Uno dei capolavori del Rinascimento, di Lorenzo Ghiberti, denominata, secondo il Vasari, da Michelangelo, Porta del Paradiso, torna visibile al pubblico, ma non nella sua collocazione originale, dove resta una copia realizzata 22 anni fa, bensi all’interno del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, sotto una teca che la conserva con una bassa umidità che evita la formazione di sali instabili e mantiene intatta la caratteristica doratura su bronzo. Al momento la Porta del Paradiso è temporaneamente collocata nel cortile coperto del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, e la sua sede definitiva è prevista nel nuovo spazio espositivo, in una sala apposita che conterrà sia la Porta est del Battistero che quella Nord, sempre del Ghiberti, appena rimossa e destinata al suo restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, su incarico dell’Opera di Santa Maria del Fiore. La porta, in oro e bronzo, è alta 5 metri e venti, larga 3 metri e dieci e pesa 8 tonnellate.
“La Porta del Paradiso - spiega Annamaria Giusti, direttrice dei lavori di restauro dal 1996 - è una macchina complessa e perfetta, realizzata con una perizia senza precedenti e mai eguagliata”. Ciascuna delle due poderose ante furono gettate in bronzo in un unico colossale pezzo. Sul telaio bronzeo della porta erano stati predisposti degli alvei, profondi alcuni centimetri, per contenere i 58 rilievi che vi furono incastrate a forza, probabilmente riscaldando il telaio in modo da ottenere una leggera dilatazione.
I 58 rilievi furono fusi uno ad uno, rinettati a freddo, finemente cesellati in superficie ed infine, dorati con il metodo dell’amalgama di mercurio. Cecilia Chiavistelli