di Massimo Capitani Non manca molto al 23 marzo, data dell’incontro fra Leonard Bundu e Gianluca Branco. Così Nove da Firenze ha fatto visita a Leonard in una normale seduta di allenamento. Lui, dopo una sessione di guanti con il superwelter aretino Fiordiglio e qualche ripresa di boxe a vuoto, non ha avuto problemi a rispondere alle nostre domande, mentre si dissetava con una bottiglietta di acqua naturale: Alla viglia del secondo match con Petrucci hai dichiarato che la cintura europea era il top per te, averla conquistata può averti appagato a tal punto da toglierti un po’ di fame in vista della sua difesa? La cintura di campione europeo era l’obbiettivo a cui puntavo quando sono passato professionista, ed è senz’altro un bell’obbiettivo.
L’ho appena conquistata e devo subito difenderla, ora che ci sono vorrei rimanerci ancora un po’ e poi si vedrà. Come procede la preparazione? La preparazione procede bene, l’unico problema è che durante le feste sono passato da cene e pranzi, insomma ogni occasione era buona per far festa ed ho messo su un po’ di ciccia che ho dovuto smaltire, ma è normale, normale amministrazione. Al di là di tabelle, dei personal trainer riesci a capire quando sei veramente pronto? Uhm, sì e no, non sono mai del tutto sicuro, mi affido al Bonci (Boncinelli), il Maestro che mi segue, per ora è abbastanza contento quindi sono soddisfatto; comunque mi sento bene, da 1 a 10, sono su gli 8 - 9 in costante miglioramento. Sappiamo che non rinuncerai al tuo pugilato aggressivo ed istintivo, che tipo di pugile è Branco, e che match ti aspetti? Lui è un uomo di grande esperienza, intelligente e furbo, ha fatto una grande carriera disputando match europei e mondiali con grandi pugili ed userà tutta la sua esperienza per fare il suo match.
Da parte mia farò la mia boxe senza pianificare più di tanto, cercando di fare quello che mi viene sul momento, chiaramente ci sarà da stare attenti con un vecchio lupo come lui. Mi aspetto un match basato sul ragionamento, ma anche combattuto. Quest’anno, la leggenda mondiale della boxe e dello sport in genere, Muhammad Ali ha compiuto 70 anni, nel tuo libro c’è una foto che ti ritrae con lui alle olimpiadi di Sydney, puoi dirci le tue sensazioni a stare accanto ad una personalità così carismatica? È stata una cosa incredibile, Muhammad Ali, al di là dello sport, è un figura simbolo e quasi tutti siamo cresciuti con lui come punto di riferimento.
A Sidney era venuto ad incontrare noi atleti al tavolo, quando l’ho visto mi sono fiondato su di lui ed abbracciandolo ho detto presto fatemi una foto, fatemi una foto. Un’emozione incredibile, attorno a lui c’è un’aura speciale, che sentiresti anche se non lo conoscessi. Per rilanciare il professionismo ed il movimento della boxe in generale si è puntato molto sulle world series of boxing, pensi che sia un valido trampolino di lancio per il professionismo o solo un ibrido, fine a se stesso? L’ho provato a vedere due volte, ma sinceramente non mi è piaciuto tanto.
Ora non lo guardo anche quando so’ che lo trasmettono, seguo sempre con interesse gli appuntamenti internazionali di pugilato dilettantistico, che è stato il mio primo amore; così come gli incontri professionistici. Ma vedere questo miscuglio, questi dilettanti che fanno la boxe professionistica, si vede che qualcosa non quadra. Può essere valida l’idea per avvicinare i pugili al mondo del professionismo, ma il risultato non mi piace. La crisi mondiale di certo non risparmia la boxe e, a fronte di borse milionarie c’è anche chi guadagna compensi modesti, a che livello deve essere un pugile professionista per vivere di boxe? Il guadagno non è nulla se paragonato ad altri sport, o a quello che si prendeva solo nel pugilato alla fine degli anni ’80, per incontri per il titolo nazionale o europei, con borse che arrivavano a 200 milioni di lire.
A livello europeo in Italia il record, stabilito dall’asta pubblica, è stato il primo incontro con Petrucci 102 mila euro lordi, da dividere in 2 con il 30% al manager ed il resto, da tassare, è tuo. Negli ultimi anni la carriera dei pugili è allungata, anche il match fra te e Branco ne è un esempio, quali fattori pensi abbiano favorito questa tendenza? Sì, a livello italiano ed internazionale siamo tutti vecchietti, sicuramente la vita media della persone in genere si è allungata, anche per i pugili la scienza ha fatto progressi, così come le tecniche di allenamento e la cura del corpo, prima ti sfiancavano con gli allenamenti ed anche le regole non tutelavano la salute degli atleti, era un massacro ed era logico che i pugili non durassero a lungo. Hai combattuto molti dei tuoi ultimi match in grandi impianti, anche se non sempre con il sostegno a tuo favore, vedi Roma, ma comunque in atmosfere cariche di calore e pubblico.
Come vedi la prossima sfida in campo neutro a Brescia? Sotto un certo punto di vista è positivo, combattere in casa ti dà una carica bellissima, ma ti espone anche al rischio di fare una figuraccia a casa tua. Quando sei fuori, hai sì il pubblico avverso, ma puoi anche pensare di non aver nulla da perdere. Brescia rimane un campo neutro anche se il mio manager è di Brescia ed il manager di Branco di Milano, quindi sempre in zona. Brescia è un luogo ideale dove tutti e due potremmo tirare fuori il meglio di noi stessi. L’intervista è finita, così come la bottiglietta d’acqua, Leonard si alza dagli scalini di una rampa del PalaMandela e va a casa.
Se ora toccasse a noi rispondere ad una domanda, e questa fosse: - Come abbiamo visto Leonard? Risponderemmo: “Come sempre”. La foto è di Corrado Sacchi