Giorno di protesta in Consiglio Comunale a Firenze; l'ultimo prima delle vacanze di Natale. La seduta si apre con la consengna della cittadinanza onoraria da parte del Presidente Eugenio Giani ai fratelli Paolo e Vittorio Taviani, protagonisti toscani del cinema italiano. Ma il clima celebrativo viene interrotto presto dal suono di tamburi e fischi che provengono da Piazza Signoria: sono i dipendenti comunali pronti a a dare battaglia per difendere la loro busta paga. La questione è pittosto complicata e parte nel 2003: in dieci anni il Comune di Firenze avrebbe pagato 50 milioni di euro 'non dovuti' o come li avrebbe definiti il Mef "illeggittimi'' con tanto di conferma da parte della Conte dei Conti che ha bocciato il bilancio preventivo di Palazzo Vecchio proprio sulla voce ralativa agli stipendi.
Gli 'illeggitimi' sarebbero nello specifico i compensi delle varie indennità, premi e incentivi: unica soluzone a questo punto è tagliarli. . Per il 2012 la Giunta comunale ha messo a bilancio 17 milioni di euro per il fondo di contrattazione, in pratica quanto le risorse fisse. La questione da risolvere resta quella appunto delle risorse variabili. Intanto va detto che la spesa ad oggi ammonta già a 20 milioni, "Ce li rimettiamo noi?" chiedono i lavoratori che se la prendono con il sindaco Renzi, assente dal Consiglio Comunale anche oggi e con l'onorevole Gabriele Toccafondi del Pdl, fu lui infatti che due anni fa sollevò la questione del fondo integrativo sollecitando il controllo della Corte dei Conti.
Mentre era in corso il Consiglio Comuale nel Salone dei Duecento, l'assessore Elisabetta Meucci ha abbondonatoo il Salone dei Duecento per scendere in piazza e incontrare i dipendenti comunali. " Per il 2012 - dice - non dovrebbero esserci tagli ulteriori rispetto a quelli relativi alle indennità dei dipendenti " ovvero quelle ritenute illegittime dal Ministero delle Finanze. Il problema si porrà invece in modo più consistente per il 2013, a quanto ammonteranno le riduzioni però deve essere ancora stabilito dal tavolo di trattativa ancora aperto con le maestranze sindacali. Non solo dipendenti comunali, anche i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino oggi hanno presidiato il Salone dei Duecento in seguito all'annuncio da parte della Fondazione lirica di prossimi licenziamenti che riguarderanno 26 lavoratori entro la fine dell'anno.
La gestione degli esuberi stando ai primi accordi sindacali prevedeva la messa in mobilità di 45 persone con incentivi all'esodo, di questi ad oggi i volontari sono stati solo 19. L'ipotesi dei licenziamenti dunque diventa sempre più concreta, come sempre più realistica sembra essere l'ipotesi di commissariamento del Maggio, che non ha raggiunto il pareggio di bilancio; bilancio bocciato anche dalla Regione Toscana rappresentata dall'assessore alla cultura Scaletti. Sotto accusa da parte dei lavoratori ma anche delle forze di opposizione di destra e di sinistra e pure da una fazione del Pd è la sovrintendente .
In Aula a fare le veci del sindaco che della Fondazione del Maggio Musicale è il presidente è stata l'assessore Rosa Maria Di Giorgi che se da un lato ha confermato che ''esistono le condizioni di un commissariamento", dall'altro ha ravvisato nel taglio drastico al Fondo Unico per lo spettacolo la principale causa di una "difficoltà in cui -dice la Di Giorgi - versano tutte le principali Fondazioni liriche italiane. Le istituzioni locali - precisa - non ce la fanno a sostenerne il costo". Ma a non essere pienamente d'accordo con quest'analisi sono in diversi e di diverse parti politiche nella compagine consiliare di Palazzo Vecchio.
"Dall'arrivo della Soprintendente voluta dal sindaco Renzi, il bilancio del Maggio non si è affatto risollevato ma ha visto crescere il debito e i mancati introiti, malgrado Regione, Provincia e Comune di Firenze abbiano aumentato i loro contributi nel tentativo di risanare la situazione economica" - dichiarano Ornella De Zordo, di per Unaltracittá e Tommaso Grassi di Sel - per non parlare delle ingentissime cifre stanziate per il completamento dei lavori e il conferimento di quota parte del nuovo auditorium.
Contestualmente i lavoratori del Maggio sono stati chiamati a fare grossi sacrifici sia per quanto riguarda la rinuncia all'accantonamento delle quote per il tfr sia per la cassa integrazione in deroga. Ora c'é addirittura il pericolo che 26 di loro possano perdere il posto e nulla si sa delle 37 maschere il cui contratto scadrebbe il 1 gennaio". "Sindaco e Sovrintendente - concludono Grassi e De Zordo - si sono dimostrati incapaci di garantire la continuità del Maggio in un quadro di risanamento dei conti e di qualità dell’offerta culturale". Il consigliere leghista Mario Razzanelli torna ancora più indietro nell'attribuzione delle responsabilità e punta il dito contro la costruzione del Nuovo Teatro della Musica: "Dopo il commissariamento con Salvatore Nastasi (lo stesso che potrebbe essere richiamato oggi, n.d.r.) inizia l’operazione Parco della Musica, una gara di appalto-concorso ‘teleguidata’ vinta dalla SAC il 28 dicembre del 2007 per un importo di 68 milioni.
La gara viene annullata nel 2010 dopo che alcuni tra i principali dirigenti dei Lavori Pubblici finiscono in galera. Ma la costruzione va avanti con un’azienda, la SAC, a cui di fatto è stata annullata l’aggiudicazione. Il suo completamento comporterà una spesa complessiva di 400 milioni. Coi soli interessi su questa cifra - continua razzanelli - , avremmo potuto sostenere il teatro per i prossimi 300 anni. La responsabilità di Renzi è stata quella di non fermare i lavori di questa struttura che nessuno ancora oggi sa con quali soldi potrà essere terminata e tenuta aperta.
Una struttura che è bene ricordare non ha parcheggi né magazzini per il materiale scenico: una vera e propria follia". La soluzione proposta dal leghista: "Riduciamo a metà i compensi dei consiglieri regionali e ripianiamo così il deficit del Maggio”. Ma a prendersela con la dirigenza non sono solo consiglieri di minoranza: "È più di un anno infatti che questa dirigenza fa acqua da tutte le parti: se i dati che abbiamo letto sono veri, la flessione di più di 1 milione di euro sulla bigliettazione e di 400.000 € sugli sponsor sono la pietra tombale dell'operato della soprintendente Colombo", così Cecilia Pezza, consigliera PD e accanita oppositrice di Matteo Renzi.
“I lavoratori – ha aggiunto la consigliera – non possono pagare le incapacità della dirigenza, che non ha nemmeno tenuto conto delle indicazioni date dal consiglio comunale lo scorso luglio. Adesso basta: se la situazione deve essere questa, meglio il commissariamento, anche se troppo tardi rispetto a quando le cose erano già fortemente critiche”. Di stesso parere la collega Stefania Collesei che ricorda l'atto consiliare in cui si richiedeva alla Colombo il Piano indistriale, piano che non è mai stato presentato.
"E' arrivato il momento che chi ha sbagliato ne tragga le conseguenze dimettendosi e non scarichi sui lavoratori la sua pessima gestione - dice il consigliere dell'Idv Giovanni Fittante - "Quanto prima l’esecutivo apra un tavolo di trattative con i lavoratori e si faccia un Consiglio Comunale straordinario per affrontare e risolvere le questioni del Maggio Musicale e dell’Ataf”. Già Ataf! Anche in questo caso a scaldare gli animi sono gli esuberi annunciati dalla nuova impresa proprietaria che si è aggiudicata la gara d'appalto avviata dall'amministrazione per la privatizzazione dell'azienda di trasporto ormai, per metà, non più pubblica.
Il sindaco Renzi è sempre stato chiaro: o si è disposti a fare sacrifici in termini di orari e ferie (non i stipendi!) o si vende! La replica dei rappresentanti sindacali è sempre stata picche e il processo di privatizzazione è stato avviato. Di fatto ora la questione degli esuberi non riguarda direttamente il Comune che al massimo potrà svolgere un ruolo di mediatore. Anche in questo caso una fazione del partito democratico di Palazzo Vecchio, gli antirenziani, hanno manifestato il loro dissenso alla scelta aziendale che prevederebbe un centinaio di esuberi. "I consiglieri comunali del PD - spiega l'esponente del PDL Francesco Torselli - che oggi dicono di voler tutelare i lavoratori di ATAF dovrebbero prima spiegare loro come mai, al di là di qualche polemica con la giunta, hanno sempre avallato tutte le decisioni che il Sindaco e gli assessori hanno preso sul futuro dell'azienda, privatizzazione compresa.
"L'amministrazione ed il consiglio comunale - conclude Torselli - ormai non hanno più parola in capitolo, checché ne dicano i consiglieri del PD, e questo ci viene comunicato direttamente dall'assessore alla mobilità del comune, Massimo Mattei che, con la sincerità e la correttezza che lo contraddistinguono, risponde ad una nostra interrogazione sul tema degli esuberi scrivendo, a chiare lettere, che ‘l'amministrazione comunale attende con attenzione gli eventuali sviluppi e la presentazione del piano industriale da parte della nuova proprietà".
Filomena D'Amico