Colpevoli sarebbero stati alcuni post su Facebook in cui l'europarlamentare della Lega Nord accusava il suo stesso partito di essersi fatto sopraffare dal Movimento di Grillo, ma più ancora a irritare i vertici del partito sarebbero state le prese di posizione che l'onorevole toscano Claudio Morganti ha da tempo assunto in antitesi agli argomenti usati nella campagna elettorale leghista. Secondo lo stesso Morganti il Movimento 5 Stelle dando voce alla protesta e al malcontento generale si sarebbe fatto interprete di un sentimento che da sempre sarebbe nelle corde del partito del Carroccio, nato come viene ricordato spesso proprio dal basso e in antitesi alla politica del Palazzo.
In realtà che l'europarlamentare e il partito fossero in rotta di collisione era già chiaro da un paio di anni, nel 2011 proprio Morganti fu costretto a rassegnare le dimissioni dalla carica di segretario nazionale della Lega a causa di una faida interna che portò alla fuoriuscita di un non esiguo numero di dissidenti e che aprì le porte al commissario Giovanni Fava. Da allora i rapporti tra i due onorevoli Fava e Morganti sono stati tutt'altro che idilliaci. Proprio in questi giorni il partito del Carroccio avrebbe dovuto discutere della fuoriuscita dal partito dei 35 contestatori veneti di Flavio Tosi nell’ambito della faida tra il sindaco di Verona e il il governatore Luca Zaia.
Invece al momento la questione è stata rimandata, ma sono stati invece presi i provvedimenti disciplinari considerati ''minori''. Uno di questi è stato proprio l'espulsione di Claudio Morganti. "Le motivazioni – commenta l'europarlamentare toscano – sono ridicole e pretestuose. Fa sorridere, poi, che il sottoscritto abbia subito gli stessi provvedimenti di Belsito e Rosy Mauro, mentre militanti che hanno utilizzato soldi pubblici per comprarsi cartucce da caccia, pagarsi dei negroni in discoteca o i banchetti di matrimonio sono tranquillamente ancora dentro il “Movimento”.
La mancanza di democrazia nella Lega Nord ha portato a provvedimenti in stile dittatoriale dove il confronto e il dissenso non è ammesso". A propositio dei post incriminati Morganti afferma: "i post, nonostante non sia specificato, penso siano quelli riferiti al M5S il quale, secondo me, ha occupato gli spazi di protesta che prima erano della Lega Nord con la differenza che il Carroccio aveva un progetto politico e il Movimento di Grillo no. Inoltre, simili dichiarazioni sono state fatte anche dai Presidenti Zaia e Maroni.
L'altro – prosegue Morganti – riguarda il nuovo progetto del Carroccio di trattenere il 75% delle tasse nelle regioni, cosa che porterebbe alla Lombardia 16 miliardi di risorse in più, ma che in Toscana significherebbe 5 miliardi di euro in meno all'anno. Mi sono trovato davanti ad una scelta: o mi adeguavo aderendo al programma, ma sarei stato in malafede con i miei elettori, o dicevo a tutti con onestà le conseguenze del programma della Lega Nord per la Toscana, restando così leale e raccontando la verità ai miei fratelli toscani.
I miei post – continua – non sono mai stati offensivi, ma contenevano semplici considerazioni politiche e personali che, a quanto pare, al commissario Fava non sono andate giù. D'altra parte – fa notare Morganti –, avevo il divieto assoluto di parlare nelle assemblee della Lega Nord e nelle riunioni. Quindi, mi rimaneva solo Facebook per dire la mia". F.D.