Un'altra, l'ennesima battaglia interna al Pd sembra debba scoppiare da un momento all'altro sulla possibile prossima riforma istituzionale. Fino a soli pochi mesi fa il dibattito che aprisse all'ipotesi di un semipresidenzialismo con doppio turno alla francese sembrava fuori discussione: è ciò che da sempre cercano e vogliono il Pdl e Berlusconi. Oggi invece la discussione è quanto mai aperta; dopo l'Imu e l'abolizione del finanziamento pubblico ora Alfano esulta per la posizione assunta da Letta che di fatto ha aperto alla possibilità di cambiare le regole per l'elezione del Capo dello Stato.
I democratici sull'argomento sono divisi ma questa non sarebbe una notizia, la vera novità è che ogni giorno che passa va allargandosi il fronte dei favorevoli al modello francese. Assolutamente contrari Rosy Bindi e l'ex segretario Pier Luigi Bersani; tra i favorevoli invece Matteo Renzi ,Walter Veltroni e Massimo D'Alema ma anche molti esponenti bersaniani. Tra questi spicca il Presidente della Toscana Enrico Rossi non sempre in sintonia con il sindaco del capoluogo fiorentino ma che oggi dichiara: "Quanto alla riforma nazionale ha detto di non avere problemi sul doppio turno e sul semipresidenzialismo" ma a una condizione “purchè si affrontino e si risolvano le questioni dell’incompatibilità e del conflitto di interessi”. Riforma istituzionale ma anche nuova legge elettorale e abolizione delle Province: " La maggioranza che governa la Toscana ha preso l’impegno di rivedere la legge elettorale - continua Rossi Questo impegno va onorato e occorre farlo entro la fine di quest’anno”.
“Non demonizzo le preferenze – ha aggiunto il presidente – e i collegi uninominali possono rappresentare una soluzione. In ogni caso sono disponibile a dare il mio contributo ad una soluzione che non può essere patrimonio di una sola parte. Discutiamone quindi con i capogruppo e troviamo un’intesa. Vorrei però arrivare ad approvare la nostra riforma un minuto prima di quando verrà approvata la riforma del sistema nazionale”. Per Rossi tre livelli istituzionali locali (Comuni, Province, Regioni) non reggono in questa fase di crisi e si è augurato che il Governo decida entro luglio per l’abolizione delle Province. Sì di Rossi anche al Senato delle Autonomie con 120 membri al posto degli attuali 315, così come previsto anche dal documento stilato dai saggi nominati dal presidente Napolitano e così da risparmiare tra indennità e rimborsi 380 milioni di euro l’anno, ma fondamentale per il Governatore anche la presenza dei Comuni e componenti del nuovo Senato tutti eletti indirettamente. “Aveva ragione Gianfranco Bartolini, presidente della Regione negli anni ’80 – ha concluso il presidente Rossi – a dire che occorre portare i territori dentro lo Stato.
Se lo facciamo non avremo più problemi come quello dell’applicazione della Bolkestein che sta creando difficoltà perchè è mancata una sede democratica nella quale discutere le istanze portate dai territori”. F.D.