Legambiente: “L’Isola d’Elba merita la massima attenzione. Con la sosta di Goletta Verde diciamo un no deciso al mattone e un si immediato alla sicurezza delle sue coste, a partire dall’estensione del Decreto Rotte e l’istituzione dell’Area Marina Protetta” Che l’isola d’Elba sia un prezioso gioiello naturalistico, dalla splendida costa e dalla magnifica macchia mediterranea è un fatto noto a tutti, tuttavia, il suo paesaggio unico e la sua ricca biodiversità continuano ad essere messe a repentaglio.
Proprio per questo, anche quest’anno la Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente che da ventisette anni combatte i soprusi commessi contro la qualità del mare e delle coste italiane, torna a fare sosta nell’isola ed apre con un doppio blitz la sua tappa elbana. Quest’oggi, sotto i riflettori c’è il cemento, quello da abbattere e quello da bloccare, azioni decisive per la tutela del paesaggio isolano: due momenti di attivismo ambientale, uno per dire addio al famigerato ecomostro di Procchio e un secondo per difendere la biodiversità e la fruibilità dei sentieri minacciate a Punta Penisola.
Lo sbarco a Procchio ha una valenza molto importante per Legambiente. Dopo anni di proteste e blitz, finalmente l’imbarcazione ambientalista può dire ADDIO all’ecomostro e brindare alla sua demolizione, annunciata per fine settembre da Regione Toscana e Comune di Marciana. I lavori sotto accusa, mai del tutto completati, iniziarono ignorando il chiaro rischio idrogeologico in una zona attraversata da diversi fossi, subito dopo l’alluvione del 2002, evento che già allora mandò l’intera area sott’acqua.
Così vennero tirati su 7.500 metri cubi di cemento grezzo, che tali sono sempre rimasti. Dopo l’ultima alluvione che ha colpito l’Elba nel novembre del 2011, provocando ingenti danni a Marina di Campo e allagando completamente la zona dell’ecomostro e la Piana di Procchio, finalmente le istituzioni si sono convinte dell’urgenza di abbattere definitivamente l’ecomostro e riqualificare l’intera area. Anche perché è lo stesso scheletro a essere causa dei frequenti allagamenti, avendo sconvolto un’area dal punto di vista idrogeologico assai fragile. “E’ un momento importante – dichiara Serena Carpentieri, responsabile di Goletta Verde – ma chiediamo fin da subito che questo abbattimento e le altre misure previste per mitigare l’altissimo rischio idrogeologico della zona, assolutamente ignorato nel via ai lavori di cementificazione, siano finalizzati a mettere in sicurezza Procchio a non a fare sconti ed offrire compensazioni a chi ha commesso questo gigantesco affronto al territorio.
Speriamo, quindi, – continua Carpentieri – di poter festeggiare in maniera serena questo momento, chiedendo che non sia concesso alcun vantaggio a chi ha costruito e che venga tenuto in conto del danno che questo cemento ha inferto al territorio e ai suoi cittadini”. Ma se il prossimo abbattimento dell’ecomostro di Procchio rappresenta un grande successo, in primo luogo per la tutela del territorio e per la sicurezza della popolazione, ciò non toglie che nell’isola d’Elba siano in agguato altri tentativi di speculazione e stravolgimenti del paesaggio. A questo proposito, nel rientro da Procchio a Portoferraio è stato d’obbligo per l’imbarcazione ambientalista fare una seconda sosta a Punta Penisola.
Il blitz non è casuale, Legambiente e Goletta Verde sono sempre in prima linea in difesa dell’integrità del suolo, della qualità ambientale e del libero accesso ai beni comuni, affermando a gran voce: “Giu le mani dalla costa! ” In questa zona dell’isola, di elevato pregio naturalistico, che fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano come zona “B” – Riserva generale orientata -, si sono realizzati e sono attualmente in corso lavori finalizzati a nuove privatizzazioni del territorio.
Questi interventi prevedono l’ampliamento dei sentieri esistenti, la probabile realizzazione di nuovi accessi, la loro trasformazione in ampie strade e l’accumulo di massi e terra, il tutto con l’evidente utilizzo di mezzi meccanici, mettendo così a repentaglio l’integrità del suolo, la vegetazione endemica e la libera fruizione di percorsi naturalistici storici con la chiusura di un cancello che impedisce l’accesso a un tratto di quello che è stato ribattezzato il Sentiero di Napoleone. “Questo è solo l’ennesimo episodio – dichiara Umberto Mazzantini, responsabile mare Legambiente Toscana – dei tentativi di chiudere i sentieri e accessi al mare all’Isola d’Elba, culminati con l’aggressione ai trekkers sul sentiero dei rosmarini a Marina di Campo.
Tornando a Punta Penisola, teoricamente, nelle aree del Parco, gli interventi e le azioni consentiti sono solo quelli manutentivi e di riqualificazione della funzionalità ecologica e di difesa del suolo. Sono invece esclusi – continua Mazzantini - gli interventi edilizi e quelli infrastrutturali. Tra la teoria e la pratica però, spesso, come in questo caso, intercorrono interessi personali. Da quel che sappiamo dopo le nostre segnalazioni e quelle di alcuni cittadini è intervenuto il Parco nazionale dell’arcipelago toscano che avrebbe constatato irregolarità e mancanza di nulla osta e sembra che del fatto sia stata interessata la magistratura”.