La terza età è un momento della vita in continua ridefinizione, a partire dal nome che le si dà. Le parole utilizzate per indicare un momento della vita sono specchio di come questo venga percepito culturalmente da una società: l’aggettivo “terza” si riferisce ad un’età che viene dopo la giovinezza e dopo l’età adulta, dunque l’espressione propone una visione novecentesca, o meglio tipica della società italiana del dopoguerra, della scansione dei percorsi di vita. La giovinezza in quest’ottica era il periodo di formazione, del completamento degli studi o dell’apprendistato lavorativo, e della preparazione al matrimonio, mentre l’età adulta conteneva gli anni dell’attività lavorativa, della procreazione e dell’accudimento dei figli.
La terza età era infine un periodo che aveva inizio con l’uscita dei figli da casa o col pensionamento o ancora con la vedovanza, e andava dedicato ai nipoti e ai passatempi, senza che sostanzialmente nulla di nuovo, o di intensamente bello, potesse accadere. Il concetto di terza età negli ultimi anni è diventato più fluido, perché si vive più a lungo e restando più in salute e inoltre le tappe della vita non sono più scandite in modo così netto. La giovinezza diventa più lunga e più diversificata al proprio interno, l’età adulta non inizia più necessariamente con il matrimonio, e porta con sé molti elementi della vita precedente. Un’età adulta dall’origine sfumata porta con sé una nuova visione della terza età, che si stacca meno nettamente dall’età adulta e diventa più che altro un proseguimento di questa. L’ingresso nella terza età si fa quindi meno nitido, perché anche in questo caso vengono a mancare i riti di passaggio tradizionali: l’uscita dal mondo del lavoro, se questo non è più caratterizzante dell’esistenza, diventa meno significativa, i figli vanno via da casa in un modo che appare più provvisorio, il proprio matrimonio può essere stato interrotto in precedenza da una separazione e magari seguito dall’ingresso di un nuovo compagno di vita. La terza età può essere allora ridefinita come età libera, perché ad un certo punto della vita ci si ritrova sgravati dagli impegni lavorativi o familiari più pesanti e in più con l’esperienza necessaria per trovarsi a proprio agio con sé stessi, maturi e completi, in grado di affrontare la vita con più forza e serenità. La libertà di questa età però può essere messa a repentaglio da un pensionamento che tarda ad arrivare o da familiari troppo pressanti, che richiedono continuamente cura e assistenze, come l’accudimento a tempo pieno dei nipotini, la preparazione dei pasti o il disbrigo di commissioni e faccende domestiche.
Uno dei modi per risolvere questo problema è rappresentato dalle residenze per anziani, che a propria volta hanno ridefinito il proprio ruolo e così il proprio nome. Questo tipo di strutture non sono infatti più ospizi, ma più che altro residence, dove l’anziano può trascorrere qualche settimana o molti anni in libertà, sgravato dal lavoro domestico, con l’assistenza infermieristica necessaria e in compagna dei propri coetanei, coi quali condividere esperienze e visione della vita.