Dopo due mesi dalle elezioni finalmente abbiamo un Governo, Enrico Letta giovane ma non troppo, abituato a fare il vice di qualcuno, sempre discretamente nell’ombra ma comunque costantemente presente, enfant prodige della politica senza però mai farsi notare, capace persino a far dimenticare ai più di essere nipote di quel Letta ombra del Cavaliere; pur essendo uomo di partito di fede ortodossa è riuscito lì dove il suo segretario non ce l’ha fatta. Ha sfoderato le sue doti di diplomazia e mediazione e così dopo che vari esponenti illustri del Partito Democratico avevano giurato e spergiurato che un Governo con il Pdl proprio non s’aveva da fare, oggi 27 aprile 2013 ha comunicato al Paese la nuova squadra di governo Pd-Pdl e già il termine governissimo lascia il posto alla definizione Governo Letta-Alfano.
Su 21 ministri, 9 sono del Pd e 5 del Pdl, 3 di Scelta civica e 4 tecnici ma il segretario del Partito berlusconiano Angelino Alfano agguanta la poltrona degli Interni ma anche l’incarico di vicepremier; il Pd cede così al Pdl e a Berlusconi una pesante ipoteca sul nuovo esecutivo. “Un Governo politico” e anche “l’unico governo possibile” l’ha definito Giorgio Napolitano. Approvazione anche da parte di Matteo Renzi che dopo averci provato più e più volte a guadagnarsi un ruolo in politica nazionale, dopo la sconfitta alle primarie, la quasi candidatura a Grande Elettore e ora sfumato anche l’ incarico a Premier, proprio non rinuncia a una prima serata lo stesso giorno della salita al Colle dell’ex vicesegretario Letta.
“Se la Littizzetto ha bisogno di un assistente a Sanremo io mi candido” ironizza Renzi ospite da Fabio Fazio che difficilmemte riesce a tenere a bada la loquela a tratti eccessivamente accellerata e forse un po' troppo ''studiata'' del sindaco toscano. Investitura ufficiale a parte, non si può certo dire che il sindaco non abbia ottenuto voce in capitolo, non c’è dibattito o tribuna politica in cui non venga citato e la nomina di Graziano Delrio, uomo di fiducia del sindaco Renzi, agli Affari regionali e autonomie ne è la prova più evidente.
“Buono, molto buono” dice Renzi rispondendo all’inevitabile domanda sul nuovo consiglio dei ministri; il fatto che la nuova squadra sia composta o da giovani politici o da uomini prestati alla politica per il fautore della teoria originale della Rottamatozione vale di più dello scotto di dover scendere a patti con il Pdl. Come spiegarlo ai tanti elettori del Pd che mai e poi mai avrebbero voluto un simile eplogo? “Per come sono andate le elezioni questa è l’unica soluzione possibile -risponde Renzi-.
Abbiamo un Presidente del Consiglio di nuova generazione, competente e capace e la lista dei Ministri è migliore di quella di prima, e che finalmente manda in pensione una generazione di big”. La segreteria del partito rimasta vacante non è mai stata veramente un’ambizione renziana, salvo quando fosse l’unico viatico alla Premiership : “Dobbiamo capirci io sono il Pd di Obama non mi ci vedo a fare l’equlibrato e talvolta l’equilibrista tra le correnti, io sono più adatto a mettere a posto un asilo o a tenere aperti i musei la notte o a provare a cambiare il Paese.
Preferisco dare una mano da dentro il Pd e questo Governo aiuterà il Pd a capire meglio sé stesso”. Riuscirà invece questo Governo che si prevede non durerà troppo poco a dare il tempo al sindaco di Firenze tra un’ospitata e l’altra di inaugurare l’ultimo fontanello di acqua potabile e lasciare la città dei Medici alla volta di Roma? Fil.DAmi.