Due le proposte di riordino vagliate e votate dal Consiglio regionale, due le alternative da sottoporre al Governo. Ipotesi A : Città metropolitana di Firenze, Provincia di Prato-Pistoia, Provincia di Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno, Provincia di Grosseto-Siena, Provincia di Arezzo. Ipotesi B: Città metropolitana di Firenze, Provincia di Prato-Pistoia, Provincia di Lucca-Massa Carrara, Provincia di Pisa-Livorno, Provincia di Grosseto-Siena, Provincia di Arezzo. L’aula incarica inoltre il presidente del Consiglio regionale di trasmettere il presente atto al presidente della Giunta regionale per il successivo inoltro al Governo.
Ma il rischio concreto è che entrambe le proposte verranno bocciate dal Governo che avrebbe già deciso. Una riorganizzazione voluta dal governo Monti che il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi bolla come ''un errore di nascita". "Questa riforma nasce da Bruxelles, fissa parametri astratti, raccoglie la fiducia, e non incarica le Regioni di svolgere pienamente il loro ruolo. Tutto questo nega la storia e i caratteri istituzionali della nostra regione. L'ultima parola sul riordino l'avrà comunque il Governo che metterà la fiducia, e il Parlamento''.
Oggi il Consiglio toscana ha approvato una risoluzione che prevede di inviare due ipotesi di riordino al Governo: in un caso si prevede la città metropolitana di Firenze più quattro province e nell'altro caso invece cinque. ''Entrambe le proposte - ha sottolineato Rossi - hanno valore ma metto in guardia sul fatto che ad ora il ministro Patroni Griffi in Toscana ha previsto quattro province, inclusa in queste anche la Città metropolitana. Se il ministro non accettasse poi la deroga, come sembra aver già detto, potrebbe non passare al vaglio'' nessuna delle due ipotesi.
Per questo Rossi ha difeso la proposta originaria della Giunta regionale che prevedeva in Toscana tre aree vaste più la citta' metropolitana. Il governatore ha poi spiegato che avrebbe ''preferito una riforma di carattere complessivo. Mi brucia che non si parli più di Senato federale e di compimento del regionalismo. Non sarebbe male, magari con una legge toscana, richiamare il Parlamento ad un obbligo di riforma e di riduzione dei parlamentari".