Il destino delle province toscane si deciderà il prossimo 2 ottobre. Trovare una soluzione che sia la più condivisa possibile e più conforme alla legge: si chiude così con una "raccomandazione forte" la riunione di questo pomeriggio in Regione a cui hanno preso parte sindaci, presidenti di provincia, assessori, presidenti dei consigli comunali toscani. Tra loro anche il presidente del Cal e sindaco di Pisa, Marco Filippeschi , il presidente dell'Anci e sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi , e il presidente dell'Uncem Toscana Oreste Giurlani .
"L'indicazione chiara da parte del governo, poi fatta propria dal Parlamento, è quella di tagliare drasticamente il numero delle province, che oltretutto assumeranno una fisionomia assai diversa dall'attuale – ha detto Giurlani -. Entro il prossimo 2 ottobre dobbiamo presentarci con una proposta forte, che si discosti il meno possibile dalle indicazioni della legge nazionale e che sia possibilmente votata all'unanimità. Serve un punto d'equilibrio , dal momento che grandi variazioni non se ne possono apportare.
Anche le deroghe da chiedere dovremo ridurle al minimo e proporle comunque con una posizione condivisa". Le deroghe riguarderebbero in particolare la provincia di Arezzo , che potrebbe avere i parametri richiesti in termini di numero di abitanti, e la mega provincia Prato-Pistoia-Lucca-Massa Carrara, che potrebbe essere divisa in due: Prato-Pistoia da sole raggiungono da sole il numero di residenti necessari ma, per poco, non le dimensioni territoriali. Le proposte in campo: Il Governo nel decreto Spending review, propone una riduzione delle province da dieci (attuali) a tre massimo quattro , vale a dire quelle che ruotano attorno alle città demograficamente più grandi.
La Regione Toscana ha proposto un riassetto gravitante attorno a tre aree vaste (Nord:Firenze, Prato, Pistoia; Costa: Livorno, Pisa, Lucca, Massa e Carrara; Sud: Arezzo, Siena, e Grosseto) con altrettanti capoluoghi (Firenze, Pisa e Siena). Altre proposte potrebbero arrivare da altri soggetti istituzionali. Ma subito dopo la riforma, ridimensionamento o riduzione degli Enti provinciali il problema da affrontare sarà quello della ricollocazione del personale: 4 mila 800 dipendenti delle dieci Province, di cui circa 500 precari. Nelle stesse ore in cui si è svolta la riunione tra amministratori toscani il vicepresidente del Consiglio toscano, Giuliano Fedeli , ha ricevuto a Palazzo Panciatichi il Coordinamento delle Rsu delle Province toscane che hanno espresso“forte preoccupazione per le conseguenze che i provvedimenti di Spending review e di riordino delle Province comportano”.
Nel documento consegnato a fedeli si afferma che “le Rsu delle Province toscane individuano il rischio di pesanti conseguenze in termini di posti e condizioni di lavoro contrabbandate come riduzione dei costi della politica”. Le Rsu denunciano inoltre “le difficoltà finora verificatesi nell’individuazione di interlocutori politici ed istituzionali”, ritengono “imprescindibile difendere i livelli occupazionali” e sollecitano le controparti istituzionali, compresa la Regione Toscana, ad “uscire da ogni ambiguità sull’individuazione di eventuali esuberi” per “indicare invece come si intende mantenere e valorizzare le professionalità dei dipendenti provinciali”. Al contempo le Rsu, secondo quanto si legge nella nota consegnata a Fedeli, chiedono alla Regione “l’apertura immediata di un confronto sulle competenze e le deleghe che intende riassumere o conferire al fine di definire prioritariamente i compiti e le funzioni anziché i confini e gli ambiti di aggregazione”.
Al centro dell’attenzione del Coordinamento, infine, c’è anche il “personale esterno o di appalti” e quindi “i lavoratori precari con varie tipologie contrattuali”. Il Coordinamento chiede infatti la tutela e il mantenimento del posto anche per questi lavoratori. “Ci impegniamo - ha detto Fedeli - una volta che avremo a disposizione la proposta definitiva, a convocarvi in modo da esaminare assieme i contenuti della riforma al fine di individuare le migliori soluzioni per i dipendenti delle dieci Province toscane.
Comprendo appieno le vostre motivazioni e soprattutto le vostre preoccupazioni”, ha detto Fedeli parlando ai rappresentanti del Coordinamento, “ma al momento, per quanto riguarda la Toscana, abbiamo una proposta del Governo, una della Regione, presto ne avremo forse una del Consiglio delle Autonomie, per cui manca effettivamente il riferimento rispetto al quale muoversi. Quando saremo di fronte alla proposta definitiva, provvederemo ad elaborare insieme delle idee a salvaguardia dei lavoratori.
L’unica cosa certa, al di là del contenuto della riforma, è che sarà una corsa in salita”.