Riportiamo qui di seguito un comunicato diffuso due giorni fa da un nutrito gruppo di giuslavoristi italiani. Gli organi di informazione riportano oggi che il Governo Monti, per far digerire la pillola delle modifiche peggiorative a tutele esistenti per i lavoratori, prospetta l'esistenza di due interventi che andrebbero nell'opposta direzione: 1) l'estensione alle imprese sotto i 16 dipendenti dell'istituto della reintegra in ipotesi di licenziamento discriminatorio; 2) la previsione secondo cui i contratti a tempo determinato non potranno essere reiterati per più di 36 mesi, convertendosi, oltre tale limite temporale, in contratti a tempo indeterminato. Entrambe le affermazioni sono false in quanto tali disposizioni già esistono nel nostro ordinamento. La prima infatti, è contenuta nell'art.
3 della legge 108/90, che testualmente dispone: "Il licenziamento determinato da ragioni discriminatorie (...) è nullo indipendentemente dalla motivazione addotta e comporta, quale che si il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro , le conseguenze previste dall'art. 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300". La seconda è disciplinata dall'art. 5 comma 4 bis del Dlgs. 368/01, il quale recita: "Qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto ed un altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato". A prescindere dalle valutazioni che ciascuno vorrà dare dei nuovi provvedimenti che il Governo Monti si accinge ad adottare, è veramente sconcertante il livello di disinformazione (se c'è buona fede) o di spregiudicatezza (se c'è mala fede) di chi rappresenta le istituzioni, e di gravità inaudita che a milioni di cittadini vengano fatte apparire come concessioni alle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori quelle che sono tutele già acquisite da anni dalla legge. Bologna, 21 marzo 2012 Primi firmatari: Umberto Romagnoli, Luigi Mariucci, Piergiovanni Alleva, Giovanni Orlandini e Sergio Matone. Seguono tanti altri nomi di esperti del diritto, per la maggior parte di Bologna (21) ma anche di altre città italiane (Torino, Firenze, Milano, Roma).