In mostra trentadue opere prodotte tra il 1948 e il 1988, chine, acrilici, composizioni a pastello e carboncino che illustrano le numerose tecniche espressive adottate dal maestro dell’astrattismo nel corso della lunga produzione artistica. Hans Hartung, di origine tedesca, ma naturalizzato francese, uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo informale, è presente, con una bella personale, nello spazio della Galleria Frediano Farsetti a Firenze, Lungarno Guicciardini 21-23 r, dal 16 marzo al 28 aprile 2012, con il patrocinio della Fondazione Hans Hartung e Anna-Eva Bergman di Antibes, Francia.
La mostra intende sottolineare quanto, in questo momento, sia grande l’attenzione per l’informale degli anni ’60, la ricerca sul gesto e sul segno che ha rappresentato e determinato maggiormente questo periodo storico. L’esposizione delle opere di Hans Hartung, provenienti prevalentemente da collezioni private, inizia con una composizione a carboncino del 1947, per poi continuare con lavori degli anni Sessanta, il periodo considerato della sua maturità artistica, con graffiti e scalfiture, realizzati sullo sfondo di chine, acrilici, spray, e l’utilizzo di strumenti vari che non sono quelli tradizionali del pittore, ma vanno dalle scope, ai pettini, agli attrezzi da giardino e le spatole per la scultura.
Nella sua casa-studio ad Antibes, dove ha lavorato e ha vissuto fino alla sua morte, nel 1989, l’artista realizzò la maggior parte delle sue più splendide opere, con una impressionante coerenza stilistica. L’artista, fu, fin da bambino, fu attratto dall’astronomia, dai segni lasciati nel cielo, dai corpi celesti, ma nel corso della sua vita fu anche un grande studioso di musica, di filosofia e di matematica, approfondendo in modo particolare la teoria sulla sezione aurea. Amava fare foto, soprattutto di paesaggi che poi sviluppa in un linguaggio molto complesso, anche nelle sue creazioni, traducendo le sue emozioni in segni (era anche un ottimo incisore). “L’arte astratta, spiega Hartung, mi sembra essere il momento più puro nella vicenda dell’arte moderna.
Con essa, dopo un lungo rilassamento sul piano formale, si ha una tendenza purificatrice che era già cominciata con Cézanne ed era proseguita, in Francia, con il cubismo analitico. La macchia ridiventa una macchia, il tratto un tratto, la superficie ridiventa superficie. Più che mai le opere vivono autonome, libere dalla sottomissione alla mimesi". Cecilia Chiavistelli Hans Hartung, opere scelte 1947 – 1988 Dal 16 marzo al 28 aprile Orario: 10-13.00, 14.30-19.30 Ingresso gratuito Galleria Frediano Farsetti Lungarno Guicciardini, 21/23 rosso - 50125 Firenze Tel.
+39 055 210107 www.galleriafredianofarsetti.it