Questa mattina il sindaco di Firenze Matteo Renzi se l'è presa con la burocrazia e dalle pagine di Facebook ha lanciato un dardo virtuale in direzione di Roma: "Scene di ordinaria burocrazia. Dopo anni di fermo abbiamo rimesso a posto le scale mobili della stazione: mi arrabbio quando le scale mobili del pubblico sono ferme e quelle del privato funzionano. I lavori sono terminati a dicembre 2011. Dopo due mesi ieri sono venuti a fare il collaudo. Ma ancora non le aprono perché aspettano un timbro da Roma.
Un timbro! Cari tecnici e funzionari romani, perché non iniziamo a liberalizzare la burocrazia? Le scale mobili della stazione sono una piccola cosa, lo so. Ma anche dalle piccole cose si vede la qualità di un'amministrazione" C'era una volta la parabola della pagliuzza e della trave, scriverebbero i colti esegeti, noi ci limitiamo ad invitare il lettore alla lettura di un articolo di Nove da Firenze nel quale si racconta un'altra storia di burocrazia, tutta fiorentina, nella quale il sindaco è oggetto di un messaggio preciso da parte di chi si pone le sue stesse perplessità, da parte di una imprenditrice che voleva investire su Firenze e da parte di un quartiere che fa fatica a comprendere uno status che tanto si avvicina a quello della famigerata palude burocratica che disturba il quieto vivere di chi vorrebbe procedere spedito verso la soluzione dei problemi.
Un messaggio che il nostro quotidiano ha raccolto e rilanciato in attesa di una risposta. "Anche dalle piccole cose si vede la qualità di un'amministrazione" scrive il primo cittadino di Firenze.