Stamani dale 11 l'assemblea generale dei lavoratori del Teatro iscritti e simpatizzanti della Uilcom-Uil. Uil e' stata convocata in Palazzo Vecchio per la firma del verbale di accordo stilato dal Sindaco Matteo Renzi e dalle organizzazioni sindacali Cgil e Cisl firmatarie dell'accordo del 5 giugno. Il verbale di accordo di cui sopra è frutto di una negoziazione in cui "la Uilcom non ha potuto esercitare il proprio ruolo di rappresentanza in quanto, pur avendone fatto esplicitamente richiesta più volte, non è mai stata convocata al tavolo del confronto.
I termini che ci sono stati prospettati, ovvero la firma senza una discussione di merito, sono per noi inaccettabili considerando il fatto che ci sono state concesse due ore per analizzare il testo, già modificato rispetto a quello ricevuto 18 ore prima, e per are l'indispensabile passaggio assembleare. La responsabilità della nostra mancata partecipazione al tavolo ricade tutta sulle sigle firmatarie dell'accordo del 5 giugno che hanno posto il veto alla nostra presenza e su di una dirigenza che ha avallato questo tipo di comportamento. Riteniamo questo comportamento grave e irresponsabile alla luce anche delle vertenze di carattere nazionale che dovremo affrontare e degli appelli all'unità emersi dal coordinamento nazionale unitario tenutosi proprio qui a Firenze il 25 u.s.
Nel merito del verbale di accordo: Ribadiamo la nostra completa e totale contrarietà ai licenziamenti, consci che il loro impatto economico e' assolutamente sostenibile secondo l'obiettivo di spesa del personale così come da preventivo di bilancio. A) Contratti di solidarietà: Riteniamo che il risparmio che si otterrebbe attraverso l'intervento di tale ammortizzatore sociale quantificato per un valore di 120.000 € si possa ottenere attraverso soluzioni alternative come tra l'altro esplicitato nel testo del verbale di accordo, nel caso in cui il Ministero del lavoro non dia la sua autorizzazione.
Riteniamo grave che mentre si mette in solidarietà un intero reparto, contemporaneamente si dia la possibilità di assumere personale a tempo determinato nello stesso, scavalcando un vincolo di legge. In definitiva il reparto degli amministrativi sarà l'unico che pagherà economicamente questa operazione e lo riteniamo profondamente ingiusto. B) Flessibilità: Nella stesura riguardante le "nuove norme di flessibilità" si sono usati due pesi e due misure. Mentre per le masse artistiche sono state implementate norme del nuovo CCNL ancora da sottoporre alla firma definitiva, e addirittura norme demandate alla contrattazione integrativa aziendale, per quanto riguarda i tecnici e gli operai, non si è usato lo stesso metro di giudizio ed è al contrario stata data la possibilità alle sigle Cgil e Cisl di armonizzare vecchie e nuove regole.
Armonizzazione che le masse artistiche non hanno potuto eserci- tare. Nel complesso crediamo da sempre che la Fondazione si debba dotare di un sistema di organizzazione più efficace ed efficiente che non solo produca risparmi in regime di bassa produzione ma che non faccia aumentare i costi in un regime di massima produzione così come d'altronde già applicato e verificato in altre Fondazioni con la sottoscrizione di accordi da parte delle stesse sigle (cgil e cisl) che oggi ne impediscono l'applicazione al Maggio Musicale Fiorentino. C) Riduzione del costo del Management: A nostro avviso la riduzione del costo del management e' un atto doveroso in una situazione di crisi in cui si chiedono sacrifici ai lavoratori.
Dovrebbe essere una pratica di buona amministrazione. Troviamo davvero curioso che tale buona pratica sia all'interno di un verbale di accordo sindacale. Soprattutto se questa riduzione avviene attraverso la trasformazione di alcuni contratti professionali in contratti a tempo determinato. Esprimiamo tutto il nostro disappunto per una vicenda che doveva e poteva essere gestita diversamente. Le conventio ad escludendum, se fanno gioco a chi vuole difendere una parte del teatro in realtà danneggiano l'intera struttura minando alla base la possibilità che la Fondazione possa uscire dalle secche in cui si trova. Inoltre nell'accordo non vi sono impegni in merito alla sostenibilità della programmazione 2013, non vi è un piano economico-finanziario, non vi sono rassicurazioni in merito ai livelli occupazionali. Quale legittimità può avere un accordo che ha visto l'esclusione di una parte delle rappresentanze e tra l'altro condotto da una dirigenza commissariata? Dopo l'accordo “Salva Maggio” del 5 giungo 2012, la delibera “Salva Maggio” del luglio 2012 un ennesimo accordo che penalizza il lavoro, mortifica i lavoratori e le rappresentanze e non crea certezze di sviluppo per la Fondazione".