Il dibattito sull’Alta velocità si è chiuso con la votazione della mozione presentata da Mauro Romanelli e Monica Sgherri, che è stata respinta dall’Aula. La mozione, se approvata, avrebbe impegnato la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo e le Ferrovie dello Stato per chiedere e proporre la sospensione dei lavori concernenti la realizzazione del sottroattraversamento del nodo fiorentino Alta velocità, riconsiderare quindi l’effettiva utilità dell’opera e proporre la rimodulazione dell’impiego delle ingenti risorse coinvolte.
Hanno votato a favore della mozione i firmatari, assieme ai consiglieri Dario Locci, Marina Staccioli, Antonio Gambetta Vianna, Gian Luca Lazzeri, Marco Manneschi e Marta Gazzarri. Gli altri gruppi hanno votato contro. In precedenza il consigliere Pieraldo Ciucchi, oltre a difendere la necessità di sviluppare un adeguato collegamento ferroviario per Firenze, aveva auspicato una legge nazionale di impronta europea per sviluppare l’ammodernamento delle infrastrutture. Antonio Gambetta Vianna ha invece sostenuto che l’opera è rischiosa per i cittadini e che con essa saranno creati danni incalcolabili all’ambiente.
Anche se l’opera è stata decisa da tempo, ha detto Gambetta Vianna, non per questo bisogna continuare nell’errore. E ha invitato, piuttosto, a migliorare la rete ferroviaria toscana, definita una delle peggiori d’Italia. Il consigliere ha inoltre auspicato che la Magistratura faccia luce sui rischi. Vittorio Bugli ha detto di condividere la posizione di Paolo Bambagioni. Bugli ha ricordato che su questo progetto, che all’epoca del suo avvio provocò spaccature nel suo partito, si sono confrontati fior di amministratori.
In ogni caso, per Bugli, questa infrastruttura porta la Toscana ad adeguarsi ai Paesi più evoluti in fatto di comunicazioni ferroviarie ed è il frutto di scelte democratiche. Detto ciò, si è dichiarato disponibile a valutare la possibilità di riportare il testo in commissione per elaborare una nuova proposta e, dopo che i presentatori della mozione hanno deciso di non ritirarla e sottoporla al voto dell’Aula, ha assicurato l’impegno del proprio gruppo ad esercitare tutte le prerogative del Consiglio regionale in questa delicata materia. Mauro Romanelli si era detto disposto a trovare una formula in grado di soddisfare punti di vista e sensibilità diverse, pur non snaturando il senso della mozione.
Tale sintesi, tuttavia, per Romanelli doveva essere trovata nell’immediato, al massimo in occasione della seduta di domani del Consiglio e non rimandando il testo all’esame delle commissioni competenti. Il consigliere Marco Taradash ha dichiarato che si sta discutendo di qualcosa su cui non è più possibile discutere, perché tutte le decisioni sono state già prese e ha evidenziato la difficoltà, che secondo il suo giudizio è propria del nostro Paese, di realizzare le opere già decise. Un invito a non andare avanti per partito preso è stato lanciato da Giovanni Donzelli, perché sulla vicenda pesa il dubbio che qualcosa non sia stato trasparente, mettendo a rischio la sicurezza degli stessi cittadini.
A parere di Donzelli, la scelta dell’Alta velocità a Firenze è necessaria, non la scelta di realizzare la stazione in quel modo. Secondo Paolo Bambagioni l’Alta velocità fiorentina è emblematica di come in Italia non si porti avanti l’interesse pubblico. A suo giudizio lo Stato non può permettersi che le grandi opere non siano concluse. Per questo occorre senso di responsabilità da parte di tutte le istituzioni, dagli enti locali alla magistratura. Eugenio Giani ha espresso apprezzamento per la comunicazione dell’assessore regionale alle infrastrutture e alla mobilità, rispettosa del lavoro della magistratura, ma che ha ribadito l’impegno a realizzare l’opera, con una rivalsa sui responsabili delle inadempienze.
Al riguardo ha ricordato che questa soluzione è stata decisa nel lontano 1997 e successivamente affinata, con opere complementari strettamente connesse all’Alta velocità. A giudizio di Marco Manneschi non è possibile far finta di nulla di fronte alle anomalie emerse, niente affatto marginali. Un dibattito pubblico intorno all’opera, secondo il suo parere, avrebbe permesso di affrontare meglio i problemi ed avere tutte la pratiche a posto prima dell’inizio dei lavori. Per questo è bene fare un approfondimento e valutare rapidamente soluzioni alternative. Giuseppe Del Carlo ha sottolineato che rallentare le grandi opere non fa il bene del paese.
Se l’Osservatorio non ha funzionato, occorre farlo funzionare al più presto e risolvere i problemi emersi relativi al materiale scadente ed alle terre di scavo. A suo parere un momento di riflessione va bene, ma occorre andare avanti, con la Regione garante della sicurezza dei cittadini. L’assessore regionale all’ambiente ha precisato in Aula che la Regione non ha fatto niente di meno di quanto doveva, sia nella istruttoria per la procedura di Valutazione di impatto ambientale, che è competenza del ministero, sia in fase di controlli.
Nella fase istruttoria della Via è stato segnalato che, secondo gli uffici regionali, due tipologie di materiale di scavo su tre non potevano essere classificati sotto prodotti e quindi andare direttamente a Santa Barbara di Cavriglia (Arezzo). L’assessore ha aggiunto che l’attività di controllo è inserita da almeno due anni nei piani di attività di Arpat, che ha riscontrato ben ventuno irregolarità amministrative e penali, con nove segnalazioni all’autorità giudiziaria. L’assessore ha infine affermato che, fino a quando non sarà disciplinata esattamente l’attività dell’Osservatorio, in particolare per il rispetto delle prescrizioni di Via, nessuno, né le istituzioni, né i cittadini potranno sentirsi sufficientemente garantiti.