di Fernanda Faini Giurista Ve lo ricordate il Non compleanno di Alice nel Paese delle meraviglie? Tutti lo ricordiamo, è il momento indimenticabile della favola in cui Alice incappa in una grande tavola preparata per il tè alla quale siedono la Lepre Marzolina, il Cappellaio Matto e un Ghiro. Viene accolta spiegandole: “Il nostro è un non compleanno!” E lei “Un non compleanno? Scusatemi ma non riesco a capire […].”. E la risposta “Ah ah, non sa cos’è un non compleanno! Che ignara! Uh uh! Ebbene… Io la deluciderò”.
Queste frasi, queste immagini mi tornano alla mente di recente, direi nell’ultimo mese. Perché? Ecco, vi racconterò di un Non Paese. Che è peggio di un Non Compleanno, non c’è dubbio. Ci sono Bianconigli, Brucaliffi e Cappellai Matti anche qui, non ci sbagliamo. Il problema è che ci sentiamo tutti l’ignara e stupita Alice. Cosa succede nel Non Paese di così strano? Succede che il Non Paese ha avuto un lento, nemmeno troppo, declino che ha portato alla necessità di una parentesi autorevole, un governo di tecnici.
Il Paese era lì vicino, vicinissimo al precipizio, è rimasto in salvo. Ed ecco il momento della campagna elettorale, brevissima, fulminea, per definire Parlamento e di conseguenza il Governo. Altrettanto fulminea apparizione di movimenti, partiti e partitini. Alcuni che scendono in politica, altri che salgono, qualcuno che fa la rivoluzione civilmente, qualcuno che ha messo 5 stelle al proprio movimento. Nel Non Paese tra questi c’è chi ha preso aspettativa dalla magistratura per fare politica (perché non si sa mai e la memoria degli italiani è corta), chi da tecnico che non voleva scendere nell’agone ha preferito salire comunque in politica con una scelta che ha definito “civica” (ma perché le altre non lo sono?), c’è chi cercava di fermare il declino, ma temo sia stato fermato da un Non Master.
Sì perché nel Non Paese si vuole eliminare il valore dei titoli, ma spesso si inventano e sono evanescenti un po' come troppe promesse. Succede di tutto davvero nel Non Paese. Si possono inviare lettere imbonitrici (per usare un termine cortese, anzi userei “civile” visto che è in voga) sulla restituzione di un'odiata imposta reputando gli italiani affetti da gravi amnesie e privi di capacità decisionale, avendo così poca stima da pensare che basti una lettera a comprare il loro voto, in cui si può dire tutto e fare il contrario, in cui ci sono urlatori che riempiono le piazze e fuggono dai confronti televisivi e in cui ci sono quelli che vivono di confronti televisivi e dimenticano le piazze.
Nel Non Paese con il sorriso si possono presentare video impresentabilmente omofobi e si possono censurare film-documentari egregiamente realistici, che dicono la verità e la dicono bene (il Non Paese è senz’altro la Girlfriend in a coma di Emmott e Piras), in cui donne, omosessuali, disabili e diversi in qualche cosa o in qualche idea sono ancora da difendere da chiusure barbare fuori tempo e fuori logica. Forse vi verrà in mente l’immagine di un grande circo, ma pieno di clowns tristi che non fanno molto ridere.
E dove si ha una paura tremenda che il Non Paese a forza di fare il trapezista possa cadere. Nel Non Paese accanto a tutto ciò c'è anche e soprattutto la realtà quella vera, quella fuori dal circo, fatta di valori, etica, entusiasmo, talento, competenza. Una realtà fatta di persone oneste, che lavorano, si impegnano e permettono al Non Paese di essere ancora un Paese. Nonostante tutto il resto. Persone che vanno in altri Paesi e sono eccellenze e rendono quei Paesi migliori.
Che vorrebbero tornare e rendere migliore il nostro, ma quel Non pesa davvero troppo. E ora il Non Paese è a pochi giorni dal voto. La buona notizia è che fra pochi giorni la campagna elettorale nel Non Paese terminerà (o si sospenderà solo per un periodo?). Tutti noi, tante Alice, non riceveremo più promesse, né lettere, né rassicurazioni. E allora, che storia è questa? Come va a finire? Che succede ad Alice, al Cappellaio Matto e a tutti gli altri? E’ una Non Storia questa.
Il finale lo scriviamo tutti noi. E’ scritto a molte mani, tutte quelle degli italiani. Degli italiani che decideranno di andare a votare. Sì perché nel Non Paese il voto per cui molti hanno lottato, da troppi non viene agito. Ma per contribuire alla Storia bisogna andare, esprimersi con il diritto e dovere che come cittadini dobbiamo agire. Stavolta più che mai. Il Non Paese è sempre lì vicino al precipizio, ancora non a distanza di sicurezza. E’ la volta in cui tentare di fare diventare il Non Paese il Paese privandolo per sempre di quel Non così pesante.
Il voto che ci dirà come prosegue la Storia lo dobbiamo agire ognuno di noi, ognuno di noi pesa in questa Storia. Mai come adesso è in gioco il futuro nostro e di chi verrà dopo di noi. E le storie sono belle quando hanno il lieto fine. E allora votiamo con serietà. Non restiamo a casa senza votare condannandoci ad essere Non Cittadini. Agiamo da Cittadini per la costruzione del Paese. Auguro a tutti noi di fare la scelta giusta. Per il bene dell’Italia.