"Il confronto sulla nuova legge elettorale è avviato ed è di per sé una buona cosa. Sul tema, infatti, una certezza esiste: non si può tornare alle urne, il prossimo anno o quando sarà, con l’attuale sistema, il cosiddetto “porcellum”. Ben venga il dibattito, il tentativo di intesa fra centrodestra, centrosinistra e terzo polo, se si parte da un assunto: che il potere di decidere chi eleggere in Parlamento torni ai cittadini. Le liste bloccate, decise da gruppi ristretti ai vertici dei partiti, sommate ad un iniquo premio di maggioranza sono una ingiustizia palese" così Oreste Giurlani Presidente UNCEM Toscana. "Certo, adesso si tratta di vedere come porre mano alla legge Calderoli.
I sistemi in ballo sono tanti e fra loro anche molto diversi: una mediazione è possibile, basta che non sia un pessimo incrocio fra opzioni opposte. O che si passi da una legge anche parzialmente proporzionale con la reintroduzione del sistema delle preferenze o attraverso un sistema maggioritario con il collegio uninominale, l’importante è che il cittadino possa decidere a chi dare il proprio consenso direttamente. E a chi, anche all’interno del mio partito, fa rilevare che la reintroduzione delle preferenze rischia di alzare di troppo i costi della politica, dico che la democrazia ha dei costi, che certo vanno contenuti al massimo, ma che esistono.
Podestà e i dittatori costano meno, ma sono un’altra cosa. Allo stesso tempo è importante che chi viene eletto sia espressione del territorio, abbia un legame stretto con il collegio o la circoscrizione dove è votato. Da sindaco e da presidente Uncem so bene quanto sia decisivo il legame fra realtà territoriale e rappresentanti e so quanto i territori più lontani e disagiati ne abbiano ancor più bisogno. In conclusione, scelta degli elettori agli elettori, che dovrebbe passare anche da una precedente selezione con un diffuso e regolamentato sistema di primarie (in questo non dovrebbe essere solo il centrosinistra a preoccuparsene), e forte legame con il territorio.
Fermo restando, poi, che una riforma del sistema elettorale non può essere considerata isolatamente ma va inserita in un più ampio contesto di riforma istituzionale, dalla riduzione del numero dei parlamentari al codice delle autonomie locali. Una ridefinizione globale sulla quale, mi rendo conto, sarà ancor più difficile trovare le necessarie convergenze fra le forze politiche. Ma è una scommessa da tentare: ne va della credibilità di un’intera classe politica".