"Nel 2013 la Toscana potrà spendere poco più di 9 miliardi, investimenti compresi". A renderlo noto è la Giunta e il Presidente Enrico Rossi che descrive punto per punto i capitoli di spesa e le voci di entrata: "La fetta più grossa resta naturalmente la sanità: 6 miliardi e 600 milioni solo di spesa corrente e fabbisogno riconosciuto dallo Stato, oltre il 70 per cento, a cui si aggiungono gli investimenti. Compreso il sociale si arriva a 7 miliardi. Quel che rimane è scuola e cultura, economia e lavoro, ambiente, trasporti, strade.
Un bilancio dove i trasferimenti dallo Stato, sanità a parte, si sono di fatto quasi azzerati. Per cultura, scuola e formazione sono previsti 273 milioni, altri 135 per l’ambiente e 700 per il territorio. In molti casi si tratta di risorse messe a disposizione di enti locali. Per lo sviluppo e la crescita, comprese le politiche per il lavoro, nel 2013 la Regione potrà contare su 256 milioni La revisione della spesa capitolo per capitolo ha permesso di trovare 43 milioni, che si aggiungono agli oltre 80 già limati tra il 2010 e il 2012.
Si tratta per lo più di risparmi sulle spese di funzionamento e sulle utenze, sugli affitti e la gestione del patrimonio (della Regione e degli enti dipendenti), sul personale di cui è confermato il blocco del turn over per cui non saranno rimpiazzati i lavoratori che se ne vanno in pensione e sul finanziamento ad altri enti. ENTRATE: La fetta più grossa delle entrate di una Regione – e vale anche per la Toscana – è costituita da tasse e tributi. Sono sette miliardi e 781 milioni attesi per il 2013, compresa la manovra.
Ma solo una parte delle cosiddette ‘tasse regionali’, dal bollo auto all’imposta sulle attività produttive (Irap), dall’addizionale regionale all’Iva pagata in Toscana, vengono riscosse direttamente. Molto più spesso si tratta di una compartecipazione. Ai tributi si aggiungono, tra le entrate, si aggiungono 130 milioni di trasferimenti correnti da parte dello Stato e dell’Unione europea, 15 milioni di entrate extratributarie, 653 milioni di mutui autorizzati e 459 milioni frutto di alienazioni ed altri crediti.
L’avanzo di amministrazione è pari a 136 milioni. Circa 4 miliardi arrivano dall’Iva. L’Irap, che nel 2011 i toscani hanno pagato per 1 miliardo e 991 milioni, e l’addizionale Irpef, quasi 416 milioni, servono per la maggior parte a sostenere il fondo sanitario. Libere sono solo le risorse in più, 275 milioni, che arrivano dagli aumenti decise dalle Regioni rispetto alle aliquote base o da altri tributi: ovvero i 222 milioni di compartecipazione ad accise di gasolio e benzina, i 371 milioni del bollo auto, altri 65 milioni tra addizionale sul metano e tributo per il conferimento dei rifiuti in discarica, oltre naturalmente alle tasse non pagate negli anni precedenti e recuperate. In conseguenza del patto di stabilità che si è fatto più rigido, per tenere ancora più a freno la spesa pubblica e ridurre il debito, naturalmente verrà operata una scelta più selettiva anche negli investimenti.
L’indicazione e la strategia è quella di utilizzare, laddove possibile, i fondi comunitari in sostituzione delle risorse regionale. E ricorrere al credito. In bilancio la giunta ha previsto 650 milioni di possibili mutui e prestiti da accendere, ma per lo spazio ridotto del patto alla fine non è detto che tutti possano essere attivati. L’obiettivo è realizzarne 300 confermando la spesa attuale. Un altro miliardo per gli investimenti arriva dai fondi comunitari, i fondi vincolati e i residui degli anni passati.
Risorse già disponibili, ma che anche in questo caso dovranno fare i conti con il patto di stabilità. Attualmente la Regione ha prestiti e mutui da restituire per 1 miliardo e 108 milioni. L’anno scorso erano una cinquantina di milioni in più. Nel 2013 la Regione, sanità a parte, avrà dallo Stato 550 milioni in meno rispetto al 2010, un milione e mezzo al giorno. Trecentosessanta erano stati tagliati nel 2011 ed altri 45 quest’anno; 72 si sono aggiunti con il decreto legge del governo Monti sulla spending review, altrettanti stanno nella legge di stabilità che il Parlamento ancora non ha approvato e che taglia pure una quarantina di milioni alla sanità.
Si sono ridotti i fondi Fas, quelli per le aree sottoutilizzate, ed è stato tagliato, l’anno scorso, pure il fondo per la non autosufficienza. Si è fatto inoltre ancora più rigido il patto di stabilità, a vantaggio della spesa per gli investimenti (che dovranno essere meno delle risorse a disposizione). Teoricamente spendibili nel 2013, sempre senza la sanità, rimane così alla Regione 1 miliardo e 650 milioni. Un anno fa erano quasi 2 miliardi e e 300 milioni. Per la sanità la giunta ha scelto la strada della privatizzazione di una parte dei servizi, che d’altra parte è già nei fatti dal momento che con l’innalzamento dei ticket sanitari i prezzi praticati dalle strutture private diventano competitivi con quelli del pubblico.
Specialista e diagnostica potranno essere forniti dal privato, in convenzione mentre il pubblico dovrà garantire soprattutto il buon funzionamento del sistema del ricovero ospedaliero. Per il resto della spesa regionale la giunta ha esaminato il bilancio capitolo per capitolo. Sono stati trovati così quasi altri 50 milioni, dopo quelli già risparmiati quest’anno e l’anno prima. Ma non è bastato. Per far quadrare i conti, per non infierire su scuola e welfare e avere anzi qualche risorsa in più da destinare ad un fondo di investimento sociale, una sorta di pacchetto di aiuti e sostegni per le famiglie in difficoltà e per le piccole imprese, servivano 300 milioni.
Circa 50 milioni sono stati recuperati con la revisione della spesa. Altri 246 (vedi altro comunicato) arriveranno dalla leva fiscale: bollo auto, addizionale Irpef, Irap, addizionale sul gas metano per le abitazioni, concessioni del demanio marittimo e minerario. “Abbiamo voluto offrire una sponda alle imprese e alle famiglie perché ritrovino iniziative e fiducia nel futuro”. Spiega così il presidente della Toscana Enrico Rossi il ‘fondo di investimento sociale’ che è tra le novità del bilancio 2013: un pacchetto di aiuti e sostegni alle famiglie in difficoltà e alle aziende, per alleviare le situazioni di maggior disagio. La prima misura riguarda un fondo da 20 milioni di euro per il microcredito.
Metà servirà a garantire un prestito sociale alle famiglie, fino a 3.000 euro, con la collaborazione delle associazioni sul territorio che ben conoscono casi e realtà. L’altra metà sarà utilizzata per potenziare i prestiti, fino a 25 mila euro, alle piccole imprese artigiane e del commercio che hanno difficoltà a rivolgersi ad una banca. Sarà anche un’argine per prevenire possibili fenomeni di usura. Sarà rifinanziato un fondo da 8 milioni per il contributo al pagamento degli affitti.
Con 10 milioni saranno anche rifinanziate per la materna le classi Pegaso, quelle che la Regione ha garantito nel momento in cui lo Stato ha bloccato gli organici. Oggi la Regione ne spende 7 e garantisce a quattromila famiglie altrettanti posti alla scuola materna. Con 10 milioni ne beneficeranno in cinquemila. Sono confermati anche i 26 milioni per la cultura, il che consentirà di salvaguardare i non pochi posti di lavoro nel settore. Cambiano invece addizionale Irpef ed Irap. Ma con molte esenzioni e detrazioni: un “contributo responsabile, chiesto ai cittadini che possono”, per mantenere aperte le classi Pegaso alla materna e l’assistenza agli anziani non autosufficienti, i contributi agli affitti, l’aiuto per avere un prestito in banca o il sostegno ai giovani.
Spiega così il presidente Rossi la scelta di ricorrere alla leva fiscale, con un richiamo all’affermazione di “un principio di comunità da salvaguardare”, una “manovra quanto più possibile equa per lavoratori e imprese” e “un’attenzione per le fasce deboli”. Aumentano le imposte sui canoni demaniali, mentre sul gas per la casa le maggiori tasse non peseranno più di 5 euro l’anno a famiglia. E’ questa in sintesi la manovra fiscale proposta dalla giunta. La Toscana era rimasta ultima, tra le Regioni d’Italia, a non agire sulla leva fiscale, tolta la Basilicata, che può contare su royalties petrolifere.
Per i tagli pesanti imposti dalla Stato ora anche la Toscana dovrà farlo, ma i tributi pagati da cittadini ed imprese rimarranno abbondantemente sotto la media nazionale. Anche grazie alle nuove esenzioni previste, appunto. “Sarà un prelievo progressivo, in base al reddito – spiega il presidente della Toscana, Enrico Rossi – e saranno salvaguardate le fasce più deboli: ovvero le famiglie con figli per l’addizionale Irpef e le aziende più esposte ai venti della crisi per quanto riguarda l’Irap”.
“Prima di decidere qualsiasi aumento ci siamo sforzati di recuperare le risorse tagliate dal governo lavorando sui risparmi e rinunciando a spese ed interventi che in tempi ordinari potevamo permetterci ed oggi non più, visto che altre diventano le priorità – mette subito in chiaro il presidente – Abbiamo rivisto la spesa storica capitolo per capitolo e così siamo riusciti a trovare quasi 50 milioni. Ma anche se avessimo azzerato paradossalmente tutti i capitoli di spesa per la cultura, il sociale, la scuola e i contributi alle imprese, che tutti insieme valgono 150 milioni e chiaramente era impensabile farlo, perché avremmo impoverito la Toscana e la coesione sociale, non saremmo riusciti a pareggiare il taglio subito”. Così la Regione, che a causa della crisi incassa anche meno tributi – perché gli affari vanno peggio e qualche azienda chiude, perché si vende meno benzina o perché le imposte arretrate vengono rateizzate in più anni, con oltre 60 milioni di minor incasso già nel 2012 e 100 possibili nel 2013- alla fine è stata costretta ad una manovra da 300 milioni.
Cinquanta sono stati recuperati con la revisione della spesa. Altri 246 arriveranno appunto dalla leva fiscale: bollo auto, addizionale Irpef, Irap, addizionale sul gas metano per le abitazioni, concessioni del demanio marittimo e minerario. Nel caso di addizionale Irpef ed Irap l’aumento peserà comunque nei portafogli dei toscani solo a partire dal 2014. Le due tasse si pagano infatti in modo differito, l’anno successivo a quello di riferimento: in un’unica soluzione a giugno con la dichiarazione dei redditi, oppure per i soli dipendenti in nove od undici trattenute mensili sullo stipendio (ma sempre l’anno dopo). Addizionale Irpef, detrazioni per i figli La Toscana aveva un record: l’addizionale Irpef più bassa d’Italia, da sempre.
E lo manterrà. Nel 2013 i toscani pagheranno infatti di più, ma meno che in molte altre regioni. Pagheranno l’1,43 per cento sui primi 28 mila euro: oggi era l’1,23, l’aliquota fissata dallo Stato sotto cui non si può scendere. Pagheranno da 28 mila euro in su l’1,73% , l’aliquota massima che una Regione può applicare, già decisa l’anno scorso per la fascia di reddito sopra 75 mila euro. Grazie alle detrazioni per i figli, i figli disabili e le famiglie numerose – più alte per chi guadagna meno – l’aumento sarà però mitigato e in qualche caso annullato: detrazioni fino 50 euro a figlio, 100 euro in più dal quarto e 220 per figlio disabile.
Chi non paga l’Irpef (i redditi sotto gli 8 mila euro) non pagherà naturalmente neppure l’addizionale regionale. La manovra vale 93 milioni di maggior gettito. Qualche esempio: Su tre contribuenti toscani, più di due non hanno redditi oltre 28 mila euro. Mario guadagna 1.350 euro al mese per quattordici mesi, un po’ meno di 24 mila euro l’imponibile annuo. Lo 0,2 per cento da versare in più sono 48 euro. Mario ha anche due figli, a carico. Grazie alla detrazione, che divide con la moglie, l’aumento si riduce a 9 euro.
Se avesse un solo figlio ne pagherebbe 324 al posto dei 295 di quest’anno, con un risparmio comunque di 21 euro. Elisa invece guadagna un po’ meno di 2.000 euro al mese, quattordici mensilità e 42 mila euro di imponibile annuo. Anche lei ha due figli a carico. Il ritocco all’addizionale Irpef le vale 126 euro in più da pagare, che diventano 95 in virtù delle maggiori detrazioni divise con il marito. Paolo, che guadagna 1.200 euro al mese, non ha figli a carico e neppure quattordicesima, 21 mila euro d’imponibile, pagherà invece 42 euro in più in tutto l’anno. Naturalmente lo farà nel 2014.
Nel 2013 si paga infatti l’imposta dovuta per il 2012. Ancora maggiori saranno i benefici per chi ha più figli o per le famiglie monoreddito. Stefano guadagna 15 mila euro l’anno ed ha un figlio completamente a carico: quest’anno paga 184,5 euro di addizionale Irpef, l’anno prossimo ne pagherà 214,5; ma con i 42 euro di maggiori detrazioni addirittura ci guadagnerà, mentre con 20 mila euro farebbe pari. Con due figli il risparmio, rispetto a quest’anno, sale a 56 e 41 euro. Con quattro figli completamente a carico il risparmio diventa più di duecento euro in un anno e se ne può beneficiare fino a 50 mila euro di reddito. Irap, per molti nessun aumento: Anzitutto chi non pagherà un euro in più: il settore manifatturiero e delle costruzioni, tolte le aziende farmaceutiche o chi lavora con le grandi opere (476 imprese in tutto).
Per loro l’imposta sulle attività produttive rimarrà la stessa pagata fino ad oggi, il 3,9 per cento della produzione netta: ovvero l’aliquota base, fissata dallo Stato. Non subiranno aumenti neppure le piccole imprese, spesso aziende a conduzione familiare, che lavorano nel commercio, nella ricezione alberghiera e nella ristorazione: il ritocco interesserà in questo caso solo le società di capitali e a responsabilità limitata, chi opera nelle attività artistiche e sportive, istruzione, servizi di pulizia, cura del paesaggio e noleggio di vetture e autocarri.
Sono inoltre confermate tutte le esenzioni e agevolazioni del passato: per il settore agricolo (dove si paga l’1,9 per cento), per Onlus, cooperative sociali e imprese con certificazioni ambientale e sociale (tassate al 2,98 per cento), per per le aziende di servizi di assistenza alla persone (che beneficiano anche loro di uno sconto dello 0,92 per cento). Esenti del tutto le attività commerciali in zone montane. Tutti gli altri pagheranno il 4,82 per cento: l’aliquota massima già riservata da alcuni anni a banche, assicurazioni, società immobiliari, gestione di autostrade e raffinerie di petrolio. Le Regioni possono alzare (o abbassare) l’aliquota base fissata dallo Stato dello 0,92 per cento.
Il ritocco all’Irap porterà nelle casse regionali quasi 120 milioni. In 360 mila pagano oggi l’imposta in Toscana: oltre ad aziende e lavoratori autonomi ci sono la pubblica amministrazione, gli enti pubblici e pochi altri che sono tenuti a versare l’8,5 per cento di quanto spendono per stipendi e collaborazioni continuative o a progetto, il 7,58 le aziende di servizi alla persona. L’aumento alla fine interesserà solo 60 mila, uno su sei. (On line l’elenco di tutte le categorie escluse dagli aumenti 2013).
Concessioni demaniali e gas Si faranno più pesanti le imposte regionali sulle concessioni del demanio. Per quello marittimo – le spiagge degli stabilimenti balneari, ad esempio – la tassa andrà moltiplicata per quattro e passa dal 15% del canone di concessione statale, che si pagava oggi, al 60 per cento. Per le concessioni minerarie, compresa la geotermia, l’imposta regionale triplica e passa dal 100% dell’ammontare del canone al 300 per cento. Le maggiori entrate previste superano di poco i 6 milioni. Aumenterà anche l’addizionale regionale sul gas per le abitazioni.
A conti fatti, si tratta comunque di meno di 5 euro l’anno a famiglia, che porteranno nella casse regionali 4 milioni. Via il ‘balzello sulla professione’: In mezzo a tributi ritoccati all’insù, c’è comunque anche una tassa che viene cancellata. Ne saranno contenti avvocati, commercialisti, ingegneri, architetto e tutti coloro che per esercitare una professione, dopo la laurea, devono sottoporsi ad un esame di abilitazione. Era prevista una tassa, da pagare alla Regione dell’università dove ci si laurea: 103 euro in Toscana, che portavano alla Regione 500 mila euro l’anno.
Ora non dovrà essere più pagata. 22 milioni in più dal bollo auto: L’ultimo pezzo della manovra fiscale riguarda il bollo auto, approvato dal consiglio regionale prima del bilancio. Anche in questo caso l’aumento deciso dalla giunta è stato selettivo e progressivo: il 5 per cento in più per i primi 100 kw di potenza, il 10 per cento oltre. Tradotti sono meno di 6 euro in più l’anno per una Panda o una Citroen C3 benzina, che pagavano 113 e 114 euro di bollo l’anno, 9 euro in più su una Ford Fiesta 1.4, 22 per un’Alfa 159, 72 per una Lexus Gs 450 e 113 per una Ferrari California.
Un ‘aumento proporzionale alla potenza dell’auto ma anche, come si vede, al valore del veicolo e quindi alla disponibilità economica del proprietario. Del 10 per cento è stato aumentato anche il bollo sui motorini. La Regione incasserà complessivamente dalla manovra sul bollo 22 milioni di maggior gettito.