Firenze – Le commissioni Cultura e Sviluppo economico, riunite in seduta congiunta e presiedute da Nicola Danti e Caterina Bini, hanno licenziato la proposta di legge che modifica il Testo unico in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione professionale e lavoro, nella parte che norma i servizi educativi alla prima infanzia e in quella relativa ai tirocini. Hanno votato a favore i consiglieri Nicola Danti, Caterina Bini, Daniela Lastri, Ivan Ferrucci, Matteo Tortolini, Rudi Russo, Paolo Marini e Mauro Romanelli; contrari i consiglieri Salvadore Bartolomei, Marco Taradash, Tommaso Villa e Marina Staccioli; astenuto il consigliere Giuseppe Del Carlo. Il presidente della commissione Cultura, Nicola Danti, ha definito buono l’impianto della legge, che è stato migliorato con l’introduzione di alcuni emendamenti che chiariscono al meglio le finalità di integrazione culturali dei servizi educativi per la prima infanzia e specifica i punti che dovranno essere oggetto del regolamento.
Sul fronte dei tirocini, ha spiegato inoltre Danti, le modifiche introdotte intendono dare opportunità in più ai soggetti svantaggiati e ai giovani che tentano la strada dell’inserimento nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda i servizi educativi alla prima infanzia, le modifiche introducono: il dettaglio delle finalità degli interventi educativi; la definizione del sistema regionale per i servizi educativi, delle competenze dei soggetti pubblici e privati che forniscono i servizi, del ruolo delle Conferenze zonali per l’istruzione; la possibilità, per strutture nido o di altra tipologia educativa di tipo aziendale, di accogliere, oltre i figli dei lavoratori dipendenti, anche bambini provenienti dal territorio.
Le modifiche, inoltre, prevedono l’introduzione di un regolamento attuativo autonomo, specifico per i soli servizi educativi alla prima infanzia. Sul fronte dei tirocini formativi, invece, viene ampliata la platea dei soggetti svantaggiati destinatari del provvedimento e si introduce un incentivo finanziario per le aziende che, al termine del tirocinio, assumeranno il tirocinante con contratto a tempo determinato di almeno due anni. Prima della votazione, Marco Taradash ha dichiarato che le modifiche introdotte alle finalità dei servizi educativi per la prima infanzia insistono troppo sul concetto di multiculturalità, che esprime una scelta ideologica sbagliata.
Su questo punto è intervenuto anche il consigliere Salvadore Bartolomei, secondo il quale si tratta di un articolo dirimente della legge. Le modifiche apportate, ha spiegato Bartolomei, sono state positive ma la formulazione non accoglie lo spirito della proposta. Di qui la determinazione ad esprimere, in assenza di ulteriori aggiustamenti, un giudizio negativo. Giuseppe Del Carlo, invece, ha osservato che i punti indicati come indispensabili all’interno del regolamento sono, in alcuni casi, ripetitivi e non semplificano le procedure per chi voglia avviare un’attività di servizio educativo per la prima infanzia.
Ivan Ferrucci ha sottolineato la necessità che gli strumenti organizzativi previsti a livello istituzionale siano predisposti per garantire un’omogeneità delle tariffe e dei servizi, che difficilmente si raggiunge ragionando solo in termini di Piani di zona. In fase di discussione, per la parte che riguarda i tirocini, Marina Staccioli ha criticato la scelta di ampliare la platea dei soggetti svantaggiati agli immigrati extracomunitari, ai quali si riconosce una durata massima del periodo di tirocinio di 12 mesi anziché i sei previsti per tutti gli altri soggetti.
Staccioli ha criticato anche la decisione di non prevedere, se i tirocinanti appartengono alle categorie svantaggiate, un tetto massimo di tirocini attivabili da parte delle aziende, questo per evitare il rischio di sfruttamento. Inoltre, visto il dato della disoccupazione giovanile, la consigliera ha chiesto anche che per loro il periodo del tirocinio sia innalzato a 12 mesi. Mauro Romanelli ha espresso perplessità sia sull’assenza di un tetto massimo di tirocini attivabili dalle aziende nel caso in cui impieghino soggetti svantaggiati, sia sull’incentivo riconosciuto alle aziende che decideranno di assumere ex tirocinanti a tempo determinato per almeno due anni.
Si tratta, ha spiegato, di una scelta discutibile, che non ha basi scientifiche per dirci che contribuirà in positivo nelle dinamiche del marcato del lavoro e che rischia di disperdere risorse pubbliche. Per Paolo Marini, gli incentivi per le assunzioni a tempo determinato vanno bene se saranno differenziati rispetto a quelli per le assunzioni a tempo indeterminato”.