Scritta nel 1893, Il marito ideale compone con Il ventaglio di Lady Windermere e Una donna senza importanza la trilogia dei Society dramas che precedono il titolo più famoso di Wilde, L'importanza di essere onesto. Già in questi primi testi, popolati dai tipici personaggi dei drammi salottieri - dall'avventuriera alla moglie leale ma poco elastica, dal figlio illegittimo al dandy cinico - è evidente la genialità dell’autore che con conversazioni brillanti, osservazioni irriverenti e frivole, insinua critiche velate, ma feroci alla società borghese che sembra celebrare.
Nel Marito Ideale la "donna con un passato", al corrente della grave scorrettezza con cui Sir Chiltern, sottosegretario agli Affari Esteri, fondò la sua fortuna economica, ricompare per ricattarlo e costringerlo ad avvallare una speculazione con denaro pubblico. Sir Robert Chiltern è il marito ideale per lady Chiltern; secondo lei, egli è incapace di qualsiasi atto immorale; se fosse diverso non potrebbe amarlo. Sir Robert Chiltern, uomo rispettabilissimo di grandi capacità, è ormai una personalità; occupa una importante posizione nella vita politica: è sottosegretario agli affari esteri. Tuttavia egli porta una spina nella sua coscienza: ha iniziato la sua ascesa con un atto disonesto e tace alla moglie quell'inizio immorale per paura di perdere il suo amore.
Mentre la vita dei coniugi scorre nella tranquillità dell'agio e dell'ammirazione di tutti, appare una ricattatrice, la signora Cheveley. Lei è a conoscenza della macchia iniziale della carriera di Sir Robert Chiltern e intende avvalersene per i suoi loschi traffici. Quando Sir Robert rifiuterà il suo ricatto, minaccerà di smascherarlo e di rovinargli, quindi, la carriera e la felicità coniugale. È proprio il tema della corruzione politica ad aver catalizzato l'interesse di Roberto Valerio, che dello spettacolo è regista, traduttore e attore.
Partendo da questa idea ha scarnificato il testo che, ridotto all'essenziale, offre un'ottima sponda per interrogativi di sconcertante attualità: è possibile una politica senza compromessi? la questione morale è un fatto privato o pubblico? esiste ancora un limite oltrepassato il quale si prova vergogna delle proprie azioni? Tre gennaio milleottocentonovantacinque, Londra, Theatre Royal. Va in scena la prima di An ideal Husband dell'acclamato Oscar Wilde, noto in tutti i salotti per il suo straordinario talento di conversatore, famoso per lo scalpore suscitato dalla pubblicazione cinque anni prima del romanzo Il ritratto di Dorian Gray, incontrastato padrone delle scene londinesi con i suoi society dramas: Il ventaglio di Lady Windemere, Una donna senza importanza e L'importanza di chiamarsi Ernesto che sarebbe stata allestita il mese successivo.
Soltanto cinque mesi dopo viene condannato ai lavori forzati per la sua omosessualità. Cinque anni più tardi morirà a Parigi in totale solitudine. Un marito ideale è sicuramente la migliore commedia Oscar Wilde, la commedia in cui riesce meglio a fondere una trama seria e la leggerezza della sua scrittura Tema centrale della commedia è il problema della corruzione politica e dell'integrità dei governanti. Un tema drammaticamente attuale per la nostra società che offre un'ottima sponda per interrogativi di sconcertante attualità: è possibile una politica senza compromessi? la questione morale è un fatto privato o pubblico? esiste ancora un limite oltrepassato il quale si prova vergogna delle proprie azioni? Al tema pubblico della politica se ne aggiunge un altro di carattere privato: un marito, per essere ideale per sua moglie, deve anche impersonare la perfezione morale? Essere incapace di qualsiasi debolezza? indifferente a qualsiasi tentazione? E la sua condotta si vorrebbe illibata per l'intero corso della vita, anche prima del matrimonio? E se l'uomo potesse arrivare a tanta perfezione, il sentimento della moglie sarebbe l'amore? o diverrebbe piuttosto venerazione degna di un essere celestiale? Ma il marito è un uomo: ha egli bisogno di questa venerazione, o di un amore che lo circondi, che lo comprenda, che lo conforti, lo sorregga? Ogni uomo ambizioso deve combattere il proprio secolo con le sue stesse armi. Le armi che l'autore impugna per combattere il perbenismo e l'ipocrisia della sua epoca sono proprio quelle del teatro di genere in voga, per un pubblico che vuole solo divertirsi con soggetti di ambientazione borghese.
Ma sul canovaccio stereotipato della commedia vittoriana Wilde innesta il suo formidabile gusto per la battuta caustica, l'aforisma fulminante, il dialogo frizzante, il nonsense, il paradosso, il virtuosismo verbale, gettando via in un soffio tutto il vecchiume e la polverosa ipocrisia di un'epoca. Roberto Valerio Da martedì 22 a domenica 27 gennaio 2013 Compagnia Lavia Anagni Roberto Valerio Valentina Sperlì Pietro Bontempo UN MARITO IDEALE di Oscar Wilde con Alarico Salaroli, Chiara Degani, Luca Damiani scene e costumi Carlo Sala luci Nando Figerio regia Roberto Valerio LA LEGGEREZZA DELLA CORRUZIONE Intervista a Pietro Bontempo. Il Marito ideale che proponete alla Pergola mantiene il tono leggero della scrittura di Wilde? Roberto Valerio, regista dello spettacolo, dopo aver letto a fondo il testo ne ha tratto un adattamento per consentire una messinscena agile e veloce.
L’elaborazione è stata complessa perché ha manipolato il testo di Wilde operando parecchi tagli, eliminando per necessità dei personaggi ma mantenendo la spina dorsale originale e lo stesso tono leggero che contraddistingue la narrazione. Il risultato è che il pubblico comunque esce contento e soddisfatto dello spettacolo: è bello vedere come le persone abbiano trascorso una serata di teatro fatta di divertimento e allo stesso tempo di riflessione, questa è la cosa migliore per un attore. Come è stato reso in italiano il gioco linguistico tipico dell’inglese di questo autore? Sia la traduzione che l’adattamento del testo sono stati curati da Roberto Valerio che ha fatto un lavoro capillare dal punto di vista linguistico, cercando di tradurre l’inglese di Wilde pieno di finezze e di sottintesi in un italiano elegante ed ottocentesco.
Sicuramente la leggerezza che caratterizza il linguaggio dell’autore inglese è stata riportata anche nella versione italiana. Buona parte del successo dello spettacolo in termini di divertimento del pubblico è dovuta proprio a questo particolare uso del linguaggio. Il suo, che personaggio è? Il mio personaggio è quello di Lord Goring, un dandy che si nasconde l’età, uno scapolone impenitente. Nel titolo c’è un’ambiguità perché si parla di “un marito ideale”, ma non si capisce se si riferisce al mio personaggio oppure a Sir Robert Chiltern, un parlamentare inglese che si ritrova ad avere un notevole successo, che potrebbe essere un marito ideale ma sul quale grava l’ombra della corruzione.
Questa ambiguità è molto forte. Lord Goring viene visto anche un po’ come l’autoritratto di Oscar Wilde… Non è proprio l'autoritratto, ma si avvicina molto all’immagine che Wilde ha voluto dare di sé, al modo in cui si comportava nei confronti della società. Ad esempio: pare che prima di partecipare a degli incontri mondani o a delle feste si preparasse delle battute per non restare mai senza parole. Era senz’altro un uomo molto singolare e Lord Goring è un personaggio con delle battute estremamente divertenti e brillanti.
In questo forse si può ritrovare il carattere dell’autore. Nella commedia si parla di perfezione morale e di corruzione: è in questo senso che lo spettacolo può avvicinarsi allo spettatore di oggi? Credo che certi temi siano sempre attuali perché la pulsione verso la corruzione fa parte dell'intima natura dell'essere umano, che quando assapora il potere è attratto dal facile guadagno e abusa della propria posizione. Non credo che questo tema tramonterà mai, non credo che ci saranno mai società prive di corruzione.
Wilde ha il grosso pregio di fotografare l'animo umano per quello che è, non penso che sia per moralismo, semplicemente fotografa le pulsioni dell’uomo: quelle negative e quelle positive, che sono altrettanto forti e che a volte si intrecciano tra loro come succede in questo testo. Quindi non c'è salvezza dalla corruzione? Nello spettacolo il regista ha dato una suo finale alla commedia, cercando di mettere l’accento proprio su questo. Nel testo di Wilde invece la soluzione non esiste, ma questa è una mia considerazione: mi sembra giusto quello che fa Oscar Wilde perché il teatro dovrebbe porre i problemi e non risolverli. Angela Consagra