Richard Ginori, il giorno dopo la sentenza che decreta il fallimento della storica manifattura di Sesto Fiorentino l’incontro fra le organizzazioni sindacali, il presidente Enrico Rossi e l’assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini ha ribadito la volontà della Regione di continuare a tenere ferma la barra sull’obiettivo della salvaguardia della storia e del ruolo di Richard Ginori che è un elemento strategico e di qualità del manifatturiero toscano. La sentenza ha spostato indietro le lancette dell’orologio, è stato il commento, ma non ha chiuso in maniera definitiva la possibilità di dare una soluzione alla vicenda. Un obiettivo per raggiungere il quale, come hanno ricordato presidente e assessore, è necessario un piano industriale credibile che garantisca livelli occupazionali e mantenimento sul territorio dell’azienda, il cui marchio si considera ormai inscindibile dal contesto in cui è insediata dal 1735.
E’ questo che oggi alle 14, l’assessore alle attività produttive andrà a chiedere al curatore fallimentare nominato dal Tribunale di Firenze con il quale si incontrerà insieme al sindaco di Sesto Fiorentino e all’assessore provinciale al lavoro. Al curatore Regione e istituzioni chiederanno anche di gestire la fase transitoria nei tempi più brevi possibili e in modo da consentire, attraverso l’esercizio provvisorio, l’attività produttiva fino al momento in cui sarà bandita la nuova gara per l’acquisizione dell’azienda.
L’Assessore si è messo inoltre in contatto col Ministero dello Sviluppo Economico ed è previsto nei prossimi giorni un incontro anche in quella sede. "Il Tribunale di Firenze respinge la richiesta di ammissione al concordato preventivo, polverizzando il piano di vendita predisposto dal collegio dei liquidatori e mandando in frantumi la già precaria situazione occupazionale. La magistratura, senza adottare le dovute cautele sociali richieste dai lavoratori della Ginori, il giorno stesso che doveva ripartire la produzione sotto la regia di Lenox Apulum, chiude la fabbrica" così riassunta la vicenda da Andrea Calò capo gruppo Rifondazione Comunista Provincia di Firenze e Andrea Malpezzi segretario Rifondazione Comunista Firenze. "Una decisione che ha colto di sorpresa tutti, a partire dai lavoratori in cassa integrazione fino ad arrivare alla RSU, che ha sempre difeso lo stabilimento da ogni sorta di speculazione e di svendita, a partire dalla tenuta occupazionale comprensiva dell’indotto, al marchio, alla vocazione dell’area.
In questi mesi di forte precarizzazione la RSU ha respinto anche pressioni lobbistiche, manovre politiche di basso profilo e nuove formule di gestione fondate su esternalizzazione, flessibilità e compressione dei diritti. Sono ancora tutte da valutare le tensioni interne delle varie cordate di impresa che per mesi hanno cercato di “arraffarsi” la storica azienda sestese di porcellane. La decisione della Magistratura di non ritenere fattibile il piano di salvataggio presentato dal collegio dei liquidatori ha richiesto ancora una volta ai lavoratori un grande sforzo sul profilo della responsabilità che non tutti hanno sempre tenuto con onore e coerenza in questa vicenda.
Non brilla la costellazione Istituzionale che ha sempre assunto un profilo formalista, ambiguo e defilato con le solite posizioni di rito assunte nel “monitorare la vicenda “ e “mostrare attenzione” piuttosto che incidere attivamente affinché la vertenza non finisse con questo esito drammatico e beffardo. Allo sbigottimento non è seguita la rassegnazione, i lavoratori da ieri sotto la guida della RSU – Cobas hanno prima atteso l’esito del verdetto fuori dal Tribunale di Firenze, poi hanno richiesto un interlocuzione diretta con il Presidente della Regione Toscana e hanno successivamente occupato la fabbrica, ricordando che lavoro, salari e diritti non sono cancellabili dal mercato, né da nessun decreto giudiziario.
La Magistratura decretando il fallimento della Richard Ginori e obbligando l’azienda a portare i libri contabili in tribunale ha altresì disposto l’esercizio provvisorio per tre mesi nominando un curatore fallimentare il quale entro il 15 gennaio dovrà assegnare la titolarità della gestione ad un’impresa. Registriamo il fatto che le aziende Lenox e Apulum non si tirano indietro. Per Rifondazione Comunista si pongano due problemi irrinunciabili gestione degli ammortizzatori sociali e bando di gara: da oggi parte la nuova cassa integrazione straordinaria per fallimento, chiediamo che la Regione Toscana, Fidi Toscana e Inps si raccordino e corrispondano in tempo reale gli strumenti di sostegno eliminando ogni sorta di disfunzioni e ritardi. Entro tre mesi il curatore dovrà predisporre il nuovo bando di gara per l’acquisizione della fabbrica , chiediamo che venga inserita come parte integrante e sostanziale una clausola sociale che preveda la piena occupazione dei 314 lavoratori" "L'esito negativo della vicenda Ginori, che ha visto il fallimento dell'azienda quando tutti speravano in una possibile diversa soluzione, è l'ennesimo caso in cui tutte le difficoltà oggettive, ma anche le mancanze e le incapacità della proprietà, nonchè gli appetiti speculativi di varia natura, vengono fatti pagare per intero ai lavoratori." questo il commento della consigliera comunale fiorentina Ornella de Zordo - "Con buona pace di chi predica dottrine liberiste che vedono come unica soluzione la diminuzione fino alla eliminazione dei diritti dei lavoratori, la strada da percorrere è opposta: la difesa e la valorizzazione del lavoro e la dignità di chi lo svolge, che non può essere subordinata agli interessi particolari del manager o del padrone di turno.
Per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori della Ginori e il sostegno alle loro iniziative di lotta per la salvagurdia del lavoro e di una storica realtà produttiva del comprensorio fiorentino e toscano". “Siamo solidali con i dipendenti della Ginori, di cui condividiamo le ansie e le preoccupazioni, per una situazione che ha avuto un epilogo inatteso”, questa la dichiarazione dei consiglieri del gruppo del PdL in Provincia di Firenze, che sta seguendo con attenzione l’andamento della situazione dell’azienda, che conta 314 lavoratori, oltre 250 anni di storia ed è fiore all’occhiello della ceramica made in Italy nel mondo. “Innnazitutto vorremmo capire quale sia la reale situazione debitoria dell’azienda, perché i conti pubblicati adesso non coincidono con quelli trasmessi solo pochi mesi fa “, questa la prima richiesta del capogruppo Franchi, insieme ai consiglieri Massai e Aiazzi, quest’ultima consigliere anche nel Comune di Sesto e fin dall’inizio costantemente presente riguardo la crisi aziendale della Ginori.
“Inoltre, da ciò che è emerso dalle prime notizie che sono apparse oggi sulla stampa, - continuano i consiglieri del PdL - e’ grave che il Tribunale non si fidi dello Stato, in quanto viene messa in discussione l’attivazione dei 23 milioni di intervento con la cosiddetta “Legge Guttuso” - corrispondenti al valore del museo di Doccia, che contiene l’inestimabile produzione della manifattura Ginori”. “Continuiamo a monitorare la situazione – concludono i consiglieri – fiduciosi di una soluzione positiva per la salvaguardia del marchio e dell’integrità dell’azienda, dei posti di lavoro, dei diritti dei creditori”.