesso di soggiorno che gli permettesse di mangiare e avere un tetto sulla testa. Era arrivato nella casa occupata di via Slataper da circa 4 mesi perché soltanto i suoi fratelli e le sue sorelle somale lo avevano accolto.
Guled, quando incontrava i suoi amici somali aveva sempre la stessa domanda: Perché solo io non ho i documenti? Si sentiva solo e senza una via d’uscita. La Comunità delle Piagge invita tutta la cittadinanza questa sera alle 22.30 in via Slataper - zona Romito, davanti al palazzo occupato dove oggi pomeriggio si è ucciso un giovane somalo a cui era stato negato l'asilo politico. Sarà un presidio di rabbia, dolore, preghiera, silenzio, un presidio per testimoniare la nostra vicinanza alla comunità somala e a quanti in questa città e in questo paese non trovano nessuna risposta di accoglienza vera.
I pensieri dei presenti saranno raccolti in un quaderno che verrà consegnato domani all'amministrazione. "Oggi Guled ha deciso che se ne andava da questo paese che lo teneva prigioniero senza una ragione né una spiegazione e purtroppo la via di fuga è stata una finestra e ora non c’è più -commenta Lorenzo Bargellini del Movimento di Lotta per la Casa- L’Italia è uno stato che uccide. Come un paese di guerra, anzi peggio. In Italia si muore di indifferenza. Purtroppo Guled non è solo in questa situazione, ci sono centinaia di persone rifugiate in attesa dei documenti e questa è una vera tragedia per chi è arrivato qui dopo tanta sofferenza in cerca di solidarietà e di serenità.
Sono anni che decine e decine di rifugiati somali, etiopi ed eritrei con l’appoggio del movimento di lotta per la casa provano a denunciare una situazione di quotidiana lesione dei diritti umani più elementari. Come sempre si aspetta che accada qualcosa di tremendo, come quello che è successo oggi in cui qualcuno ha deciso che non ce la è faceva più. Quello che vogliamo dire però a chi parlerà di suicidio di una persona instabile è che si tratta di un omicidio, un omicidio di stato". "La morte per suicidio del giovane somalo in via Slataper è devastante per tutti noi e deve far aprire una volta per tutte gli occhi a una città che si celebra come civile, democratica, operatrice di pace, ma che er troppi aspetti non lo è.
Si è gettato nel cortile del palazzo in cui viveva da occupante senza prospettiva alcuna di una vita accettabile, in cui poter costruire un futuro degno di questa parola. Forse è stato troppo pesante il fardello che si portava dietro dalle guerre di casa sua, forse troppo vuoto il vuoto che ha trovato qui nella ricca Europa". Hanno commentato così Ornella De Zordo e Adriana Alberici "La storia di questa vita, terminata sul selciato di un cortile, così come le storie di decine di migliaia di richiedenti asilo nel nostro paese, è una storia allucinante.
Persone abbandonate dalle istituzioni nonostante i trattati internazionali e il diritto umanitario prevedano per loro assistenza e accompagnamento. In Italia i profughi sono infatti pressoché invisibili, e dire che ce ne sono poco più di trentamila contro il mezzo milione tedesco e gli ottantamila di un piccolo paese come l’Olanda. Paesi di un'Europa che ha visto morire alle sue frontiere almeno 18.673 persone dal 1988 ad oggi, come certifica il lavoro certosino di Gabriele Del Grande su Fortezza Europa." "Nell'essere vicini alle tante persone che come lui vivono o hanno vissuto questa condizione, nell'esprimere le nostre condoglianze a tutta la comunità somala cittadina, non possiamo non augurarci che Firenze possa pensare ai migranti come persone portatrici di diritti e non più come pericolosi 'clandestini', personaggi capaci di 'degradare' le nostre città.
Il degrado è rappresentato da chi non accetta la modernità dei flussi migratori, che non capisce la ricchezza delle diversità, privo di strumenti culturali com'è, e che muove i pericolosi istinti razzisti di un'opinione pubblica che, se accompagnata nel racconto dei fatti scevri da strumentalizzazioni, può restituire dignità a tutta la città e al paese in cui viviamo." Usb Sportello Immigrati Firenzesi stringe alla comunità somala cittadina ed esprime le proprie condoglianze alla famiglia: "Una società che si ritiene civile, democratica, operatrice di pace e accogliente non può tollerare e stare inerme alla richiesta di aiuto da parte di chi non può sperare in un futuro sociale e morale da parte del proprio Paese.
Le persone che cercano di essere cittadini del mondo ma non trovano nessun Paese pronto ad accoglierle e ad assisterle,sono sempre più spesso abbandonate al peso del proprio destino e alle ingiustizie del territorio". Mentre su Facebook il post del consigliere di quartiere della Lega a Padova, poi cancellato, offende il ministro dell’integrazione Kyenge e il Carroccio si dissocia, in Toscana gli esami biologici del Ris sul corpo di Ilaria Leone, hanno evidenziato tracce di liquido seminale riconducibili ad Ndoye Ablaye. «Ora che non ci sono più dubbi sul ruolo del senegalese nell’omicidio, spero che l'autore di questo efferato delitto possa trascorrere il resto della propria vita in galera».
Lo afferma Claudio Morganti, europarlamentare indipendente dell’Eld, che, oltre a rinnovare la propria vicinanza alla famiglia Leone, pone l’accento sulla presenza di un Centro di Identificazione ed Espulsione in Toscana. «Se ci fosse stato un Cie – dichiara l’europarlamentare – sicuramente questo personaggio non sarebbe stato tranquillamente in giro, nonostante non avesse alcun titolo di soggiorno e soprattutto con diversi decreti di espulsione a proprio carico. Mi domando se il Presidente Rossi farà un mea culpa per aver ostacolato la presenza di un Cie nella nostra Regione».
Infine, l’europarlamentare manda una stoccata al ministro dell’integrazione Kyenge. «Mi domando cosa ne pensi la ministra di questo caso e se condannerà anche lei il senegalese, o si calerà nel silenzio come ha fatto ultimamente con tutti i crimini commessi dagli extracomunitari». “Anche oggi l’ennesimo, pesante insulto al Ministro Kyenge: è agghiacciante che parole così gravi vengano pronunciate con una leggerezza tale, da una persona che oltretutto rappresenta i cittadini in un’istituzione, mentre nel Paese la violenza contro le donne è praticamente all’ordine del giorno.
Da parte del Pd di Firenze la massima solidarietà al ministro e una condanna fortissima alle offese razziste”. Così Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano di Firenze e Diana Kapo, responsabile Forum immigrazione e cooperazione Pd metropolitano, commentano le offese ricevute dal Ministro Cecile Kyenge da parte della consigliera di quartiere di Padova.