Una targa in un angolo della piazza, dove un anno esatto fa la follia razzista si tramutò in strage. Due ragazzi senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, persero la vita. Un terzo, Moustapha Dieng, rimase paralizzato. Nel pomeriggio intorno alle 17 la piazza si è riempita di persone per partecipare al presidio antirazzista organizzato dalla comunità senegalese fiorentina. Il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani ha portato stamani in piazza Dalmazia una corona di fiori in ricordo della terribile strage razzista.
Insieme al presidente Giani erano presenti anche i consiglieri comunali, il presidente del Quartiere 5 Federico Gianassi e numerosi rappresentanti della comunità senegalese. “Firenze è città operatrice di pace, solidarietà ed integrazione- ha detto Giani- e questo ricordo lo conferma. Continueremo a non dimenticare e ricordare in modo semplice e profondo come questa mattina. Mor e Modou rimarranno sempre nei nostri cuori, così come nei nostri cuori ci sono gli altri ragazzi rimasti feriti in quel terribile giorno”.
Anche Valdo Spini era presente stamani in piazza Dalmazia dove si è svolto il ricordo delle vittime dell'agguato razzista che un anno fa ha colpito Firenze. "Da questo terribile episodio - ha detto Spini- una nuova presa di coscienza contro il razzismo per la convivenza e per la tolleranza . Un monito che parte da una Firenze colpita da questo terribile episodio e che ha reagito e reagisce riproponendo a tutto il paese i valori del rispetto e della dignità della persona umana indipendentemente da razza, religione, lingua e genere" Non ha voluto mancare all’appuntamento l’assessore al welfare Salvatore Allocca.
“Con la tragedia di un anno fa abbiamo affrontato un momento terribile. Un dramma che ha trovato la solidarietà di tutta la città di Firenze. Quanto accaduto ci dice che ci troviamo davanti a due possibilità. Quella di un imbarbarimento, ma anche quella di far rinascere una speranza. Ovviamente stiamo lavorando a questa seconda possibilità e dobbiamo farlo insieme a tutti i fratelli immigrati. E lo dico non in termini retorici ma in termini sostanziali perchè difronte a una tragedia del genere non possiamo limitarci a enunciare concetti”.
La Regione si è immediatamente messa al lavoro per cercare di dare un piccolo aiuto. “Abbiamo concesso contributi alle famiglie delle due vittime – ha proseguito Allocca – e a Moustapha Dieng. Senza poi contare la richiesta di cittadinanza, che speriamo arrivi il prima possibile. Ma ci rendiamo conto che è sempre troppo poco perchè il problema dell’intolleranza, del razzismo nelle sue punte estreme, non tocca solo queste persone ma ci riguarda tutti. Dovremo perciò continuare il nostro impegno per far in modo che tragedie come queste non si ripetano mai più”. Stamattina sempre in memoria della strage di un anno fa a Firenze si è svolto anche il convegno “Rispetto e dignità.
No al razzismo e alla xenofobia”, nella Sala Luca Giordano a Palazzo Medici Riccardi. Tra i vari intervenuti anche l'assessore alla Cultura del Comune di Firenze Sergio Givone: "Ancora oggi non si può fare a meno di dover dire no al razzismo e alla xenofobia. Ha ragione Rita Levi Montalcini quando dice che le razze non esistono, sono una sciocchezza scientifica, un’idiozia, ma esistono i razzisti, che non sono solo quelli violenti ed assassini che compiono gli atti aberranti che siamo qui a ricordare e che non bisogna dimenticare.
Esiste, infatti, anche un razzismo sottile, che ci riguarda tutti”. “È facile dire io non sono razzista perché razzista è l’altro, è colui che compie certi atti - ha continuato l’assessore -. Quando nel ragazzo di colore, che per strada mi vende il libro con le storie della sua terra, io vedo innanzitutto l’altro anche io, in qualche modo, sono infettato da una forma di razzismo su cui vale la pena di riflettere. Questo vuol dire che non sono ancora cieco di fronte a quella che dovrebbe essere la realtà evidente: e cioè il fatto che l’altro non è altro da me, ma è me stesso”.
“Firenze è la città in cui il concetto di dignità è stato portato al centro dell’attenzione e della riflessione - ha aggiunto Givone -. Noi ci riempiamo spesso la bocca con le parole Rinascimento, Umanesimo, ma sia l’Umanesimo che il Rinascimento, se sono qualcosa, sono la dignità dell’uomo che non è solo il riconoscimento che tutti sono uguali, ma che tutti appartengono alla stessa famiglia”. “La dignità è tutt’uno con la fraternità, l’uguaglianza e dunque con la libertà - ha concluso l’assessore -.
I valori della Rivoluzione francese da una parte e della tradizione cristiana dall’altra ruotano intorno alle parole che voi avete scelto per il vostro convegno: rispetto e dignità, due parole che dobbiamo riprenderci”. Al convegno, promosso dall’associazione senegalesi di Firenze e Provincia e Casto, in collaborazione con Cospe, Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze e Arci, hanno partecipato, tra gli altri, anche il presidente della provincia Andrea Barducci, il console onorario del Senegal a Firenze Eraldo Stefani, Udo Enwereuzor di Cospe (coordinatore Franet – Agenzia europea per i diritti fondamentali).
“La tragica vicenda che si è consumata in Piazza Dalmazia un anno fa, ci ha ricordato drammaticamente, direi brutalmente, il rischio della xenofobia” ha detto il Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci. “La terribile esperienza che abbiamo vissuto un anno fa ci fa capire che dobbiamo agire in quei luoghi e in quei contesti nei quali questa ideologia violenta cresce, si radica e s’ingrandisce. C'è bisogno di una battaglia, in primo luogo culturale, di civiltà, che deve essere alimentata e tenuta sempre viva.
Ho la sensazione che da quel giorno di dicembre dell’anno scorso in città le cose siano gradualmente cambiate in questo senso”. Tra le altre iniziative in programma oggi in memoria dei due ragazzi uccisi un anno fa anche un cincerto al Mandela Forum stasera alle 20 e 30. Grandi nomi della musica italiana e senegalese si esibiranno insieme sul palco del per 'Jokko', questo il nome dell'evento che in lingua wolof, l'idioma della popolazione dello Stato africano, significa dialogo, comunicazione.
Il concerto vuole essere un ''momento di incontro e solidarietà collettiva, e il ricavato sarà interamente devoluto alle famiglie delle vittime. Ma non tutti sono d'accordo nel ricordare l'anniversario di quella strage razzista con una festa: "Non basta un concerto per coprire le responsabilità istituzionali" dice il Cpa fiorentino che ricorda la conclusione della vicenda processuale. "Ad un anno preciso di distanza la magistratura ha chiesto la chiusura indagini per la strage di Piazza Dalmazia del 13 dicembre 2011.
Nessun complice per Casseri. Ha agito da solo ed a niente servono i numerosi punti oscuri di questa vicenda: L’abitazione fiorentina dove era ospitato Casseri viene perquisita ma è trovata completamente vuota e ripulita da tutto! chi ha completamente ripulito la casa dove abitava Casseri? Che fine ha fatto l'hard disk del suo PC? Che porte aprono le numerose chiavi ritrovate a Casseri? Perché un “folle razzista” era dotato di porto d’armi?". Queste e molte altre le domande che il centro popolare autogestito fa e punta il dito contro Casapound, il centro sociale frequentato da Casseri da un lato e contro le istituzioni dall'altro.
"L'assessore Saccardi - prosegue la nota del cpa - dichiara che si darà da fare per il ricongiungimento familiare per il ragazzo ferito: COSA HA FATTO in un anno la Saccardi? Un anno in cui non viene concesso il permesso ai familiari del ragazzo ferito gravemente di poter venire in Italia, negando il ricongiungimento, lasciandolo abbandonato in un letto d’ospedale. E che fine hanno fatto le roboanti dichiarazioni del Governatore Rossi sulle sedi fasciste?". Tra i ragazzi feriti in quel terribile pomeriggio di un anno fa c'è Mustapha Dieng il quale ha riportato lesioni alla colonna vertebrale e per questo paralizzato e ancora ricoverato in ospedale.
Ieri Mustapha ha ricevuto la visita del sindaco Matteo Renzi che lo ha abbracciato a nome di tutta la città. Stamattina a margine dell'inaugurazione di un centro di accoglienza per rifugiati a Firenze, lo stesso Renzi è tornato sulla questione della cittadinanza italiana per i tre ragazzi feriti. "Io credo che a stretto giro arriveranno buone notizie dagli alti vertici dello Stato" riferendosi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alla possibilità che conceda la cittadinanza italiana a Sogou Mor, Cheikh Mbengue e Mustapha Dieng.
Ad onor di cronca il primo a chiedere a Napolitano la cittadinanza per i tre feriti era stato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.