“Dei 198 fusti dispersi nel mar Tirreno, la società Atlantica navigazione ha recuperato, ad oggi, 147 oggetti: 90 fusti pieni, 36 fusti vuoti e 21 sacchetti pieni. Risultano quindi dispersi ancora in mare 86 sacchetti, o meglio il materiale corrispondente a 86 sacchetti”. Lo ha dichiarato l’assessore Gianni Salvadori riferendo al Consiglio la risposta dell’assessore all’Ambiente Annarita Bramerini, assente per impegni istituzionali, all’interrogazione della consigliera Marina Staccioli (gruppo Misto) sullo stato di salute delle acque del mar Tirreno.
La Regione non è intervenuta con mezzi propri di ricerca poiché “non ha competenze amministrative dirette in merito all’evento. I soggetti competenti sono la Capitaneria di porto di Livorno e il Ministero dell’Ambiente. La Regione, comunque, ha seguito e segue con attenzione la vicenda”. Circa lo stato di salute dell’acqua e della fauna del mar Tirreno, Salvadori ha precisato che “le indagini analitiche svolte” sull’acqua e sui sedimenti “sia nella zona di ritrovamento dei fusti che nelle postazioni canoniche di monitoraggio non hanno evidenziato” alcuna anomalia rispetto ai dati storici per quel che riguarda la presenza di nichel, molibdeno e vanadio.
L’assessore ha ricordato inoltre che le indagini della Procura di Livorno sono tuttora in corso e che “la Regione, insieme alla Provincia e al Comune di Livorno, si è costituita parte lesa nel procedimento giudiziario a carico della società Atlantica navigazione”. La consigliera Staccioli si è dichiarata “non soddisfatta” della risposta, perché “un anno fa la Regione firmò un protocollo di accordo con la società che doveva effettuare il recupero dei fusti dispersi definendo che l’intervento avrebbe dovuto completarsi in un mese.
A un anno di distanza, invece, c’è ancora molto materiale da recuperare”. La presenza del materiale disperso nell’area del parco dei cetacei, ha aggiunto, “fa sorgere molti interrogativi sui recenti spiaggiamenti di delfini e balene”. “Spero”, ha concluso, “che la Regione prenda davvero a cuore questa situazione, per la salute del mare ma anche per la salute dei cittadini” “A più di un anno dall’incidente che provocò la dispersione in mare di 198 fusti contenenti materiale tossico da parte della nave cargo Venezia, meno della metà del carico è stato recuperato e risulta ad oggi impossibile prevedere di individuare il resto”.
E’ quanto dichiarano i consiglieri regionali Marina Staccioli (Gruppo Misto), Giovanni Donzelli e Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), firmatari di un’interrogazione in merito. “Secondo quanto risposto dall’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini – dichiarano i consiglieri – ad oggi la società Atlantica Navigazione ha provveduto al recupero di 147 oggetti, di cui 90 fusti pieni, 21 sacchetti pieni e 36 fusti vuoti. Risultano ancora dispersi in mare 86 sacchetti, o meglio, il contenuto corrispondente a 86 sacchetti”.
“Quel che è peggio è che nel dicembre 2012, a un anno esatto dall’incidente – aggiungono – la società incarica del recupero ha inviato alla Capitaneria di Porto uno studio per la stima della probabilità di ritrovamento dei fusti ancora dispersi in mare, elaborato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con Castalia. Ebbene tale studio dimostra l’impossibilità di individuare il carico rimanente con i mezzi ad oggi disponibile”. “Le analisi fin qui effettuate da Arpat – sottolineano i consiglieri – non hanno rilevato particolari anomalie.
Sta di fatto che continua la moria di cetacei, in quell’area di Mediterraneo che dovrebbe rappresentarne il Santuario”.“A questo punto è chiaro che il carico di veleni è destinato a inquinare in maniera irreversibile il mar Tirreno – concludono Staccioli, Donzelli e Marcheschi – producendo un danno ambientale inestimabile”.