«E’ il solito facite ammuina per dare l’impressione di operare grandi rivoluzioni. Ma è tutta mimica tesa a mettere provvisoriamente la sordina a malumori e proteste che ormai si levano da cittadini, pazienti, medici, infermieri e operatori tutti della sanità». Secondo il Vicepresidente della Commissione Sanità si mimano rivoluzioni per mettere la sordina a malumori e proteste «Se per caso in questi mesi di impasse politica in cui Bersani non riesce a formare il governo qualcuno accusasse nostalgia delle operazioni spartitorie di formazione dei governi specie a guida di sinistra – punzecchia Mugnai – costui potrebbe attenuarla osservando i continui e ripetuti giri di valzer nelle aziende sanitarie toscane.
Come nelle migliori tradizioni – prosegue l’esponente del Pdl – anche qui i volti sono sempre i soliti, e ovviamente tutti di assoluta fiducia dell’ex assessore alla salute e attuale governatore Enrico Rossi. Beh, almeno finché non li denuncia per le voragini di bilancio tipo Massa, chiaro». «La sensazione – riflette Mugnai – è che questo tourbillon di poltrone e Asl sia divenuto sempre più frenetico, come accade per Careggi e per il dipartimento della salute della giunta ove in tre anni di mandato siamo in entrambi i casi al terzo cambio di direttore generale.
Infatti a Careggi l’attuale avvicendamento segue di un anno appena il precedente: Edoardo Majno lasciò nel febbraio 2012 la direzione del policlinico fiorentino che deteneva dal dicembre del 2006, per insediarsi al posto di Beatrice Sassi (oggi direttore generale all’Estav Centro) a capo del dipartimento in giunta regionale. Valtere Giovannini, che era all’epoca direttore sanitario a Careggi, divenne direttore generale dell’ospedale e adesso, poco più di un anno dopo, succede di nuovo a Majno in Regione.
A Careggi al suo posto arriverà qualcun altro. Vien da chiedersi che tipo di programmazione gestionale e sanitaria si possa effettuare in tempi così ristretti entro strutture di questa portata». «Ciò – deduce Mugnai – ci spinge a supporre che possa esserci una relazione tra i crescenti problemi della sanità e il tentativo di cambiare i vertici come si fa con gli allenatori delle squadre di calcio in crisi. Ma è il gattopardesco cambiare tutto per non cambiare nulla». Poi c’è la questione di metodo per cui, sottolinea il Vicepresidente della Commissione sanità, «le notizie dei cambiamenti finiscono prima sui giornali che nelle sedi istituzionali».
Con effetto paradosso: «Sì perché coloro cui capita di restar fuori dai balli finiscono per apprenderlo dai giornali e per dovere chiamare loro in Regione per farsi confermare l’esclusione a mezzo stampa. Una pratica piuttosto barbara, attuata in perfetta assenza di un piano sanitario regionale dopo che il precedente è scaduto da tre anni».