Dal 1986 sono diventate oltre 14 mila le poliziotte italiane, impegnate in prima linea nella prevenzione dei reati in genere e nel contrasto alla criminalità comune ed organizzata. Una presenza diffusa nel territorio e nelle specialità che ha contribuito non poco all’affermazione di una immagine della Polizia di Stato moderna, aperta al sociale e al servizio della gente. Sono passati oltre 25 anni, ormai, quando nel settembre 1986 le donne entravano a far parte della Polizia di Stato (dopo l’esperimento ventennale della cd.
“Polizia Femminile”) portando nell’Amministrazione il valore aggiunto della loro umanità, sensibilità nonché caparbietà e tenacia. Si tratta di donne che mettono in essere un impegno straordinario riuscendo, tra l’altro, quotidianamente a conciliare incombenze difficili derivanti da una attività lavorativa molto particolare con le esigenze legate alla vita privata e parliamo di aspetti affettivi e familiari. A sottolineare l’importante contributo alla sicurezza del Paese cui dà un apporto indispensabile il personale femminile della Polizia di Stato nel giorno della commemorazione dell’8 marzo è Francesco REALE, Segretario Generale del SIULP Toscana.
Occorre, però fare ancora molta strada nella società e all’interno dell’Amministrazione in quanto la posizione della donna in Polizia continua ad essere ancora, in alcuni casi, piuttosto svantaggiata. La donna è anche mamma e non si possono non considerare gli aspetti sociali della maternità, con tutto quello che può derivare in termini di orari e turni differenziali per poter accudire i figli. Infatti, se non è facile conciliare il lavoro con le esigenze della vita privata, ancor più impegno viene richiesto per conciliare il ruolo di poliziotto con quello di madre, in modo particolare quando una donna è assegnata a servizi con turni di notte ed orari scomodi per dedicarsi ai figli, al marito ed alla casa.
E i più grossi sacrifici si affrontano proprio per i figli, soprattutto piccoli, considerata la carenza delle strutture pubbliche e la incompletezza della normativa che tutela la maternità. Una poliziotta italiana è costretta a rientrare in servizio, attivo, a distanza di tre mesi dal parto mentre in altri Paesi, come l’Inghilterra ad esempio, i mesi sono sette! La lavoratrice di Polizia deve allenarsi ad una vita movimentata ad ostacoli. Se per alcune donne la differenza di sesso non incide sul lavoro ed i rapporti con i colleghi sono ottimi e paritari per altre rappresenta ancora oggi un ostacolo il farsi accettare dai colleghi uomini.
Infatti, per essere al pari dei colleghi succede sovente che la donna debba essere il doppio più brava, sempre in guardia correndo due rischi: il primo quello di essere sottoposta ad un continuo stress ed il secondo di omologarsi al modello maschile perdendo di fatto la propria identità. In conclusione le donne in Polizia continuano ad essere sottoposte a continui esami e difficoltà su più fronti. Il SIULP, come tradizione, attiverà ogni attività e sforzo utile a sollecitare il definitivo e concreto piano di tutela delle pari opportunità, non solo l’8 marzo, per una categoria tra le più preziose e produttive del Paese, cogliendo questa occasione per un sincero plauso! Concludendo, un dato è inconfutabile, se oggi la Polizia di Stato ha raggiunto un livello di apprezzamento nella società che la pone al primo posto tra le istituzioni, uno degli elementi che lo ha permesso è la presenza delle donne.