La vita l'ha già messa a dura prova, la malattia e la morte della madre prima, il grave ferimento del padre il carabiniere Giuseppe Giangrande nella sparatoria di ieri a Roma; il tutto a distanza di pochi mesi. E' forte Martina, più di quanto si dovrebbe chiedere ad una ragazza di appena 23 anni; lo si intuisce dai suoi occhi grandi, provati ma volitivi, ne si ha conferma appena prende a parlare dinanzi ai microfoni e giornalisti nella sala del Policlinico Umberto I adibita per la conferenza stampa.
La sua pagina facebook sembra quella di una ragazza come tante, allegra, bella, con tanta voglia di vivere, le passioni e gli interessi di una ragazza di vent'anni, un sorriso il suo con il quale ha imparato ad affrontare le difficili prove della vita, lo stesso sorriso a cui ricorre quando dinanzi alla stampa l'emozione sta per prendere il sopravvento. Entra scortata da un agente dei Carabinieri, un collega di suo padre che non la perde di vista un momento e le si siede accanto e che non esita a bloccare eventuali domande "inopportune".
Ma Martina nonostante l'emozione e la stanchezza ha piena padronanza di sè, non c'è rabbia nè polemica nelle sue parole ma la fierezza gentile di una vera combattente. Quando inizia a parlare la sua voce è tenera, limpida, ferma, disarmante. "Si riazzera tutto un'altra volta e si ricomincia da capo" dice dopo aver ringraziato l'Arma e le istituzioni che in queste ore le hanno manifestato vicinanza e solidarietà; un ringraziamento particolare Martina lo rivolge alla Presidente della Camera Boldrini, "mi ha colpito la sua affettuosità".
Nessun riferimento alle condizioni di salute di suo padre, le cui condizioni restano critiche, dopo che durante l'attentato davanti a Palazzo Chigi l'agente è stato raggiunto da un proiettile che ha lesionato il midollo spinale. Secondo l'ultimo bollettino medico "i parametri vitali si sono mantenuti stabili nella notte" ma la prognosi è ancora riservata. "Sono fiera e orgogliosa di mio padre che ha dedicato tutta la sua vita alle istituzioni" A chi le chiede se sarà in grado di perdonare l'attentatore la ragazza risponde: "Ora penso a mio padre e a me, noi ci definivamo un piccolo esercito sgangherato e adesso lo siamo ancora di più". Una giornalista le chiede cosa fa nella vita, lei trattiene il respiro, poi sorride e risponde: "Lavoravo fino a ieri, mi sono licenziata, mi sembrava doveroso adesso stare vicino a mio padre, l'avevo già fatto quando si è ammalata mia madre".
Il folle attentato compiuto da Luigi Preiti ha lasciato sgomenti tutti, ieri era il gesto di uno "squilibrato", oggi di un "esibizionista" malato di videopoker. Le indagini sull'uomo sono tutt'ora in corso ma il profilo che ne emergerà non può in alcun modo ridimensionare un gesto tanto condannabile quanto rivelatore dello stato di tensione che sta vivendo il Paese, il Governo nato sotto questo pessimo auspicio dovrà prenderne atto. Proprio Martina, che in questo momento avrebbe tutto il diritto di esprimere la sua rabbia, il suo risentimento, la sua sfiducia, con malinconica ma non rassegnata ironia dice: "Spero che quello che è successo a mio padre faccia capire un po' di cose a tutti, a far riflettere e far sì che tante cose possano migliorare, io sono giovane e credo in un mondo migliore, sogno la pace nel mondo, come le Miss!".
F.D.