di Deborah Bianchi Avvocato Il soggetto dell’era digitale è in piena crisi di identità. Identità rubate; identità false; identità adulterate. Se nella vita materica il ruolo e l’effige del soggetto si gioca nell’ambito delle relazioni interpersonali che quest’ultimo riesce a costruire, nella vita digitale la tecnologia unita alle logiche di business prende il sopravvento: il soggetto appare solo secondo le modalità dei Gatekeepers o comunque dei Guardiani della Rete. I Guardiani gestiscono le dinamiche di accesso e di domanda dei servizi elettronici.
Piegano a sé perfino la stampa che deve reinventare le proprie logiche e il proprio ruolo. Pensiamo al fenomeno del citizen journalism posto sul confine tra attività personale e attività professionale. Pensiamo al fenomeno delle piattaforme di aggregazione di video giornalistici che non sanno di essere delle testate telematiche (caso di OdG Friuli Venezia Giulia e PnBox tv). Pensiamo ancora agli archivi dei quotidiani digitali che si rendono indicizzabili dai motori di ricerca senza distinguere tra memoria della Rete e archivio (caso Cass.
5.04.2012 n. 5525). Il soggetto ormai registra due fasi della propria identità: l’identità ante-Google e l’identità post-Google. Google uno dei Guardiani più forti del mercato piega le identità alle logiche di business intrecciate con quelle della tecnologia. La stampa digitale tracima fiumi di informazioni e di dati personali consegnandoli senza controllo nei meccanismi dei Guardiani ma allo stesso tempo rischia essa stessa di rimanere tracimata nelle spire della tecnocrazia dell’algoritmo di Google Search perdendo la dignità di professione riconosciuta per ridursi a User Generated Content ovvero a contenuto prodotto dall’Utente.
Non so se mi spiego: vi ricordate il caso di Repubblica.it e la sua iniziativa di citizen journalism denominata “Reporter”? Soggetto, stampa digitale, contenuti altamente professionali: tutto deve finire nel frullatore della Rete? Tutti proni al nuovo Sovrano? L’apparente guerra tra diritto a informare e diritti del soggetto (es. diritto all’oblio) si ridurrà ben presto a una guerra tra “poveri (di diritti)” se i due fronti non si accorgeranno in tempo di “essere presi nella Rete”.
Ecco perché un convegno sul Giornalismo digitale. Prendere consapevolezza dei diritti dei giornalisti digitali come professionisti tout court e prendere consapevolezza del diritto all’autodeterminazione informativa del Soggetto che quando viaggia nell’Internet non è altro che un patrimonio informativo debole e indifeso. Ecco perché nel panel sul rapporto tra identità e motori di ricerca cercheremo di rispondere a quesiti come: possiamo pensare a introdurre nel codice deontologico del giornalista una disposizione dedicata all’Internet?; possiamo chiedere alla testata telematica il no index anche dopo una settimana se la notizia ormai risulta superata?; il blogger costruttore di reputazione digitale anche fittizia e’ un fenomeno diffuso in Italia?