Grande successo al Teatro Florida per il debutto de Il Lago dei Cigni in chiave contemporanea creato da Loris Petrillo per l’Opus Ballet; ovazione del pubblico sia per i danzatori, che hanno dato ulteriore prova del loro alto livello tecnico, sia per il coreografo e regista dello spettacolo. Inizialmente programmato per venerdì e sabato (26 e 27 ottobre), il “Lago” è stato replicato anche domenica, visto il sold out registrato. Una corsa al botteghino, rara in questi periodi di magra generale, spiegabile sia per la nota bravura della Compagnia, sia per la scelta del titolo, che sicuramente attira il pubblico, incuriosito dalla scelta di riproporre un mostro sacro del repertorio classico in chiave contemporanea. La storia dell’amore tra Odette e Siegfried è stata raccontata molte volte, sia in tutù e scarpette, sia con riletture più o meno audaci di autori contemporanei che hanno trasformato le fanciulle-cigno persino in uomini in braghe di piume; Loris Petrillo, che il repertorio classico l’ha studiato e, soprattutto, ballato molte volte, mi ha dichiarato di essersi approcciato al “Lago” con divertimento, senza confronti ingessati e remissivi, ma trattando questo classico come se avesse rincontrato un caro amico.
E Petrillo dimostra sulla scena di sapere di cosa sta parlando: è sufficiente la serpentina che fanno i cigni per il loro ingresso, oppure riascoltare la celebre melodia del notissimo pas de quatre dei cignetti che il coreografo fa interpretare a tre uomini in una variazione di forza e carattere per ricordare il classico di repertorio.
Sotto strati di “mitologia” si nasconde il nucleo vero e proprio di questa storia, in cui ritroviamo un uomo/animale, un autentico uomo/cigno con i suoi slanci istintuali. L’uomo portato in scena da Petrillo, così, si esprime attraverso una danza fisica, concreta, a volte brutale, in cui il movimento è istintivo, quindi puro. Del resto dietro quel cigno etereo ed elegante esiste l’animale, con il suo istinto e la sua forza. Per quanto riguarda la colonna sonora, la scelta musicale non tradisce il classico di repertorio ĉajkovskijano, prendendo da esso i momenti più significativi, riportando alla mente dello spettatore le immagini di fanciulle in tutù bianchi e piume che svolazzano da un lato all’altro del palcoscenico.
In scena, però, la perdita della primitiva innocenza passa anche attraverso un'incursione di chachacha che non stona, anzi, rende l'idea del passaggio, concetto già presente nel Lago dei Cigni classico. Un “Lago” che appassiona e coinvolge, creato da un apprezzato coreografo italiano che spesso e volentieri collabora con i danzatori formati da Rosanna Brocanello, talent scout di rara lungimiranza che da diversi anni nelle sale di danza da lei dirette dà forma concreta a veri e propri talenti che, dopo poco tempo, la lasciano per abbracciare quella carriera di artisti per cui li ha formati.
I tanti coreografi che gravitano attorno la scuola di formazione professionale da lei diretta (come Sieni, Zappalà e Petrillo stesso), infatti, portano con sé i danzatori migliori che crescono artisticamente potendo lavorare con coreografi molto affermati. Mi viene da chiedere, a questo punto, quale sia la “ricetta segreta” di Rosanna Brocanello: “io non illudo mai nessuno dei ragazzi che viene a studiare da me” dichiara, “insegnare per me è comunicare, un vero e proprio scambio alla pari di insegnamenti”. Valentina Passaro