C'è una notevole capacità compositiva nell'artista fiorentino Mario Minarini che espone alla galleria Ponte Vecchio, sino al 20 dicembre i suoi “percorsi” di pittore. E' una sorta di fenomenologia in chiaro dove emergono gli oggetti, i colori e le cose del suo quotidiano. Sono vasi, fogli, mobili, strumenti musicali, scorci e interni del suo studio: uno sguardo intrigante a una sorta di universo al tempo stesso conchiuso ed espanso. Valori simbolici e oggetti d'uso si intersecano in una realtà dove le cose aderiscono ad un certo “realismo” che si fa raffinata immagine in una visione d'artista che è concreta, per la maestria del tratto che evoca tutta la precisione appresa da una formazione di maestro orafo, ma anche decisamente sognante ed evocativa.
La luce rappresenta il fondamento delle sue opere e un' apparente semplicità dei contenuti è esaltata dalla buona qualità pittorica. Un dialogo vivace con gli oggetti caratterizza il percorso dell'artista. Le cose hanno in se una luce che pare trasformare gli interni in spazi in espansione. Gli oggetti ,i fiori, gli strumenti musicali sono,forse epifanie di una visione che il pittore vuole trasmettere. Da quella stanza tutta per se, che come evidenzia in catalogo la storica dell'arte Silvia La Rossa, è lo studio d'artista del pittore, le immagini pur nella loro dimensione atemporale sembrano espandersi in un dialogo che intriga e coinvolge.
Minarini evidenzia una matura capacità espressiva, frutto di un percorso artistico che ci sembra destinato a significativi sviluppi. Alessandro Lazzeri