Firenze, sabato 30 marzo 2013 – Un giardino di rose cresce dietro le sbarre di Sollicciano: un vivaio con più di mille piantine, che dalla fine di aprile saranno vendute nei mercati di tutta la città. A prendersene cura sono proprio i detenuti del carcere fiorentino. Che imparando l'arte della botanica, oltre alle rose, coltivano un mestiere che potrà aiutarli quando usciranno di prigione. Si tratta del nuovo progetto di orticoltura “Le rose di Sollicciano”, promosso dall'assessorato all'agricoltura della Regione Toscana e gestito dalla cooperativa sociale Ulisse di Firenze in collaborazione con la cooperativa Valle Verde di Scandicci.
Un'attività entrata nel vivo in questi giorni, con l'acquisto di alcune centinaia di esemplari di rose rifiorenti da un noto vivaio di Pistoia. Le piantine sono adesso affidate alle mani di tre detenuti (due ospiti del carcere di Sollicciano, uno dell'istituto Gozzini), che in un'apposita struttura coperta messa a disposizione dall'amministrazione penitenziaria di Sollicciano, impareranno a travasare e invasare le rose, a potarle e farle crescere, per poi rivenderle nei mercati fiorentini, ma anche alle attività commerciali, ai vivai e a singoli acquirenti. Il progetto avrà una durata di tre anni.
I detenuti che vi prendono parte, scelti in base a una selezione che ne ha messo in luce l'attitudine alla botanica e le capacità manuali, sono stati assunti dalla cooperativa Ulisse. Lavoreranno per 4 ore al giorno tre volte la settimana, sotto la guida di un tutor della cooperativa e un esperto di botanica. Tutti e tre italiani, tra i 40 e i 50 anni e con una pena superiore ai 3 anni, potranno apprendere in questo modo un mestiere – per di più ''green'' - che favorirà il loro reinserimento nella società civile una volta scontata la condanna. L'obiettivo dei "detenuti – vivaisti" di Sollicciano è produrre entro maggio 1.500 piantine di rose rifiorenti.
Tante le varietà che si impegneranno a coltivare: dalla Dama di Cuori alla Mr. Lincoln, dalla Regina alla Mona Lisa, dalla Serenata alla Landora. Ma le rose, in realtà, sono solo il punto di inizio di un'attività botanica ben più ampia che punta alla produzione di 60mila piante pronte alla vendita tra sempreverdi, piante aromatiche e da ortaggio, oltre alla cura dei 150 olivi ospitati dalle due case circondariali Sollicciano e Gozzini. Il 25 aprile le rose di Sollicciano usciranno per la prima volta dal carcere, per partecipare alla mostra dei fiori di Firenze.
Pochi giorni dopo, il 4 e il 5 maggio, saranno presenti anche alla Fiera dei fiori di Greve in Chianti. "Acquistando una rosa di Sollicciano – spiega il presidente della cooperativa Ulisse Giovanni Autorino - si potrà favorire la rieducazione dei carcerati e contribuire alla costruzione di un ambiente più confortevole e accogliente, non solo per coloro che sono interessati dal progetto, ma per tutti gli operatori del penitenziario". L'auspicio di Ulisse è che anche la grande distribuzione accolga con favore le rose dei detenuti.
Ma intanto, chiunque volesse acquistare un fiore di Sollicciano, può prendere contatto con la cooperativa telefonando al numero 055.6505295 o inviando una mail all'indirizzo: segreteria@cooperativaulisse.org. Il sito di Ulisse inoltre a breve ospiterà una sezione ad hoc per le rose di Sollicciano (www.cooperativaulisse.it). Quella botanica però è solo la prima di una lunga serie di iniziative che la cooperativa Ulisse sta potenziando a Sollicciano per l'inserimento lavorativo dei detenuti e il miglioramento della qualità della vita nel penitenziario.
Tra poche settimane, il carcere vedrà riaprire l'ormai storica officina per la riparazione delle biciclette. L'altro progetto in cantiere riguarda la gestione della lavanderia dell'ala femminile, che darà lavoro a quattro persone, tra cui due carcerate. Per seguire da vicino i progetti avviati a Sollicciano, infine, Ulisse ha recentemente aperto un suo ufficio all'interno dell'istituto. Ogni giorno un tutor della cooperativa potrà dare così ai detenuti tutte le informazioni e gli strumenti tecnici e operativi necessari per le attività svolte. “Tutti questi progetti – spiega Autorino – nascono e vanno avanti anche se il governo ha di fatto sospeso i contributi e gli sgravi derivanti dalla legge Smuraglia, che in passato sosteneva e agevolava con le cooperative le attività sociali per il recupero e la rieducazione dei detenuti”.
“Il nostro impegno continuerà anche senza contributi – prosegue Autorino -. La crisi non può fermare le opportunità offerte dal lavoro 'vero' come forma di riabilitazione e reinserimento sociale dei carcerati. Sarebbe la morte dei diritti”.